Invasione di migranti? No. Spunti e storie di accoglienza

Patto sulla migrazione e l'asilo migranti

Migranti, il capitone e i taxi del mare

Sono anni che i migranti sono al centro dei dibattiti in politica. Si è spesso parlato addirittura di un’emergenza migranti, fantomatica tra l’altro. Già, perché non c’è nessuna invasione dal continente nero. Sono solo balle, paraponzi ponzi po. All’improvviso tutti si ricordano dei “taxi del mare” e delle rotte in Mar Nostrum. Meh insomma, le tempistiche non sono casuali se pensiamo alla campagna elettorale. Ancor di più guardando al breve intercorso fino alle urne. Tradotto, famolo strano.

Promesse di alberi che manco a Natale e madonnine in tivvù degne di Brosio. A proposito di allarme sbarchi, sentite un po’ questa. C’è un personaggio di “One Piece”, chi lo conosce avrà già capito, che urla ai pirati ogni giorno dell’anno. Ma strilla proprio eh, ogni giorno attacca ‘sta pippa dei pirati in arrivo dal mare. Giustamente, dopo tanti anni, nessuno in paese crede più alle isterie di questo bugiardo, e gli chiudono in faccia porte e finestre. La disgrazia di noialtri è udire tali strilli nel salotto casalingo, perché pare brutto defenestrare i teleschermi.

Gli onorevoli fanno i bardi canterini di storielle poco allegre, raccontando la paura e la miseria di coloro naufragati. Ma l’arrivo provvidenziale di questi poveracci non risparmia ai loro sguardi le occhiate di italici sospetti. Tuttavia, la storia nostra è lungi dall’essere gloriosa per i bulli dei migranti. Capitoni, cretini, canterini e mascalzoni che evaporano al cospetto dell’umana bontà. Per le nostre lettrici ed i nostri lettori, ecco storie tricolori che non ripudiano i migranti.

Migranti e barbari: bugie millenarie

Parlando di migranti e guardando alla storia viene alla mente il tema dei barbari. Le invasioni barbariche sono spesso elencate tra le cause della fine dell’Impero Romano. Eppure, ciò non è esatto, perché i cosiddetti popoli barbari arrivarono a Roma ben prima del lento declino. Alt! Il sottoscritto non intende sembrare uno che narra di antiche questioni. Mi fermerò col dire quel che concerne, e in parte ricorda, il discorso migranti. Dicevamo, a Roma i barbari non erano brutti e cattivi, questo è ciò che le fonti ci dicono.

L’importante era che questi signori, mori o cornuti che fossero, dicessero ‘grazie’ a mamma Roma. Bisogna pur darla una mano, no? C’erano infatti accordi militari che vincolavano i barbari all’Impero. Fermo restando comunque gli inevitabili problemi d’integrazione. Tuttavia, secoli di convivenza sono a torto sostituiti dalle prepotenti invasioni barbariche. I concetti di cui sopra si rifanno a un podcast di Alessandro Barbero in merito all’immigrazione nell’Impero Romano. Vi invito caldamente ad ascoltarlo, lo trovate a questo link.

Questo per dire che da che è mondo è mondo i popoli migrano. Il caso dei barbari è stato citato perché radicato nel senso comune come quel che accade quando arriva lo straniero. Tuttavia, come scritto sopra, è sbagliato credere che delle migrazioni possano, da sole, provocare la fine di grandi sistemi. Semmai è un chiaro segnale di xenofobia, perfino applicata alla storia passata.

Quando i migranti erano italiani

Quando i migranti eravamo noi. Per molto a lungo s’è parlato di questo parallelismo, magari anche meglio che in questa sede. Epperò non è mai cosa errata attingere ai ricordi degli anni passati. Specie in un mondo come quello di oggi, dove il diurno sembra scandire ere ancestrali. Non divaghiamo e torniamo a noi. Ci son stati anni in cui molti italiani viaggiavano in mare. Tempi in cui la ricchezza e il progresso erano altrove, lontani dal nuovo Paese che portava con sé questioni di borbonica e vaticana memoria. Quindi molti sceglievano di andare verso nuove terre, alla ricerca della classe media.

Ancora oggi molte famiglie hanno parenti al di là dello stivale, e questo è il segno di vecchie partenze. Era dura, per la gente di allora, fare valigie e andare via. Chi sceglieva di andare in America doveva compiere prima un lungo viaggio sull’oceano e poi entrare in società. E l’Italia, da Paese povero qual era, non partiva certo avvantaggiata con l’inglese nelle scuole. Insomma, una bella mazzata per i nostri avi. Magari aggiungiamo anche quelli che con il fagotto sulle spalle vanno da sud verso nord, fenomeno italiano dal giorno uno. Ma forse ho parlato fin troppo, lascio che sia questa canzone a parlare al mio posto:




Siamo meglio di così

Tiriamo fuori dal cilindro un peso da novanta degli argomenti che dividono. Ovvero, Indro Montanelli. Il noto giornalista ne vide di tutti i colori nel corso della sua carriera. Ad esempio quando faceva l’inviato di guerra durante le rivolte in Ungheria. Oppure quando prim’ancora era stato soldato fascista nella guerra in Etiopia. Sono tutte esperienze che buttano l’uomo nel mondo più grande, con tutti i suoi pregi e difetti. Inevitabile quindi farsi domande su certi valori, specie in un secolo come quello trascorso. Queste parole che ora riporto sono estratte da una lettera di Montanelli pubblicata sul “Die Zeit” tedesco del 2 aprile 1965.

Gl’italiani hanno gravi difetti: scarso sentimento di una comunità nazionale, nessun civismo, una totale mancanza di solidarietà cui malamente suppliscono con le complicità. Però possiedono anche le qualità di questi difetti: l’umanità e la tolleranza. Il loro sostanziale scetticismo, la loro allergia ai cosiddetti “impegni ideologici” li preservano dal fanatismo.

Stando a questo pensiero, gli italiani sarebbero di natura gentile verso l’esterno. Adesso riporterò un aneddoto che mi è stato raccontato poco tempo fa. Una persona di mia conoscenza è andata a Parigi per qualche giorno d’estate. Noi italiani abbiamo spesso la sensazione che tutto vada alla grande giusto al di fuori dei nostri confini. Così facendo, le gite in Europa appaiono come un viaggio verso il moderno.

Non fa eccezione la romantica Parigi. Mentre ascoltavo delle boulevard e della torre Eiffel non dubitavo di così tanto fascino. Ma ciò che più mi ha colpito è stato ben altro: l’amore degli stranieri verso l’Italia. A quanto pare alcuni vucumprà hanno a cuore gli italiani, e capita spesso che diano loro gratis quel che vendono per strada. Nello specifico, alla persona di mia conoscenza sono stati regalati braccialetti e portachiavi. Come un omaggio a chissà quali meriti che l’Italia porta con sé. Che siano gli stessi pregi di cui parlava Montanelli? Chissà.

Popolo che vieni, popolo che vai

Gli spunti e le storie che ho scritto qui sopra convergono tutti nello stesso punto. L’Impero Romano, spesso associato – a sproposito- all’antica grandezza italiana, era aperto ai popoli barbari, purché da questi arrivasse ricavo per tutto il sistema. E poi anni e anni, secoli e secoli, di popoli che sono passati sulle terre italiane. Per non parlare dei grandi viaggiatori come Marco Polo e Cristoforo Colombo, e Human Safari a seguire. E poi quanti italiani sono partiti da casa con la sola speranza e poche valigie, costretti da una nebbiosa visione del futuro di se stessi e dei propri cari.

Forse è anche per questa memoria storica se in Italia c’è tanto attivismo sui migranti che solcano i mari affidandosi al Fato. Ebbene, qualcuno vorrebbe ridurre l’Italia a zimbello d’Europa per tutta la gente che attracca nei porti. Motivo di questo giudizio sarebbe il senso di patria, ma al giorno d’oggi è difficile dire cosa essa sia. Se l’Italia è il Paese delle tante culture passate, e che accoglie persone venute dal mare, allora sì, voglio essere patriottico. Se invece voialtri con Italia indicate gli inciuci con la Libia, e la patria dei cialtroni che vanno a Lampedusa per fare propaganda,  allora sarò felice di fare vilipendio.

Matteo Petrillo

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