Li chiamano internet haters, quelli come te. Quelli che non appena poggiano le mani su una tastiera odiano. Odiano le donne, odiano gli ebrei, odiano tutto; esattamente come tu odi me.
Quindi buon anniversario, caro mio Internet hater.
La terra continua a tremare, a sfaldarsi, a cedere, sotto ai nostri occhi impotenti. La sola cosa che, in tempi come questi, trema sotto le nostre leste dita, senza mai crollare al minimo fremito, sono le nostre tastiere. Il web fa parte delle nostre fragili vite, un display vuoto, uno schermo freddo e rigido si riempie di immensi contenuti virtuali, e si lega a queste maledette tastiere; ma bene, così bene, così come un uovo si amalgama alla farina e allo zucchero.
Quello che mi lascia perplessa, e mi fa riflettere in giornate come queste, dove il sole brucia spietato dietro la collina, ma l’aria assassina lascia presagire la tempesta che verrà; è quanto siamo incredibilmente deboli e scoperti di fronte a questo infinito mare del web.
Esiste un codice comportamentale, etico, a cui fare affidamento nel momento in cui siamo nascosti dietro ad una cinquantina di tasti neri?
In questo mondo, il nostro mondo, noi che giochiamo a fare i giornalisti, esponiamo ai lettori le nostre idee, regaliamo un poco di noi in ogni pezzo, cercando di trasmettere la nostra infinita passione per la scrittura. In questo mondo del web, dove tutti sono utili, ma nessuno è davvero indispensabile, quanto siamo tutelati come persone, esseri pensanti dotati di un cervello, un’anima e dei sentimenti?
Quest’ultima frase mi lascia in bocca un retrogusto spietato, difficile dare un nome ai sentimenti, ma credo possa definirsi frustrazione.
Voglio essere chiara. Appartengo al team degli internet dipendenti; senza connessione ci vivo, ma mi sento spesso un gatto senza artigli, il mio laptop è sempre con me, immancabile accessorio, come il rossetto in borsetta, e quando scrivo le mie dita sono veloci come colibrì. Ma capisco poco del mondo, e più passano gli anni, i fatti, la cronaca, gli omicidi, i terremoti, e l’acqua sotto i ponti, più mi rendo conto di quanto io abbia sempre vissuto nel mio meraviglioso paese delle meraviglie.
Sono qui oggi per parlarvi di come la dipendenza dal web, che è comune a me, e a molti come me, possa portare a conseguenze davvero spiacevoli.
Li chiamano Internet Haters, di certo ne avrete sentito parlare, i pericoli del web sono innumerevoli, e da un annetto a questa parte, posso dire di saperne qualcosa anch’io. Sono quei troll, quei profili fake che nascono come maschera di arlecchino, a velare gli occhi di una personalità tendenzialmente disturbata. Usano spesso una facciata xenofoba, misogena, razzista, e in generale malvagia all’inverosimile.
E’ stato definito il fenomeno, ora hanno un nome, gli esperti li denominano internet haters, e adesso ciò che ho vissuto mi sembra più reale, concreto, anche se virtuale. Esiste, e questa è la cosa più importante.
Dedico questo articolo a te, che mi hai fatto vivere un inferno, e hai permesso a quegli occhi color miele, velati ancora di fanciullesca ingenuità, di conoscere realmente quanto la disperazione possa naufragare nel male. Sono qui a portare la mia voce perchè ho smesso di subire, e forse il miglior modo per combattere questa violenza psicologica è proprio quello di piazzare il fatto compiuto sotto i riflettori.
Pazzo, squilibrato, stalker, haker, bastardo, il mio migliore nemico… Durante quest’anno di spiacevole conoscenza ho avuto modo di chiamarlo in diversi modi, quando, esasperata, vuotavo il sacco ad un’amica, o portavo le prove alla polizia postale. Cosa che feci anche quando lui si intrufolò nel mio privato, violandomi l’account dei social, entrando per tanto in possesso di informazioni personali, e contatti di amici e famigliari.
A volte può succedere, non esiste un target preciso, può essere un ragazzino come un adulto, gli internet haters si nascondono dietro ad un Alias virtuale, e non appena poggiano le mani sulla tastiera, odiano. Odiano le donne, gli ebrei, gli omosessuali. Odiano tutto.
La rete è un gigantesco vortice, dentro al quale ogni inibizione viene spazzata via, come fosse un granello di polvere sul davanzale della nostra coscienza. I freni non esistono, così come la decenza. Puoi essere chiunque tu voglia, da Marylin Monroe, ad Hannibal Lecter; quindi via libera ad ogni rumorosa sporcizia, per colpire l’individuo proprio lì, dov è più vulnerabile. I social network vengono spesso utilizzati come luoghi di evacuazione delle proprie scorie psichiche.
Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicanalista, professore ordinario della Sapienza di Roma, afferma che
“L’odio è sempre figlio di un disturbo e un disagio, i social vengono erroneamente utiizzati come forma di vigliaccheria virtuale, difese psichiche primitive, che si esprimono attaccando aspetti fondamentali dell’umanità altrui. Gli internet Haters vengono per tanto definiti i nuovi bulli”.
Non a caso voglio citarvi l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo.
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione, e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.
Non è difficile immaginare quante volte, in tutto il mondo, questo diritto viene calpestato e inconsapevolmente violato.
Gli internet haters fondano la loro superiorità fittizia e le fondamenta del loro odio proprio nella fitta trama della comunicazione istantanea. Spesso costringono le vittime ritirarsi dai social, e io stessa ho valutato diverse volte l’ipotesi di chiudere il mio profilo facebook a causa sua.
Ma cos’avrei dovuto fare? Cancellarmi dalle scene social, ricrearmi un nuovo profilo, da utilizzare con intelligenza, magari postando solo posti fighi in cui sono stata, il cibo che mangio, e tanti gattini coccolosi?
La realtà è che siamo di fronte alla mia libertà di espressione, e cerco di non ridurre la questione unicamente a me, anche se sento la rabbia scorrere nelle vene come acciaio liquido, ma fallirei l’intento di questo articolo se racchiudessi la questione unicamente al mio personale accaduto.
Voglio parlare dell’anarchia della parola, quando la libertà sconfina ogni raggio d’azione, ogni limite immaginario, arrivando a colpire là dove viene a mancare l‘umano rispetto. Gli internet haters colpiscono in modo subdolo, eccessivo, malvagio. La tastiera si mostra improvvisamente nuda, e noi ci scopriamo ad essere incredibilmente fragili e vulnerabili, di fronte a questo naufragio di un male virtuale ma pericoloso.
La stampa, i caratteri tipografici, l’annerirsi progressivo della carta stampata sotto la penna, per chi ha un trascorso da grafica come me, continueranno di certo a rappresentare una delle libidini più potenti dell’intera esistenza.
Questo episodio rappresenta di certo la mia perdita dell’innocenza di fronte ad un mondo che ora so di non poter controllare, e che può essere spietato e crudele. Ma del quale di certo non ho paura.
Concludo questa sceneggiatura della vita moderna, nella quale ho inserito anche un frammento buio della mia confusa esistenza, rivolgendomi a tutte le vittime degli internet haters.
Non posso erigermi a paladina della libertà di opinione, né tengo a farlo, ma posso consigliare a chiunque di premere quel tastino nudo senza pensieri. Cancella.
Elisa Bellino