UK: assieme alla Brexit ha vinto anche l’intolleranza e la discriminazione, sempre più frequenti risultano essere gli atteggiamenti razzisti da parte degli inglesi vero le minoranze che ormai da anni vivono in simbiosi con loro.
Nonostante qualcuno abbia affermato che non è l’immigrazione la principale causa che ha spinto la Gran Bretagna verso la Brexit, è evidente quanto questo argomento abbia avuto un ruolo decisivo, anche negli stessi slogan a sostegno del “leave” che hanno contribuito ad incentivare l’intolleranza vero gli immigrati.
A pochi giorni dal referendum un clima sempre più intollerante si percepisce per le strade inglesi, gli episodi di razzismo che si riscontrano nelle città hanno subito un incremento significativo e preoccupante.
Il fatto è stato denunciato anche dall’Organizzazione non governativa Human Rights Watch:
“Individuals from minority ethnic and religious groups and people of other EU nationalities have reported being victims of verbal and physical abuse, and a Polish community center was daubed with threatening xenophobic graffiti“.
Tra le principali vittime delle discriminazioni ci sono i polacchi: sui muri dell’ufficio culturale polacco ad Hammersmith grandi scritte e graffiti li insultano definendoli “parassiti“.
La comunità polacca è stata presa di mira anche nella cittadina inglese di Huntingdon (nel Cambridgeshire) dove, vicino ad una scuola, sono stati appesi e distribuiti volantini con la scritta: “Leave the EU – no more Polish vermin“.
Sono moltissimi e giovani che da tutta l’Europa, nonché da ogni angolo del mondo, sono giunti in Gran Bretagna con la speranza di un futuro migliore. Ora tutto quello che è stato costruito negli ultimi anni rischia di essere distrutto o comunque compromesso.
Questa chiusura patriottica intrisa da una certa dose di intolleranza e di discriminazione da parte di un Paese con un passato da “invasore” è alquanto paradossale: nei secoli scorsi la Gran Bretagna ha esteso il suo dominio su ogni continente e ha oppresso intere popolazioni.
Un passato condiviso con molte altre Nazioni che in Europa, oggi, vogliono difendere i propri territori dagli “invasori” ma che in un passato non così lontano non hanno esitato nel calpestare e sfruttare la terra altrui, schiavizzando e sottomettendo intere popolazioni.
Questa sindrome della “memoria corta” fa apparire ridicole e assurde certe argomentazioni anti-immigrazione.
La verità è che quando sono i nostri privilegi ad essere in pericolo siamo capaci di appellarci ad ogni sorta di diritto che possa salvarci dallo straniero corruttore e annientatore della nostra cultura e della nostra civiltà. Quando però si stratta di salvaguardare i diritti altrui, quei stessi diritti che abbiamo proclamato come universali e appartenenti ad ogni singolo essere umano di questa Terra, tendiamo a rimanere in disparte e a non considerarlo come un problema che riguarda ogni uomo.