Dagli addetti alla consegna agli agenti di sicurezza all’aeroporto: prenderanno il nostro posto perché più affidabili e meno costosi degli umani. Un algoritmo sarà capace di leggere i nostri consumi e le nostre abitudini dando vita all’assistente digitale perfetto
Quando un anno fa, Eric Schmidt disse che i robot presto diventeranno onnipresenti nella vita di tutti i giorni, in molti non gli credettero.
Il presidente di Google, oltre a pubblicizzare un prodotto che è in fase di sviluppo nei propri laboratori, sapeva che il progresso a cui è giunta l’intelligenza artificiale è più rapido di quanto pensassimo. E presto gli automi faranno molti lavori al posto nostro. Quest’anno il governo statunitense ha deciso di passare alla fase di test dell’”Embodied avatar kiosk”, un robot capace di leggere le emozioni umane e di capire quando si dice la verità o quando si imbroglia. Presto entrerà in funzione negli aeroporti e alla frontiera con il Messico: per entrare negli Stati Uniti non dovremo più rispondere a domande sottoposte da un essere umano, bisognerà passare sotto la lente della macchina che per ora ha assicurato il 94% di risposte azzeccate. Un numero che non è raggiungibile da un agente di polizia ordinario.
iCub: robot umanoide alla IDSIA’s robotics lab in Svizzera, mentre afferra un bicchiere bluLe macchine stanno diventando sempre più intelligenti e puntano a sostituire l’uomo anche nei lavori di maggiore responsabilità. Non si parla solo degli addetti alla consegna dei pacchi, sostituiti dai droni, o dei tassisti che rischiano di essere rimpiazzati dall’auto senza pilota, ma di tecnici di laboratorio, agenti di sicurezza appunto fino ai consulenti di marketing o agli addetti alle risorse del personale. Solo per citarne alcuni. Come le persone hanno cominciato a condividere i propri pensieri all’interno dei social network, aggiungendo stati d’animo, foto e video, i ricercatori hanno studiato un modo per poter organizzare tutti questi contenuti all’interno di un algoritmo che fosse capace di prevederli e di apprendere le connessioni mentali che hanno portato alla loro creazione. Un’intelligenza artificiale che possa imparare a diventare umana e provare sentimenti. I robot ci consiglieranno chi assumere, leggeranno nelle espressioni chi è disposto a comprare, pagando anche più del prezzo, oppure chi ha bisogno di essere stimolato maggiormente. Un software che leggerà le nostre esigenze, saprà chi voteremo e conoscerà il nostro stato d’animo.
Le potenzialità sono infinite, oltre a sostituirsi all’uomo svolgendo il lavoro, un altro possibile sviluppo è un assistente digitale, che potrà essere scambiato per un umano virtuale in quanto replicherà esattamente i nostri comportamenti.
Ad esempio: se è un’abitudine chiamare la fidanzata giornalmente, l’intelligenza artificiale apprenderà questo comportamento e il giorno in cui ce ne dimenticheremo sarà un pop up a ricordarcelo. In futuro sarà capace di fare la telefonata al nostro posto. La capacità di apprendimento dei nostri comportamenti, delle nostre emozioni e abitudini trasformerà il software in un vero e proprio clone digitale. Sarà come guardarsi allo specchio. Con una nostra foto assumerà le nostre sembianze e attraverso i video apprenderà come trasmettiamo le emozioni e sarà in grado di riprodurle. Una vera e propria coscienza cibernetica.
«Un domani, quando moriremo, i nostri cari non dovranno piangere sulle tombe, basterà schiacciare un tasto e attivare il nostro gemello digitale per interagire con noi»
Questo, secondo John Smart (fondatore della Acceleration Studies Foundation). Per riuscire a fare tutto questo, dovremo autorizzare le compagnie ad avere pieno accesso alle nostre identità digitali. Un potenziale rischio per la privacy, di cui va tenuto conto.
Come al solito il problema non è la tecnologia, ma il modo in cui si utilizza.