il 2 ottobre 2023, lo stilista Michael Costello è stato accusato dalla modella Shereen Wu di aver sostituito il suo volto con uno generato da un modello di IA, compiendo un atto di Whitewashing. L’impiego delle IA e delle tecnologie di deepfaking nel mondo della moda e più in generale del lavoro impone una nuova riflessione.
Cedere il proprio volto: Intelligenza Artificiale e diritti di immagine – Da quando le tecnologie di deep learning hanno cominciato a diventare argomento di grande scalpore a livello mediatico e sociale, il fenomeno è stato osservato con un certo livello di inquietudine da parte di alcune branche lavorative particolarmente interessate.
Sin dalla diffusione di programmi come ChatGPT e Midjourney artisti visivi, scrittori e doppiatori hanno visto, con un timore del tutto legittimo, una potenziale minaccia alla propria carriera nelle Intelligenze Artificiali, capaci di processare immagini e testi (attualmente, di discutibile qualità) in una frazione del tempo richiesto e a costi irrisori.
Ma la pervasività delle AI e il loro impatto sul mondo lavorativo si è fatto negli ultimi tempi ancora più assillante, toccando ora il campo dei diritti di immagine: attori e modelli possono infatti vedere i propri volti sostituiti da altri generati ad hoc, quando non utilizzati per la creazione di Replicas eVirtual Influencer.
Il caso di Shereen Wu fra razzismo, Intelligenza Artificiale e diritti di immagine
il 2 ottobre la modella Shereen Wu ha accusato lo stilista Michael Costello di aver sostituito, durante la promozione su Instagram di una recente sfilata, il suo volto con uno caucasico, generato da Intelligenza Artificiale.
A detta di Wu, la motivazione dietro al gesto sarebbe dovuta al fatto che non era la modella desiderata dallo stilista, trovandosi a dover sostituire una collega. Wu afferma inoltre di non aver ricevuto pagamento di alcun tipo, in via del tacito accordo per cui le modelle non di punta ricevono in cambio dei loro servizi visibilità e fotografie sulla passerella per future promozioni.
Il gesto di Michael Costello avrebbe dunque fatto sì che Wu non ricevesse alcuna sorta di remunerazione dal suo lavoro per lui, danneggiandone l’immagine pubblica.
Lo stilista, attorno a cui da tempo circolano rumori di condotta razzista, non ha sinora risposto in maniera diretta, bloccando la modella sui social media e rimuovendo la possibilità di commentare ai suoi post. Wu fa notare che, in seguito alla controversia, Costello ha condiviso numerosi profili di cosiddetti Virtual Influencer, in una sorta di normalizzazione dei suoi gesti.
Meta e virtual influencers fra sciopero SAG-AFTRA, intelligenza artificiale e diritti di immagine
Le accuse di Wu a Costello sono solo le ultime fra una serie di nuove questioni insorte relativamente all’utilizzo (o alla rimozione) di volti di attori e personaggi dello spettacolo.
Nella metà dello scorso mese, Meta aveva infatti annunciato l’arrivo di una nuova serie di ChatBot/Virtual-influencers con le fattezze di svariate celebrità, fra cui Snoop Dogg e Kendall Jenner.
Più inquietante, è il timing dell’annuncio, arrivato nel mezzo del lungo sciopero da parte del sindacato SAG-AFTRA (Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists) comprendente attori, scrittori e doppiatori. Uno dei punti cruciali dietro allo sciopero è proprio l’utilizzo non regolato e poco etico delle intelligenze artificiali impiegate anche come leva da parte delle aziende per poter tenere bassa la paga stipendiale dei propri dipendenti.
Ma lo sciopero concerne anche i diritti di immagine, rivelando i desideri da parte di alcune compagnie di forzare i propri dipendenti a cedere quasi gratuitamente le proprie fattezze così da poter utilizzare loro repliche virtuali.
Verso una ridefinizione dei diritti d’autore e di immagine
Furto, plagio, riappropriazione dei contenuti di altri. Se il web già prima delle AI presentava significativi problemi per quanto riguardava la protezione di copyright e di diritto all’immagine, il funzionamento dei modelli di Deep Learning, tanto LLM quanto di generazione di immagini, non può distaccarsi dal “furto” di proprietà intellettuale, in via della natura di rielaborazione e combinazione dei dati sottostante al processo di training.
L’argomento presenta dunque due volti, altrettanto importanti: il primo, quello del progresso tecnologico e dell’ambiente digitale come libera forma deregolamentata, dove per citare le parole del professore Kenneth Goldsmith nel suo saggio Ctrl+C, Ctrl+V: Scrittura (non) creativa, vigono leggi nuove e dove “plagio, riappropriazione e combinazione sono alla base della concezione artistica contemporanea”.
Ma l’altro volto della medaglia è quella sociale, di un mondo sempre più vasto di lavoratori che vedono usate tecnologie di incredibile potenziale a livello non solo artistico come strumenti di oppressione ed esclusione da parte di chi si trova a saperle usare solo come tali.