Nel nostro Paese, secondo gli ultimi dati del 2021, le donne di nazionalità estera sono più di due milioni e mezzo, un numero pari al 50,9% dell’intera popolazione straniera residente in Italia. Con lo scopo di realizzare e sviluppare percorsi di integrazione per donne-madri immigrate, nel 2004, a Milano, nasce l’Associazione Mamme a Scuola partendo dall’insegnamento della lingua italiana. Le donne sono state protagoniste dell’immigrazione straniera in Italia sin dai suoi esordi, eppure la loro condizione è stata a lungo trascurata: donne dinamiche e autonome, spesso identificate con ruoli marginali, passivi e stereotipati.
Intervista Mamme a Scuola: consentire una nuova vita alle mamme immigrate
L’Associazione Mamme a Scuola vive grazie a donne coraggiose: attiviste, insegnanti, collaboratrici e donne-migranti che decidono di creare un futuro migliore per se stesse e per i loro figli. Il progetto pone particolare attenzione alle donne che vivono in situazione di maggiore isolamento sociale, per motivi culturali o di carico familiare.
La sfida principale del progetto è renderle protagoniste all’interno di un contesto sociale più ampio, con particolare attenzione al “sostegno alla genitorialità”: rafforzare le competenze delle madri ha ricadute positive sulla famiglia e sul futuro dei figli. Le donne, infatti, sono interlocutrici per l’integrazione della famiglia nella pluralità di ruoli che svolgono; si rapportano nella quotidianità con diversi tipi di servizi sul territorio: sociali, sanitari e scolastici.
Salve, piacere di conoscervi. Quando e com’è nata l’idea di fondare il progetto e l’Associazione Mamme a Scuola?
«Il percorso di Mamme a Scuola inizia nel 2004 a Milano: dalla prima sede presso l’istituto Comprensivo Rinnovata Pizzigoni di via Mac Mahon, il progetto si allarga ad altre tre scuole d’istruzione primaria. Entra successivamente a far parte dei percorsi di accompagnamento socio-linguistico della Fondazione Franco Verga e, grazie ai finanziamenti della legge 285, ottenuti da questa storica istituzione, collabora alla realizzazione di un progetto, tutt’ora in corso, volto alla prevenzione del disagio giovanile.
Nel gennaio 2011 Mamme a Scuola si costituisce come Associazione autonoma focalizzandosi sul sostegno delle donne immigrate nel loro processo di integrazione in Italia, che parte dall’insegnamento dell’italiano come strumento di comunicazione indispensabile per riequilibrare un patto di genitorialità spesso bloccato proprio dall’impossibilità di uscire dal loro silenzio. Mantenere le proprie radici e rafforzare le proprie competenze linguistiche e culturali consente loro di essere un ‘ponte’ tra culture diverse».
Insegnare la lingua italiana è solo il primo passo per l’Associazione, e per le stesse madri che decidono di costruire un futuro nel quale essere le protagoniste verso l’integrazione, prevenendo il disagio sociale e lo sradicamento culturale, ancora troppo presente all’interno della società italiana attuale.
In che modo le Istituzioni hanno contribuito alla realizzazione del progetto?
«Mamme a Scuola aderisce a bandi del Comune di Milano e della Regione Lombardia, e ha partecipato attivamente ai Ǫubì, attraverso la collaborazione in rete con altri enti del terzo settore. Ha ottenuto fondi attraverso bandi della Fondazione Cariplo e sempre tramite bando ha ottenuto, circa sette anni fa, la concessione di un bene confiscato alla mafia, che è diventata la sua sede operativa stabile, alla quale si affiancano sedi secondarie dislocate nei quartieri più bisognosi. Altre sovvenzioni arrivano da Fondazioni, Associazioni o da Privati, oltre che da sponsor consolidati come Benefit Cosmetics».
Le difficoltà vissute dalle donne e il percorso di insegnamento Mamme a Scuola
Dalle esperienze raccolte dall’Associazione, in questi anni di lavoro e di percorso accanto alle mamme immigrate, tra le principali esigenze e difficoltà, che spingono le donne ad intraprendere il percorso con Mamme a Scuola, emergono:
«Il bisogno di capire e farsi capire per prendersi cura della famiglia da un punto di vista scolastico, sanitario e culturale, oltre che un sostegno nel loro ruolo genitoriale in un contesto diverso dal loro luogo di origine. Poi, la necessità di uscire dal ‘ghetto’ e di diventare cittadini attivi del territorio in cui vivono e crescono i loro figli. Infine, la voglia di integrarsi, nel rispetto della loro cultura di origine, nel territorio in cui vivono ricevendo sostegno attraverso strumenti collaudati per la conquista di autonomia, autostima e libertà di scelta».
Mamme a Scuola organizza corsi di italiano, per madri immigrate di tutte le etnie, con attività volte al loro inserimento nel tessuto cittadino promuovendo interventi territoriali di coesione sociale, prevenzione del disagio giovanile e contrasto dei fenomeni di discriminazione; in un contesto sociale dove per decenni sono rimaste ingabbiate in ambiti e ruoli occupazionali non solo svantaggiati, ma anche predeterminati.
Dal 2011 l’Associazione ha ricevuto oltre 4200 richieste di iscrizione ai propri corsi, con una maggioranza di donne arabofone: l’Egitto rappresenta il 78% delle iscritte, seguito in egual misura da Marocco e Bangladesh per un ulteriore 15% mentre, il restante 7% è frammentato tra Nigeria, Sri Lanka e Perù.
Ad oggi, il progetto Mamme a Scuola, ha permesso a quasi 2500 donne ad accedere ai corsi di lingua, prendendosi cura, negli spazi educativi riservati, anche di oltre 900 bambini, da zero a tre anni. A tal proposito, al fine di consentire alle mamme di vivere l’impegno scolastico in maniera tranquilla è stato creato un servizio di nursery: lo spazio bimbi, nel quale educatrici volontarie si prendono cura dei figli delle donne mentre sono a scuola.
Ipotizziamo che una mamma voglia aderire al progetto Mamme a Scuola. Ǫual è l’iter da seguire?
«Ogni anno, nella sede operativa centrale ed in quelle distaccate, scuole ma anche centri per anziani ed edifici comunali, vengono esposti gli avvisi dei corsi e delle sedi della scuola di italiano. Le donne interessate devono iscriversi e fare un test di ammissione per la suddivisione delle classi, in base al livello di partenza della conoscenza della lingua, dal preA1 al B1. Purtroppo, abbiamo lunghe liste di attesa e non riusciamo mai ad accettare tutte le domande di ammissione ai corsi che vengono presentate».
Il percorso di insegnamento si sviluppa in genere su tre o quattro anni scolastici: le lezioni sono bisettimanali e si svolgono prevalentemente al mattino. In tal modo, le mamme imparano l’italiano e progressivamente scalano i livelli di competenza fino a sostenere l’esame presso enti certificatori riconosciuti dal Ministero degli affari esteri e dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, i quali consentiranno loro di poter acquisire la cittadinanza italiana.
Dopo il percorso di insegnamento, fornite ulteriore assistenza per una effettiva integrazione sociale, cultura e lavorativa? In che modo?
«L’assistenza per un’effettiva integrazione sociale, culturale e anche lavorativa comincia da subito. Alle nostre donne vengono proposte attività a sostegno della genitorialità con spazi gioco mamma-bambino e laboratori per i figli, nonché un servizio di doposcuola che coinvolge almeno un genitore. Negli ultimi anni, proponiamo alle donne anche dei corsi di alfabetizzazione digitale e orientamento al lavoro, oltre che servizi di sportello di supporto.
Le nostre professioniste forniscono in tutte le scuole un servizio di mediazione linguistica e culturale a supporto dei genitori e dell’integrazione completa delle famiglie nel territorio. Nella sede di Varesina organizziamo anche incontri multiculturali, attività per famiglie, laboratori per bambini durante l’anno scolastico e campi estivi, dalla fine della scuola fino al mese di luglio».
Mamme a Scuola, dunque, non offre soltanto laboratori linguistici, ma anche un importante sostegno per affrontare difficoltà familiari giornaliere attraverso uno sportello di consulenza e informazione plurilingue. Le famiglie possono rivolgersi all’iniziativa dedicata per capire di più sul percorso scolastico dei loro figli, avere consigli sull’orientamento negli studi, oltre che trovare supporto per un problema personale o familiare, ma anche per conoscere le procedure attraverso le quali richiedere il medico di base, prenotare una visita; tutte pratiche che per nuovo cittadino possono risultare difficoltose ed incomprensibili, diventando così una grande barriera per una effettiva integrazione sociale.
Ǫuali sono gli obiettivi raggiunti dall’Associazione Mamme a Scuola e quali saranno quelli futuri?
«Siamo partiti da obiettivi molto pratici che rispondevano in prima battuta ai reali bisogni delle donne immigrate; dopo vent’anni di serio lavoro ed impegno siamo riusciti ad avere una visione globale sull’accoglienza e le necessità di sostegno alle famiglie immigrate. Ci poniamo l’obiettivo di metter questa conoscenza e il coordinamento delle attività necessarie al servizio della comunità e del territorio, per prevenire fenomeni di ghettizzazione e dispersione a favore di un’integrazione attiva, che prevenga e curi precocemente qualsiasi forma di disagio soprattutto per i più fragili.
Tanti gli obiettivi raggiunti; uno tra questi è il premio ricevuto dall’amministrazione comunale nel 2020 con la Benemerenza Civica nell’ambito dell’Ambrogino d’Oro, un riconoscimento assegnato a chi lascia un’impronta speciale nella propria città.
Con Mamme a Scuola è possibile ribaltare positivamente la realtà di una immigrazione, nella quale le donne, sempre più spesso, vivono relegate ad un ruolo passivo e domestico, mentre i figli vanno a scuola e i mariti al lavoro. Il progetto si pone come modo ed aiuto concreto per promuovere il ruolo delle donne nell’integrazione e nella crescita personale e sociale, affinché si possano raggiungere pari diritti e doveri, senza nessuna discriminazione di genere, razza o religione.