Interruzione di gravidanza vs. Stati Uniti. Dalla parte delle donne

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Interruzione di gravidanza al vaglio della Corte Suprema. Si deciderà in giugno ma l’abolizione è alle porte.

Interruzione di gravidanza vs. Stati Uniti

Negli Usa non esiste una legge sull’aborto. Le statunitensi non hanno una 194 che copra loro le spalle, per quanto malridotta e poco rispettata pure qui da noi. Fino al 1973 ogni Stato Usa decideva da sé in materia di interruzione di maternità: il risultato era che fosse ovunque vietata, tranne che in casi di stupro-pericolo di morte-incesto. Questo fino a quando Jane Roe, ragazzotta della Louisiana, non si scopre incinta per la terza volta del marito violento. Ma non può abortire. Viene contattata così da due avvocatesse che portano il suo caso di fronte alle Corte Suprema.




Il caso Roe vs Wade

La Corte Suprema si occupa della Costituzione. Il robusto federalismo Usa permette l’autonomia di ogni Stato ma allo stesso tempo il controllo della Corte è vincolante: un parere della Corte su una legge diventa nei fatti legge esso stesso; in quanto la Corte si esprime sulla Costituzione che è superiore ad ogni altra legge degli Stati. Questi possono solo adeguarsi.  Così nello storico caso di (Jane)Roe vs Wade le avvocatesse chiesero alla Corte Suprema: esiste nella Costituzione un diritto all’interruzione di gravidanza anche se la donna non è stata stuprata ? La risposta fu sì, con 7 pareri favorevoli e 2 contrari.  L’aborto senza costrizioni diventa legge federale.

Il quattordicesimo emendamento e l’interruzione di gravidanza

La Corte Suprema si basò sul 14esimo emendamento, che riguarda il diritto alla privacy: questo comprende anche il diritto alla libertà di scelta, in quanto essa è per sua natura segreta e personale. Ogni cittadino ha quindi piena libertà di scelta in materia sanitaria, da qui il diritto della donna all’interruzione di maternità: condizione fisica che riguarda la sfera più intima dell’individuo. Nessuno Stato può intromettersi nell’intimità dell’individuo. Ovviamente questo diritto si scontra con il diritto alla vita, pertanto la Corte ha fissato anche due parametri inviolabili nei successivi adeguamenti che risalgono al 1992.  A) L’interruzione di gravidanza è possibile fino a che il feto non sia in grado di vivere fuori dall’utero materno, fosse anche con mezzi artificiali. Quindi fino ad un limite massimo di 24 settimane (sei mesi, circa) b) Oltre questo limite, l’interruzione di gravidanza rimane possibile sempre in caso di pericolo di vita per la donna. La Corte Suprema ha lasciato poi ai singoli Stati la definizioni “dei dettagli”: scegliere quando fissare un termine entro le 24 settimane e chi debba fissare questo termine. Determinando così Stati notoriamente più permissivi sull’interruzione di gravidanza e altri che non lo sono per niente.

Mississippi vs. aborto

E arriviamo ad oggi, quando il Mississippi fissa un limite massimo di 15 settimane di gestazione per poter accedere all’interruzione di gravidanza e solo in precise condizioni. Una legge molto restrittiva.  Thomas Dobbs, capo del dipartimento della Salute, si è rivolto alla Corte Suprema per convalidare la sua legge.  Anche per zittire le numerose proteste popolari e dei collettivi femministi. Quando la Corte Suprema ha accettato di visionare la sua proposta, Dobbs si è giocato tutto: ha affermato che la sua legge deve essere approvata per forza perché nella Costituzione non esiste un diritto all’aborto né implicito né esplicito. In sostanza chiede alla Corte Suprema di oggi di tornare indietro fino al 1973, alla sentenza Roe vs. Wade. Ovviamente Dobbs punta a cancellarla. Così l’aborto non sarebbe più un diritto federale costituzionale e ritornerebbe in capo agli Stati che potrebbero decidere come più gli piace. Si stima che sarebbero 26 su 50 gli Stati che non permetterebbero più l’aborto in ogni sua forma. Tranne la California.

La California democratica e femminista

Nel 2021 tutti i gli Stati Usa hanno dato una stretta al diritto d’aborto. Si contano fino a 106 restrizioni e divieti in tutto il territorio federale. La California invece ha già scelto la sua strada: l’aborto come diritto libero e sicuro. Prima garantisce l’interruzione farmacologia per tutte le studentesse di ogni ordine e censo. Poi costringe le assicurazioni a comprende l’aborto nella copertura sanitaria, favorendo le lavoratrici di tutto lo Stato. Pertanto, se il Mississippi vincerà e la sentenza verrà ribaltata, la California ha già deciso che diventerà il rifugio di tutte le donne che intendono abortire. Il California Future of Abortion Council, composto da 40 organizzazioni femministe e promotore della libertà di scelta sull’interruzione di gravidanza, ha stilato con l’impegno del governatore democratico Gavin Newsom e del senatore, democratico anche lui, Toni Atkins un memorandum di 45 raccomandazioni. Una lista di provvedimenti finanziari per ampliare i fondi sanitari a favore dell’interruzione di gravidanza. Permettendo così un aborto libero e gratuito anche per le donne che scappano dalle leggi oscurantiste degli altri Stati. Accesso alla clinica, copertura sanitaria e rimborso di viaggio sono solo alcuni dei punti praticissimi che però stanno consolando le donne di tutta la Federazione.

Il diritto sacrosanto all’aborto

Il diritto all’aborto è in pericolo ovunque nel mondo Occidentale che eppure si dice moderno e democratico. L’esempio virtuoso della California o di poche cliniche regionali qui da noi non basta. Il diritto delle cittadine deve essere uguale ovunque, non rimesso al luogo di residenza oppure al denaro. Il diritto all’aborto non riguarda il diritto di uccidere, come alcuni continuano a sostenere, dipingendo le donne come serial killer sanguinarie. Riguarda il diritto al proprio corpo e al proprio futuro; ma anche il diritto ad uno Stato che se vuole incrementare la natalità deve garantire posti di lavoro, assistenza parentale, educazione sessuale e welfare decenti.  Bloccare l’aborto significa mettere un freno all’emancipazione della donna, negare che non tutte nasciamo col desiderio di maternità e che quando questo esiste e viene realizzato non può essere scaricato solo sulle spalle della donna, sul suo corpo e sui suoi sacrifici. Troppo comodo delegare alla donna il futuro di una Nazione e se si rifiuta allora costringerla. Perché allora non si tratta più di aborto ma di maternità forzata.

Alice Porta

 

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