Intervista a Roberto Ippolito: la realtà che non vediamo o che non vogliamo vedere

Roberto Ippolito

Roberto Ippolito, scrittore e giornalista italiano, è un autore di best seller.
È organizzatore culturale e ha curato a lungo l’economia per il quotidiano La Stampa. È stato direttore comunicazione Confindustria, direttore relazioni esterne dell’università LUISS di Roma e docente di “Imprese e concorrenza” alla Scuola superiore di giornalismo della stessa LUISS.
Fra i suoi libri: “Evasori”, “Il Bel Paese maltrattato”, “Ignoranti” e, gli ultimi pubblicati, “Abusivi” ed “Eurosprechi”.

Abusivi. La realtà che non vediamo. Genio e sregolatezza degli italiani”, pubblicato nell’ottobre 2014 con Chiarelettere, è un’indagine approfondita realizzata esaminando documenti e sentenze, verbali, atti amministrativi, notizie di cronaca e con la quale Roberto Ippolito denuncia quanto sia diffusa e dilagante in ogni settore la piaga dell’abusivismo in Italia.

Incredibilmente lungo l’elenco delle attività abusive censite e descritte con innumerevoli episodi, che hanno un giro d’affari stimato di 42 miliardi di euro e che gli italiani lasciano proliferare senza problemi, nonostante le pesanti conseguenze negative.

In “Eurosprechi. Tutti i soldi che l’Unione butta via a nostra insaputa” (2016, Chiarelettere), Roberto Ippolito fa, invece, diventare di dominio pubblico i molteplici sprechi miliardari dell’Unione Europea. Autostrade tedesche con pochissimo traffico nonostante i costi avuti, aeroporti nuovi eppure deserti, tonno pagato sei volte di più, sono solo alcuni esempi di un’Europa che, così, non funziona.

In questa intervista, Roberto Ippolito ci parla di questi due libri di fortissimo impatto, che ci invitano a non chiudere gli occhi di fronte a simili dati e verità, ma a combattere per un futuro meno superficiale e più attivo da parte di ciascuno.

Il tuo libro “Eurosprechi” rivela, per la prima volta, quanti siano i soldi “buttati” dell’Unione. Quando ti sei immerso in questo studio, credevi raggiungessero questa portata?

Ho avviato le ricerche sulla base di alcune informazioni e temevo che il risultato sarebbe stato pesante. Ma naturalmente non credevo così tanto. In realtà non pensavo nemmeno d’avere la capacità di riuscire a raccontare tutto con estrema precisione, come è indispensabile: volendo dare solo informazioni accuratamente verificate, il libro è ricavato da oltre un centinaio di documenti e non da dichiarazioni.

I risultati sono sconcertanti. La Corte dei Conti europea calcola errori nei pagamenti del 2014 pari al 4,4 per cento di tutte le uscite. I soli errori incidono per 6,3 miliardi di euro su un bilancio complessivo di 142,5 miliardi: una cifra abnorme dopo quelle simili già registrate per i due anni precedenti. Bisogna poi aggiungere i molti errori che la stessa Corte dichiara di non essere in grado di quantificare, «quali le violazioni minori di norme in materia di appalti, l’inosservanza di norme in materia di pubblicità o il recepimento non corretto di direttive dell’Ue nella legislazione nazionale». E attenzione alla parola: la stessa Corte in una nota precisa che il calcolo degli errori non comprende “la frode, l’inefficienza o gli sprechi”. Insomma il totale dei soldi buttati via è ancora più elevato.

Quali casi di sprechi UE ti hanno colpito di più? 

Ce ne sono tanti davvero incredibili: difficile scegliere! Come quello delle autostrade tedesche realizzate con un ingente cofinanziamento europeo ma con una circolazione automobilistica molto inferiore alle previsioni; come quello dei dipendenti gratificati da un’indennità extra anche se in malattia; il caso del terreno seminativo in Spagna in realtà pista da motocross. È evidente che i controlli preventivo dei progetti e a spese effettuate siano inadeguati.

Ma attenzione: è uno spreco anche la non Europa, cioè non andare avanti nel processo di integrazione. A cominciare dalle forze armate: avere 28 tipi diversi di carri armati contro i soli 9 degli Stati Uniti è una dispersione delle risorse. Con forze armate europee unificate si potrebbero avere risparmi dai 26 ai 130 miliardi di euro

Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto?

I difetti propri delle istituzioni e delle amministrazioni europee, poco orientate alla verifica dei risultati di ogni azione, convivono con le resistenze nazionali e la difesa di interessi locali. I problemi dell’Unione esistono, gli eurosprechi esistono. Chi crede nell’Europa deve impegnarsi per renderla più forte e più efficiente, anche se oggi non è facile a causa del diffondersi della contestazione antieuropea e del tentativo di imputare all’Unione qualunque cosa negativa accada. La Brexit, la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione presa con il referendum, è un fatto, con il rischio di repliche in altri paesi. Si rovina ancora di più il sogno europeo se non si guardano in faccia tutti gli eurosprechi e l’uso effettivo delle risorse.

Vorrei farti anche una domanda laterale sul tuo libro “Abusivi”, in relazione sempre ad “Eurosprechi”. A tuo parere, viste la situazione europea analizzata e quella italiana di cui tratti: credi che, in vista d’un miglioramento, ci voglia un ragionamento “interno” verso l’ “esterno”, ossia dovremmo occuparci dei problemi nazionali prima e successivamente dell’UE… o al contrario, i problemi europei hanno la precedenza?

L’Italia ha una grande importanza storica, nonché una rilevanza culturale strategica per l’UE. La debolezza italiana, come quella di qualsiasi altro paese, pesa tanto ovviamente. È superfluo ricordare che la vita delle istituzioni europee è legata al cammino di ogni singolo stato membro. Non dobbiamo essere laterali, l’UE è casa nostra.

Affrontando i nostri problemi siamo partner migliori. L’abusivismo, oltre a essere moralmente grave, danneggia la concorrenza, non garantisce la salute e la sicurezza, offende il territorio e nega risorse allo stato con l’evasione fiscale. Il livello da primato delle tasse non pagate in Italia accresce la disuguaglianza fra i cittadini.

Contrastare l’abusivismo è fondamentale per la correttezza di tutte le attività. Come lo è combattere l’evasione con determinazione, il primo di tutti i nostri mali: chi non paga quanto deve volta le spalle alla comunità a cui appartiene.

Dei tanti problemi del nostro paese, quale reputi sia quello maggiormente preoccupante?

Legalità e cultura (ovvero formazione e competenze) sono due aspetti paralleli sui quali è indispensabile lavorare per fare in modo che l’Italia riprenda a camminare. Nel primo caso non dobbiamo dimenticare, fra l’altro, che molto spesso l’evasione si accompagna ad altri reati anche gravi. E nega i fondi ai servizi, a cominciare dalla scuola. Nel secondo caso dobbiamo avere la consapevolezza che siamo indietro in tutte le classifiche internazionali per quanto riguarda l’istruzione e la conoscenza. Abbiamo delle eccellenze, ma l’Italia nel complesso è molto indietro. In particolare è ultima in Europa per numero di laureati, ha un livello molto alto dell’abbandono precoce agli studi, presenta deficit pesanti degli adulti per la comprensione anche di testi elementari.

Hai altri libri o progetti in previsione?

Sto studiando! Libri in cantiere al momento no. Mi sto occupando di una possibile iniziativa culturale legata ai luoghi letterari, ma per il momento è solo una pista di lavoro.

                                                                                        




 Abusivi – Roberto Ippolito

 Eurosprechi – Roberto Ippolito

                                                                                    Isabella Rosa Pivot

 

 

 

 

 

 

 

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