Ruggero Freddi ha un curriculum indubbiamente brillante. Ha una laurea in Ingegneria informatica, una triennale e una magistrale in Matematica. Con una borsa di studio ha conseguito un dottorato presso l’università La Sapienza di Roma in Scienze di base e applicate per l’ingegneria. Si aggiunge a questa lunga carriera accademica anche un dottorato di ricerca in Matematica.
La sua lunga esperienza nell’ambiente universitario e le competenze acquisite attraverso gli studi nell’ambito matematico lo hanno portato alla docenza. Le cose non sono andate però come vanno per tutti perché il professor Freddi ha un passato come attore di fim hard. Protagonista della sua storia non è sono solo il pregiudizio e la conseguente discriminazione da parte di un’istituzione accademica. Il professor Freddi infatti oltre ad essere stato improvvisamente rimosso dall’incarico – senza possibilità di ricevere spiegazioni – si è trovato anche a svolgere il suo lavoro in nero.
“Mi è stato chiesto informalmente di affiancare un collega nel corso di Analisi 1 per Ingegneria Gestionale ed io ho accettato con il mio consueto entusiasmo. Quando i corsi stavano per iniziare chiesi quando avremmo firmato il contratto e mi fu detto che lo avemmo firmato a corsi iniziati” racconta il professor Freddi. Questo succedeva all’inizio dell’anno accademico, cioè a settembre 2019, senza che nessuno vi prestasse particolare attenzione, infatti lo stesso professore ci informa che “non è una novità a La Sapienza firmare un contratto con ritardo rispetto all’inizio del lavoro“
La storia poi prosegue con il professore che continua a svolgere il suo incarico, nell’attesa di firmare un contratto. Sui suoi social il professor Freddi ha dichiarato che per le 100 ore di corso gli erano stati promessi circa 4000 euro.
“Dopo che avevo già erogato 60 ore, mi viene comunicato informalmente dal mio collega che sarei stato sostituito. Ovviamente ho scritto e chiesto a tutti i livelli della gerarchia universitaria, fino al Rettore, di poter incontrare la Prof.ssa Tiziana Catarci, direttrice del dipartimento di afferenza di tale corso e unica persona titolata a darmi risposte ufficiali riguardo i modi e le ragioni del mio allontanamento” racconta.
L’elemento che più sconvolge è “la disinvoltura con la quale l’università ha rimosso un docente dal suo incarico seppur consapevole di essere nel grave difetto di non aver ancora firmato un contratto.” Il professore ci fa notare che questo atteggiamento non sarebbe stato possibile senza l’arroganza dei vertici universitari. Racconta infatti di aver iniziato solo ora a pensare a La Sapienza come un’istituzione del potere che muove molto denaro, e che di conseguenza gode di un certo rispetto e timore. Solo pensando all’università in questi termini riesce a capire come sia possibile che nessuno si sia sentito in dovere di fornirgli delle spiegazioni.
Dopo la rimozione dall’incarico infatti iniziano colloqui negati, chiarimenti mancati ed email senza risposta. L’università non solo si rifiuta di spiegare al professor Freddi per quale motivo sia stato sostituito, ma anche di riconoscergli il lavoro svolto fino a quel momento attraverso una corretta retribuzione.
Della mancata assunzione di responsabilità da parte dell’università La Sapienza è titolare sopratutto la Professoressa Catarci, direttrice del dipartimento in cui si svolgeva il corso di Analisi 1. Il professor Freddi racconta di come tale professoressa si sia rifiutata più volte di dargli spiegazioni e denuncia: ” trovo questo suo comportamento incoerente con la carica istituzionale che riveste. Fuggire dalle proprie scelte e responsabilità è un atto vile che non si addice ad una persona, come la Prof. Catarci, che solo pochi anni fa era in corsa per diventare il primo Rettore donna de La Sapienza“.
La storia di Ruggero Freddi come Carlo Masi e cioè come attore di film hard, era già da tempo di dominio pubblico.
Il professor Freddi infatti specifica che “In tutte le università italiane circolava già la voce che ci fosse uno studente di matematica che una volta era una star dei film hard gay e anche molti professori sapevano di me. L’università La Sapienza di Roma è però un enorme complesso quindi non è detto che tutti in tutti i dipartimenti conoscessero la mia storia“.
Episodiche tensioni però Ruggero Freddi le aveva già registrate. Ad esempio racconta di come gli sia stata tolta la possibilità di tenere un incontro informativo per parlare dell’HIV nella facoltà di Ingegneria. “Tale incontro fu cancellato prima con la scusa che non c’erano aule libere poi, quando feci presente che avevo prenotato per tempo un’aula perfetta per l’evento, mi fu detto che non era un evento di competenza di quella facoltà. Come se l’HIV scegliesse chi colpire in base ai suoi studi.”
Di questo ed episodi analoghi il professor Freddi non ha mai parlato alla stampa, sebbene la sua storia fosse diventata mediatica già prima della vicenda che lo vede affrontare legalmente l’università oggi. “Quando anni fa i media si interessarono al mio caso io mi trovai davanti ad una seria decisione: se raccontare una storia di speranza in cui tutto andava bene, tacendo che una parte del mondo universitario mal tollerava la mia presenza, oppure dare un quadro più reale dell’effettiva situazione. All’epoca decisi che nel mondo c’era bisogno di speranza e di storie a lieto fine“.
Dopo quest’ultimo episodio però il professor Freddi si vede costretto alla denuncia pubblica dell’ingiusto trattamento subito, e si dichiara anche molto più pessimista. Se in un primo momento aveva infatti cercato di farsi forza, contando anche sui colleghi che ne avevano riconosciuto la meritevolezza, sostenendolo nel suo percorso accademico contro i vari ostacoli, ad oggi dichiara di aver chiuso con gli atenei.
Poche settimane fa scriveva arrabbiato sui social: “nonostante mi sia Laureato 2 volte con lode e abbia conseguito un dottorato con valutazione “ottimo” , l’università “La Sapienza” in me vede solo una troia che farebbe bene a dedicarsi ad altro”. Ad oggi aggiunge: “dovrò comunque affrontare questo genere di problemi qualsiasi lavoro farò, perché la società non mi perdonerà mai di essere nato libero e di aver scelto per me stesso fuori dagli schemi da essa imposti. Spero però in futuro di trovare persone in grado di riconoscere il mio valore”.
Marika Moreschi