La tragedia è “senza fine”, come si legge dalle parole dell’UNRWA. Dopo gli attacchi di ieri, quasi due milioni di palestinesi sono sfollati e vagano per i territori della Mezzaluna senza una direzione. Inutili sono gli appelli delle organizzazioni internazionali e dell’ONU stesso. Infatti, mentre si procede con l’invasione israeliana a Rafah, l’Egitto mira a fortificare i confini e a chiudere il valico della città nel sud della Striscia di Gaza.
L’invasione israeliana a Rafah via terra e per una vittoria senza condizioni
Venerdì 9 è stata un’altra giornata infernale per la popolazione palestinese: l’esercito israeliano ha infatti bombardato la città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, che ad oggi è una delle città ospitante profughi palestinesi – circa un milione. Rafah è una città in cui vivono ad oggi circa 1,4 milioni di palestinesi, in cerca di rifugio per essere evacuati. L’invasione israeliana a Rafah è il progetto a breve termine di Netanyahu perché è l’unica grande città palestinese rimasta. Inoltre, Rafah non è mai stata attaccata prima d’ora dall’IDF via terra.
Benjamin Netanyahu vuole infatti far evacuare tutti gli sfollati palestinesi, ma senza una vera e propria destinazione, per invadere e bombardare Rafah e i battaglioni di Hamas che ivi – sempre secondo il primo ministro – si nascondono. L’invasione israeliana a Rafah vuole quindi smantellare tutte le basi e i tunnel sotterranei usati dalla resistenza armata palestinese. Ma ormai l’intero mondo sa che non è proprio questo il progetto, e che Israele bombarderà milioni di civili, come del resto sta facendo dal 7 ottobre.
La volontà di portare avanti il progetto di invasione israeliana a Rafah segue alle tante tappe che l’IDF ha compiuto contro il popolo e la resistenza palestinese. Benjamin Netanyahu, primo ministro dello Stato ebraico, ha infatti già colpito e bombardato le città di Khan Yunis e Gaza. Ora il suo obiettivo, con l’invasione israeliana a Rafah, è quello di colpire e mutilare la città al confine con l’Egitto, usata dai palestinesi per attraversare il valico alla frontiera.
Il piano di evacuazione generale per l’invasione israeliana a Rafah
A seguito della proclamazione del piano di invasione israeliana a Rafah, anche i rapporti diplomatici tra USA e Israele si sono incrinati: Joe Biden infatti ha dichiarato che l’azione militare israeliana fosse troppo “esagerata”. Intanto però, seguendo l’ormai storico copione ossimorico, la stessa potenza statunitense si è trovata a bombardare il Mar Rosso, prendendo di mira gli Houthi dello Yemen.
Gli USA hanno infatti sostenuto che la risposta israeliana agli attacchi del 7 ottobre sia “eccessiva”: la notifica è arrivata sopratutto dopo i dati elevati dei bambini morti che ha rilasciato la Mezzaluna Rossa palestinese e l’allarme delle Nazioni Unite. Oltre a Joe Biden, anche il portavoce del consiglio di sicurezza John Kirby, ha sostenuto che attuare l’invasione israeliana a Rafah, ad ora, sarebbe un disastro troppo ingente da poter essere approvato dall’ONU e dagli USA.
La reazione del Cairo
L’Egitto, d’altro canto, sebbene stia cercando di risolvere la situazione con relazioni diplomatiche, tenta sempre di più di chiudere le frontiere, non considerando il valico di Rafah come un’opzione. La situazione è talmente disperata che gli stessi palestinesi sperano in una situazione così drammatica da far aprire il confine al sud di Rafah, e trovare finalmente un rifugio alla morte.
La minaccia di invasione israeliana a Rafah ha fatto sì che l’Egitto tema un’ingente somma di profughi palestinesi, tale da non poter essere gestiti, ma anche un coinvolgimento nelle tensioni con Israele. Il procedimento preso dal Cairo è quello di militarizzare le zone di confine con la Palestina, rinforzando anche le misure di sicurezza sulla frontiera.
Preoccupato per l’invasione israeliana a Rafah, l’Egitto ha deciso di aprire un nuovo dialogo con il Qatar e Hamas, per favorire una risoluzione pacifica della guerra con scambio di ostaggi e accordi politici. Ma Israele ha un progetto diverso, quello della “nessuna resa” fino alla vittoria. Mentre dal convegno al Cairo si evince che l’unica soluzione sia quella di avere una tregua dal 7 ottobre per creare uno Stato palestinese, sembra che Israele voglia andare avanti fino alla distruzione di ogni forma di civiltà e resistenza palestinese.
L’allarme delle Nazioni Unite
Secondo i dati dell’Unicef, a Rafah ci sono almeno 600mila bambino sfollati, senza acqua né cibo. L’invasione israeliana a Rafah aumenterà le cifre di morti palestinesi dal 7 ottobre, che supereranno sicuramente le 30mila vittime. Ma oltre a Rafah ci sono tante altre città e villaggi presi di mira, e ora al centro di bombardamenti e distruzioni: Gaza è un cumulo di macerie, a Jenin – in Cisgiordania – si è dichiarata la crisi umanitaria ed economica. Ogni singola infrastruttura è occupata o distrutta dall’IDF. Ad oggi, le vittime palestinesi sono circa 26mila, mentre i feriti si avvicinano ai 70mila. Gli sfollati palestinesi raggiungono ormai i 2 milioni mentre le case e le infrastrutture distrutte superano le 65.000 unità.
Le Nazioni Unite hanno lanciato dei messaggi allarmanti negli ultimi giorni. In particolare l’UNRWA – l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi – ha dichiaro che non c’è altro posto in cui i rifugiato palestinesi possono andare, e sta cercando, anche attraverso le flebili parole di Biden, di far desistere Netanyahu all’invasione israeliana a Rafah.
Una catastrofe umanitaria con la complicità del mondo
Tanti sono i tentativi di pace che le potenze mondiali, sia orientali che occidentali, stanno cercando di portare avanti in queste ultime ore. Ma la volontà di portare avanti l’invasione israeliana a Rafah è il chiaro segnale che ogni resa proposta dai vari interlocutori è stata rigettata. Netanyahu, nei suoi ultimi discorsi alla nazione e all’intero mondo, sostiene che la vittoria è ormai alle porte e che l’invasione israeliana a Rafah è uno dei modi per porre fine alla guerra e ottenere la vittoria dello Stato ebraico. Ogni forma di discussione sul cessate il fuoco è stata respinta, proprio perché il suo unico obiettivo è quello di far collassare il sistema militare di Hamas e della resistenza palestinese
L’invasione israeliana di Rafah è una tattica strategica per isolare definitivamente l’intera Palestina e prendere il controllo di tutte le città più importanti dei territori occupati. La distruzione di Hamas è solo l’obiettivo di facciata: l’invasione israeliana a Rafah ci dimostra come dietro a tutto ciò si nasconde la volontà di attuare una pulizia etnica nei confronti dell’intero popolo palestinese.
È inconcepibile quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza ! È assurdo che un popolo scampato all’olocausto nazista non abbia remore nel perpetrare un disegno analogo, se non nelle dimensioni … certamente nei principi, se così possono definirsi.
Il mondo intero è sconcertato difronte alle pressioni che da ogni parte vengono 8nutilmente operate su Israele perché si arrivi alla fine di questo genocidio con la creazione di uno Stato Palestibese.
La storia non ha insegnato niente… e questo deve preoccuparci. Un nuovo olocausto è in atto da parte proprio del popolo che ne fu tragicamente vittima, quelli d’Israele!
Sembrano vani, purtroppo, gli sforzi delle potenze e delle organizzazioni mondiali affinché il popolo palestinese possa finalmente avere un proprio stato, una propria terra …. unica soluzione a questa strage devastante di uomini, donne e bambini !