20 anni fa Massimo Moratti, sulle orme del padre Angelo, acquistava l’Inter. Oggi Steven, rampollo della famiglia Zhang, in nome del padre sogna di guidare i nerazzurri nuovamente in cima al mondo. Il nuovo che avanza contro il calcio che non esiste più. Ecco storia, pregi e difetti dei presidenti di ieri e di oggi
Il presidente tifoso
Se chiedete ad un tifoso nerazzurro la prima immagine vincente della presidenza di Massimo Moratti, la risposta sarà solo una. Pronti? Via ! “Quando è arrivato Ronaldo, quello vero”, dirà la maggior parte. Il Fenomeno sbarca a Milano nell’estate del 1997. Per capirne la portata, provate a immaginare un qualsiasi presidente che oggi vada a Barcellona e dica “Questi sono i soldi della clausola di Messi”. Impossibile? Eppure all’epoca successe. Moratti versò 48 miliardi di lire e strappò ai blaugrana il loro ancora giovanissimo gioiello.
Sta tutto in questo singolo evento il vero pregio di Moratti. Passione pura, voglia di sognare e di regalare al tifoso i migliori fuoriclasse sulla piazza, anche a costo di dilapidare patrimoni.
Per anni Moratti, Berlusconi, Sensi, Cragnotti e così via hanno investito miliardi sfidandosi tra campo e sogni di mercato. I presidenti non gestivano le squadre, erano le squadre. Tifosi, prima ancora che presidenti, manager, imprenditori. Impossibile non amarli. Il legame tra i proprietari e le rispettive squadre per anni è stato viscerale. Ah, i bei tempi della Serie A, il migliore campionato al mondo.
Proprio il maggior successo della presidenza Moratti, quel Triplete nel 2010 conquistato, sognato, sudato andando oltre ogni possibilità, rappresenta il canto del Cigno di uno stile di presidenza che ha ben presto mostrato i propri limiti.
Disorganizzazione e Dipendenza
Basta vedere le situazioni rovinose di Parma, Firenze, e Roma e i tracolli di Milan e Inter per capire il limiti maggiori di una dipendenza così forte dalle tasche del presidente. Chiusi i rubinetti, finita la gloria. Finita la gloria, inizia la discesa, quando non addirittura la rovina del fallimento.
L’aumentare delle spese del mondo del Calcio ha reso insostenibile per i presidenti imprenditori, già oltretutto in molti casi sazi dopo anni di successi, riuscire a sostenere le enormi spese richieste per competere a grandi livelli. A fare il resto hanno pensato le nuove regole economiche imposte dalla Uefa, che hanno tagliato le gambe a questo modello.
Gli ultimi anni della presidenza Moratti mostrano tutti quei limiti che in passato soldi e vittorie avevano parzialmente coperto: poca oculatezza nelle scelte, una politica societaria non aziendale, più consona a una famiglia che ad uno dei top club mondiali, fatta di tante persone confermate e selezionate per legame affettivo più che per competenza o valore, di settori indispensabili in una azienda, come quello della comunicazione, colpevolmente trascurati. Moratti è costretto a cedere.
L’Inter si trova con una rosa smobilitata, un brand da rivalutare, una condizione economica spietata, e la consapevolezza che nessuno sarà disposto ad investire nei colori nerazzurri la passione ed il denaro di Moratti.
Una transizione difficile
Tralasciando la parentesi triennale targata Thohir, comunque necessaria per salvare l’Inter da una condizione economica difficile e da una condizione, arriviamo al 2016, quando il gruppo Suning, uno dei più importanti della Cina, di proprietà di Zhang Jindong rileva le quote di maggioranza del club nerazzurro. Immaginate i tifosi nerazzurri, abituati a colpi di mercato da sogno e alle zone alte di classifica, sentir passare di risalita graduale, di obbiettivo Europa, di Fair Play, ristrettezze e pazienza. E’ un continuo di critiche verso una proprietà rea di non tenerci, di non volere investire, di avere a cuore solo i propri interessi. Di essere poco tifosa e troppo aziendalista. Il vento nuovo proveniente dalla Cina stava nell’ombra portando il club nerazzurro verso il nuovo calcio
Poca passione, ma….
Una società strutturata e competente, un progetto pluriennale, comunicazione all’avanguardia, partnership commerciali. Questi i punti di forza delle nuove società – aziende. Se i frutti sul campo tardano ad arrivare per i primi due anni, in ambito societario la famiglia Zhang riesce pezzo alla volta a ricostruire l’Inter dalle fondamenta, per trasformarla in una azienda in grado di reggersi sulle proprie spalle, di non dipendere dalle finanze di nessuno, e di non vivere mai più le ristrettezze e le difficoltà. Il fatturato cresce esponenzialmente, sul campo le basi della rosa del futuro iniziano ad essere poste. Ciò nonostante manca il sale di un vero tifoso: una proprietà vicina, presente, in grado di far tornare a sognare vittorie e campioni in maglia nerazzurra.
Il presidente manager…ma è davvero così?
E’ l’arrivo alla presidenza di Steven Zhang nel 2018 a cambiare le carte in tavola. Il giovane Steven si stabilisce a Milano e inizia a familiarizzare con l’ambiente nerazzurro. L’entusiasmo e la voglia del giovane fanno subito breccia nel cuore dei tifosi. Nei mesi a Milano Zhang viene trascinato dalla ondata nerazzurra…tanto da diventare proprio quello che inizialmente si pensava non potesse essere: tifoso.
Perchè in fondo, anche nel calcio moderno possono mancare i soldi, ma la passione…che sia tifoso o manager, quella non deve mancare mai.
Beatrice Canzedda