Conosciamo tutti l’importanza di un leader che possa guidare il gruppo verso gli obiettivi che il gruppo si propone. È vero tanto a livello aziendale, quanto in generale, per scopi di qualsiasi natura. Un buon leader permette di ottimizzare le qualità dei singoli, sviluppando una sinergia nel gruppo che consente di arrivare là dove il singolo non può riuscire. Tendenzialmente, pensiamo che un buon leader sia una persona carismatica, piena di vita, estroversa, che emerge spontaneamente all’interno di un gruppo di lavoro…ma è sempre così? Alcuni ricercatori della University of Queensland mettono in dubbio questa diffusa opinione.
Per raggiungere un buon risultato, è necessaria la collaborazione di tutti.I leader emergenti
I leader emergenti sono quegli individui che tendono ad assumere la leadership di un gruppo in cui un leader formale/ufficiale non c’è. È facile riconoscere questo tipo di persone, perché il loro comportamento fa sì che agli altri appaiano come leader, in quanto motivano, supportano e danno indicazioni su come svolgere i propri compiti, facilitando di fatto il raggiungimento degli obiettivi del team in cui si trovano. Non sorprende se dunque le aziende cercano con insistenza queste figure. Come fare a individuarli? La ricerca psicologica indica come questi individui siano generalmente persone molto estroverse.
“Prevedo che farò una brutta figura…”
Perché gli introversi non riescono invece a comportarsi allo stesso modo? In realtà, anche le persone introverse possono mettere in atto comportamenti tipici delle persone estroverse, anche divertendosi nel farlo. Il problema è che spesso non si comportano in questo modo perché, quando si trovano in contesti di gruppo, credono che comportarsi in modo estroverso possa portare a conseguenze spiacevoli, sottovalutando quanto potrebbero sentirsi bene nel comportarsi in modo estroverso.
Forecast affect
Questa previsione distorta viene chiamate dagli autori forecast affect, traducibile come “sensazione dovuta alla previsione”. Nello specifico, gli introversi sottovalutano il forecast positive affect, cioè quanto potrebbero sentirsi bene mettendo in atto comportamenti tipicamente estroversi, ma soprattutto sovrastimano il forecast negative affect, cioè le conseguenze negative ipotizzate derivanti dal mettere in atto comportamenti estroversi.
Potenziale sprecato
Concentriamo sugli estroversi, allora, no? Sbagliato. Non sempre lo stile di leadership tipico delle persone estroverse è adatto a tutte le situazioni. Ci sono casi – come quello dei team proattivi (cioè in cui c’è una certa autonomia nello svolgere i compiti senza che qualcuno dica cosa fare) o dei team in cui si è insoddisfatti dell’attuale leader – in cui la persona più adatta a svolgere il ruolo di leader è una persona introversa – che dunque dovrebbe poter emergere come leader. Ci sono anche casi in cui una leadership direttiva (tipica degli estroversi) può addirittura essere dannosa, danneggiando la comunicazione e la performance del gruppo.
Una realtà complessa
Come spesso accade, la realtà presenta sfumature difficili da cogliere, a volte controintuitive, ma non per questo meno importanti. I risultati di questa ricerca, sebbene debbano essere corroborati da tanti altri studi prima di tirare delle conclusioni definitive, suggeriscono che bisogna fare attenzione anche alle persone che tendiamo a non notare, come nel caso degli introversi. Quindi uno sguardo globale, che abbracci tutti, è sicuramente raccomandabile. I recruiter o esperti di risorse umane che stanno leggendo questo articolo sono d’accordo? Qual è la vostra esperienza? E per tutti gli altri: siete leader naturali o preferite stare nelle retrovie? Avete mai guidato o avreste voluto guidare un gruppo? Fatecelo sapere con un commento.
Davide Camarda
guidare un gruppo e’ una gran rottura di scatole, ma si fa meglio se sei introverso altrimenti oltre a guidare il gruppo fai anche il lavoro del gruppo
il leader e’ tale perche’ in quel periodo temporale gli altri gli consentono di esserlo
il resto come si dice in gerco sono bullshits