Chi non ama il cioccolato?
Pierre Marcolini è conosciuto in tutto il mondo per i suoi cioccolatini: tremendamente buoni e bellissimi nella forma. Contenitori che paiono portagioie, ripiene di tanti, colorati e sfiziosi, bocconcini di cioccolato.
Non stupisce che anche Giappone e Italia ne siano rimasti conquistati. La produzione più massiccia avviene però in Belgio e Francia, dove le catene di negozi Marcolini fioriscono senza sosta in ogni angolo di città.
*Marcolini: sito ufficiale*
Ma chi è Pierre Marcolini?
La storia del Re del cioccolato comincia nel 1995, quando diventa “Campione del mondo per la pasticceria” a Lione e decide di aprire un suo atelier.
Decide di ispirarsi per il cioccolato al metodo artigianale lionnese di Maurice Bernachon, dal momento che lo considera come uno dei suoi “mentori”, assiene al pasticcere Gaston Lenôtre.
Nel 2007, Nestlé acquista il 6% del capitale della sua società.
Marcolini ha anche creato una gamma di cioccolatini per il marchio Nespresso, una filiale del gruppo alimentare svizzero, in cui la sua partecipazione è pari al 29%.
L’azienda di Marcolini ha 350 dipendenti e dispone di 30 negozi, tra cui Londra, Tokyo, Parigi e Bruxelles. Nel 2012, il suo fatturato ammontava a 32 milioni di euro.
La società ha una fabbrica a Sablon, uno dei luoghi più prestigiosi di Bruxelles. Marcolini controlla la sua produzione “dal fagiolo alla tavoletta” , come ama affermare. Egli produce artigianalmente la copertina, la materia prima per il cioccolato e seleziona direttamente i propri fornitori, le cui piantagioni si trovano in Brasile, Ecuador e Messico. Sempre nel 2012 Marcolini aveva un produzione di 150 tonnellate di cioccolato.
Da luglio 2013, Marcolini fa parte della giuria del programma francese “Qui sera le prochain grand pâtissier?” (“Il più grande pasticcere” nella versione italiana).
“Il più grande pasticcere 2”: al via, da stasera su Rai2, la nuova edizione (senza Caterina Balivo)
Ultima Voce ha avuto l’onore di intervistare il Re del cioccolato per voi.
Quando è cominciata la tua passione per il cioccolato?
La mia passione è nata quando ero ancora un bambino: già all’età di nove anni rinunciavo ai giochi o li scambiavo per avere dei dolci… può risultare strano per un bimbo di quell’ età, che sia disposto a dare i suoi giochi migliori per avere i dolcetti dell’altro. Da allora, nulla è cambiato: sono 30 anni che faccio questo mestiere e continua ad esserci la stessa energia, la stessa passione e desiderio di scoprire e imparare sempre cose nuove. Adesso non scambio più giochi, ovviamente [ride], ma ho mantenuto voglia e golosità nella stessa misura. Pensa che sono capace di entrare in un ristorante e mangiare solo desserts, senza toccare nulla di salato. Tanto che amo il mio mestiere e il cioccolato.
Secondo te, l’ “aspetto” dei cioccolatini è più importante del gusto nel prodotto finale? Altrimenti, in che percentuale conta sul risultato finale?
Per me la parte più importante resta la materia prima, come per qualsiasi pietanza. So bene che la qualità italiana è data soprattutto dalle materie prime e questa è la sua forza. Stessa cosa per il mio cioccolato: la sua forza risiede tutta nelle materie prime. So di essere il primo in Belgio ed in tutta Europa ad usare la tecnica “bean to bar“, ossia “dalla fava alla tavoletta”. Il mio cioccolato arriva soprattutto da Africa, Madagascar e America del Sud, ma qualcosa mi arriva anche dal Vietnam.
Il paese in cui vendi di più?
Sicuramente In Belgio, anche se esporto moltissimo in Francia e Giappone. Abbiamo negozi anche in Cina, Lussemburgo, Monaco, Inghilterra e Stati Uniti. Il cioccolato ha fascino ovunque… in questo momento, i successi più grandi li stiamo ottenendo soprattutto in Oriente.
Raccontaci della tua esperienza televisiva.
Tra l’altro, sta per cominciare la quarta stagione con France 2.
L’aspetto più incredibile di questa fantastica esperienza televisiva è vedere i giovani e la loro creatività all’opera. Quando sono a rischio e messi alla prova, come se la cavano… è interessante tutto questo, perché smuove anche noi professionisti: ci consentono di conoscere altri punti di vista, che magari non avevamo preso in considerazione. Questo programma non è un semplice concorso come ce ne sono molti: non è una semplice assegnazione d’un premio e determinazione d’un vincitore ed un perdente. Si tratta di un confronto continuo e vivere con questi ragazzi alcune settimane di vita mi entusiasma ed esalta ogni volta.
Isabella Rosa Pivot