Intervista a Sergio Gaudio: orgoglio italiano nel team del Nobel

Ultima Voce

Sergio Gaudio è un giovane italiano facente parte del gigantesco team scientifico che ha realizzato l’antenna Ligo e che si è aggiudicato il 3 ottobre 2017 il premio Nobel per la fisica.





Il team, che ha reso orgogliosi Stati Uniti ed Italia, ha contribuito a scoprire le onde gravitazionali.

Ma cosa sono le onde gravitazionali? “L’onda gravitazionale è una perturbazione dello spaziotempo che si propaga con carattere ondulatorio”.

A teorizzarle fu per primo Albert Einstein, nell’ambito della relatività generale nel 1916: le onde gravitazionali consentono d’osservare la distorsione dello spazio-tempo, compresso dalle perturbazioni della forza di gravità che si propaga per l’Universo.

La notizia del Nobel era già attesa da febbraio 2016, quando il gruppo di LIGO (Laser Interferometer Gravitational_Wave Observatory) ha annunciato al mondo d’aver trovato le prove sperimentali della teoria einsteiniana.

Le osservazioni del LIGO, con l’importante contributo del rilevatore VIRGO a Cascina (Pisa) hanno concluso anni di speculazioni, portando la prima vera prova concreta dell’esistenza delle onde.

Sergio Gaudio, originario di Palmi, ma residente in USA è entrato nel team circa due anni fa.Si è occupato all’inizio della propria carriera di teoria della materia condensata, per poi rivolgere la sua attenzione alle onde, appunto, e ai modelli teorici per i collasso delle supernove.

Sergio Gaudio è anche un conosciuto ed apprezzato dirigente del PD, di cui è il responsabile in USA. Ultima Voce ha avuto l’opportunità di intervistarlo per voi.




Qual è l’importanza di questa scoperta?

Innanzitutto bisogna dire che siamo all’inizio di quelle che potrebbero risultare le molteplici implicazioni delle onde gravitazionali.Le onde gravitazionali ci consentono d’avere un’ulteriore mezzo utile ad esplorare ciò che accade nell’universo, oltre alle onde elettromagnetiche, questo perché le onde gravitazionali, interagendo pochissimo con la materia, sono una fotografie dell’evento che le ha prodotte; quindi, ci danno informazioni ulteriori e più ricche rispetto a quelle che ci forniscono quelle elettromagnetiche.

Detto questo, il fatto d’avere un network di relatori di simil livello, poiché oltre al LIGO, ora vi sarà anche il VIRGO, ci consente di dare una posizione precisa e fare una mappatura dell’Universo e delle cose che avvengono. Potremo localizzare molto meglio tutti gli eventi relativi a quest’ultimo e, altra cosa fondamentale, è che attraverso le onde gravitazionali noi potremo capire i fondamenti della relatività generale; comprendere ancora meglio, ad esempio, ciò che è successo nel Big-Bang, le equazioni fondamentali della relatività…insomma, molte cose interessanti che spero si riuscirà a scoprire attraverso questa rivelazione.

Domanda banale per te e per chiunque sia padrone della materia, ma forse un po’ meno per i lettori meno preparati. Com’è nata la scelta d’intraprendere questa ricerca, da cosa si è sviluppato il progetto LIGO?

La predizione di poter individuare le onde gravitazionali nacque da Einstein nel 1916. Einstein ci disse però, subito dopo, che secondo queste onde gravitazionali sarebbe stato impossibile poterle rilevare. Quello che in realtà è poi successo è che, fortunatamente, alcune persone, tra cui i padri fondatori di questa ricerca, ci hanno creduto in tale progetto; nella possibilità d’una effettiva rilevazione.

Per oltre 30 anni ci si è adoperati per costruire un progetto così enorme come questo di LIGO e fortunatamente quest’ultimo ha visto la luce. L’idea, ovviamente nasce dal fondamento teorico di Albert Einstein.

Si dice che gli italiani siano tra i migliori scienziati del mondo, eppure v’è un’enorme fuga di cervelli. Gli investimenti nella ricerca pare siano davvero pochi. E’ effettivamente questa la situazione?

Dunque, è verissimo se parliamo di una carenza in termini di investimenti, nella ricerca, ma anche nel personale. Sicuramente, questa è una questione vera ed una problematica reale.

Però sulla fuga di cervelli io ho una idea un poco diversa: ad esempio, io no mi considero “uno di loro”. Ho fatto una scelta, che è quella d’andare via e finisce lì. In ogni caso, anche se noi dovessimo aumentare i finanziamenti, non si può pensare che si riuscirà comunque ad assorbire tutti i ricercatori che produciamo. Quindi, senz’altro, vi saranno comunque persone che andranno via: è nella normalità delle cose.

Detto questo, non v’è dubbio che esiste una necessità vera di aumentare i finanziamenti. Sia per la ricerca che per il personale, dando una stabilità, non solo ai fondi, ma anche nelle infrastrutture della ricerca stessa.

Ti senti più scienziato o più politico?

[Ride]. Domanda complessa.

Non lo so: non credo che una persona possa essere limitata ad una cosa soltanto. No l’ho mai creduto e continuo a non pensarlo, per cui secondo me, queste due professioni vanno di pari passo.

Da un lato c’è la passione della scienza, di scoprire, la curiosità verso tutto ciò che non conosco, dall’altro c’è forse la voglia di dare qualcosa indietro, che è appunto la spinta del mio impegno politico. In politica, infatti, m’interesso molto più di questioni sociali, che non questioni legate all’università. Anche se, alla fine, me ne occupo per forza di cose. Però, il mio interesse principale è sempre stato quello degli ultimi. Per esempio, quando ero a Roma, ero responsabile del forum migrazione del PD romano, quindi tutt’altra cosa rispetto alle questioni universitarie.

Non ti saprei dire se mi sento più uno o l’altro, quindi: mi sento entrambi.

Domanda che ti sarai sentito fare spesso: cosa ne pensi della situazione italiana? Cosa cambieresti?

Intanto, quello che credo è che con il rigetto delle forme costituzionali si sia persa una occasione: lo dico anche tenendo un po’ la sinistra del partito.

La mia perplessità è che, purtroppo, c’è un inseguimento perverso del consenso piuttosto d’una costruzione e ricerca dello stesso. Secondo me questa situazione, in questo momento storico, risulta il problema più serio della politica del nostro paese. Ma non è una problematica solo nazionale, bensì una situazione diffusa in molte parti d’Europa ed anche negli Stati Uniti dove vivo. Secondo me, c’è un’ eccessiva incapacità da parte della politica di essere credibile e di costruire delle propose tali per cui si riesca a costruire attorno ad esse il consenso. Questo è uno dei mali veri della politica dei nostri giorni, al di là della destra e della sinistra.

 

 

Isabella Rosa Pivot

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