Spazi d’intimità per i detenuti, occasione per ragionare sulle carceri italiane

intimità per i detenuti

Spazi d’intimità per i detenuti nelle carceri? La pena serve alla rieducazione e al reinserimento sociale del recluso. Il carcere deve essere una parentesi, un percorso che aiuti il reo a vivere. 





In tanti forse si chiedono se al Paese serve un disegno di legge che conceda ai detenuti spazi di intimità all’interno delle carceri.  A nessuno sfugge la condizione in cui versa il sistema penitenziario italiano. Il sovraffollamento, le condizioni disumane e degradanti in cui sono costretti a vivere migliaia di detenuti nelle celle, la carenza del personale penitenziario. Inefficienze che nessun governo ha ancora risolto.

Sì agli spazi d’intimità per i detenuti, ma ricordiamo prima i problemi dei penitenziari

In questi anni l’Italia ha subito diversi procedimenti di infrazione. A confermare la pessima situazione in cui versa il sistema carcerario italiano, la visita del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti e delle punizioni inumane e degradanti (CPT) che si è svolta tra il 12 e il 22 marzo 2019 e che ha condotto a un corposo report pubblicato il 21 gennaio 2020.

Il CPT ha denunciato, ancora una volta, il sovraffollamento – a marzo 2019 il totale dei detenuti era di 60.611 contro 50.514 posti disponibili. La situazione, già grave, porta  a un’escalation di episodi violenti tra i reclusi e tra i detenuti e il personale penitenziario. A questi si aggiungono i preoccupanti comportamenti autolesionisti di tanti carcerati, i maltrattamenti, l’assenza di relazioni interpersonali tra detenuti e agenti, l’omertà e le carenze strutturali nella sicurezza. Per non parlare, poi, della scarsa e inadeguata offerta di reinserimento sociale con proposte di lavoro, teoricamente basate su corsi e attività professionalizzanti. In tutto ciò, emerge la precarietà nella tutela della salute dei detenuti e, soprattutto, di quelli che soffrono di disturbi psichiatrici conclamati. Infine, manca un piano per la prevenzione dei suicidi nelle celle. Intanto, anche nel 2020 nulla cambierà nelle carceri italiane, costrette a fronteggiare la diffusione del contagio da Covid-19.

Il disegno di legge n. 1876, norme a tutela delle relazioni affettive dei detenuti, è nato su impulso del Consiglio regionale della Toscana, e modifica la legge 26 luglio 1975 n. 354. Con il ddl si vuole permettere al detenuto di incontrare la propria famiglia, ritrovando la spinta per uscire dal carcere. Creare degli spazi d’intimità per i detenuti serve a soddisfare bisogni che influiscono sul benessere psicofisico dell’individuo. Perché è importante che non si allontanino dal mondo esterno.

Si discute (di nuovo) di spazi di intimità per i detenuti nelle carceri: cosa prevede il ddl

Come ricorda Liliana Milella su Repubblica, questo dibattito non è il primo.  A causa della pandemia  il ddl è stato messo da parte. E come spesso accade in Italia per le questioni sociali, c’è il rischio che la proposta si areni. Già tante volte l’idea ha fatto discutere senza mai portare a nulla.  Nel 2012 il tribunale di sorveglianza di Firenze aveva deciso di rivolgersi alla Corte Costituzionale per ottenere il parere sugli spazi di intimità per i detenuti, dopo che un 60enne aveva chiesto al giudice di trascorrere qualche ora con la moglie.

La proposta in breve

Il ddl prevede che vengano predisposti all’interno delle carceri degli spazi, al riparo dalla sorveglianza degli agenti e delle telecamere, dove il detenuto possa trascorrere  un numero limitato di ore, da un minimo di sei a un massimo di ventiquattr’ore, con la propria famiglia: con il coniuge, il compagno o la compagna e i figli. La proposta riguarderebbe solo i detenuti che non abbiano commesso crimini violenti e coloro che non siano finiti in carcere per associazione mafiosa o terrorismo.

Il ddl, che la relatrice dem Monica Cirinnà ha definito un «atto di civiltà», amplia i permessi speciali, cambiando la definizione di «eventi familiari di particolare gravità» in «eventi familiari di particolare rilevanza». Una modifica che dà la possibilità al detenuto di ottenere e chiedere, oltre ai permessi premio o ai permessi per eventi negativi, anche quelli per dedicare del tempo alla propria famiglia. Nel testo cambiano anche i colloqui telefonici che potrebbero svolgersi quotidianamente e, non più una sola volta alla settimana, passando da dieci a venti minuti.

Il disprezzo delle opposizioni è sinonimo di oscurantismo e incompetenza

Il senatore della Lega Andrea Ostellari ha scritto sul suo profilo Facebook: «Sentite questa, con tutti i problemi che hanno gli italiani, in commissione giustizia stiamo perdendo tempo, perché il Pd vuole gli “appartamenti dell’amore” nelle carceri, per garantire ai detenuti adeguati rapporti intimi».

Ostellari è stato smentito. La commissione giustizia infatti – scrive Pagella Politica – ha dedicato circa due ore alla discussione del ddl su cui sarà il Parlamento a esprimersi votando articolo per articolo. Né i leghisti né gli esponenti di Fratelli d’Italia digeriscono l’idea che un detenuto possa tornare ad abbracciare la propria famiglia, che possa fare sesso con il coniuge, con la compagna o il compagno.

Il confronto con altri Paesi

L’Italia deve confrontarsi con la Norvegia, la Danimarca, l’Austria, la Germania, l’Olanda, la Svezia dove ai detenuti condannati a pene particolarmente lunghe è concesso del tempo da trascorrere in intimità con la famiglia. Una manciata di ore di privacy prima di rientrare in cella.

Le sperimentazioni sono iniziate nel 2012 in Belgio e in Francia. Lo Stato ha messo a disposizione degli appartamenti senza telecamere di sorveglianza e agenti, tenuti a stare all’esterno, dove il detenuto trascorre 48 ore con i familiari. Si sono poi aggiunte la Croazia e l’Albania, qui i reclusi hanno il diritto di passare quattro ore in completa intimità.

Elaborare soluzioni e risposte

I problemi strutturali del sistema penitenziario italiano non possono essere risolti né con un tratto di penna né con una seduta parlamentare né infine con un solo atto del governo. Lacune e inefficienze sono il frutto della incuria e dello scarso interesse politico. Anche se ricorderete tutti le battaglie di Marco Pannella con i Radicali sui penitenziari.

Nel sostenere la importanza degli spazi d’intimità per i detenuti nelle carceri non si deva mai dimenticare l’emergenza che si sta consumando nelle carceri. Non fa bene al Paese che si apra una parentesi fulminea sulle questioni sociali senza poi concretizzare nulla. Non ci sono dubbi, il dibattito sulla tutela delle relazioni affettive dei detenuti è più di un atto di civiltà. È la misura del progresso di una società. Si torni dunque a parlare delle carceri, una volta per tutte con l’idea di ridare dignità piena ai reclusi, rimodulando la pena sulle responsabilità dell’individuo. Che lo Stato ponga fine all’idea oscurantista di chi crede che i detenuti siano solo dei reietti.

Se il piacere e il dolore sono i motori degli esseri sensibili, se tra i motivi che spingono gli uomini anche alle più sublimi operazioni, furono destinati dall’invisibile legislatore il premio e la pena, dalla inesatta distribuzione di queste ne nascerà quella tanto meno osservata contradizione, quanto più comune, che le pene puniscano i delitti che hanno fatto nascere.

Dei delitti e delle pene, Cesare Beccaria (1764).

Chiara Colangelo 

 

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