Negli ultimi anni si è parlato tanto di intelligenza artificiale (IA) e negli ultimi mesi in particolare la discussione si è accesa per via delle previsioni di alcuni tra i più importanti guru della tecnologia. Alcune sono catastrofiche (come quelle di Elon Musk e Jack Ma), altre ottimistiche (come quella del patron di Facebook, Mark Zuckerberg). In Italia, però, questo dibattito probabilmente non arriverà mai, stando almeno agli ultimi dati presentati dal Politecnico di Milano, che ha condotto uno studio su più di 700 aziende non solo italiane per un totale di quasi 470 casi di applicazione di intelligenza artificiale.
Italia dietro Francia e Germania
La School of Management del Polimi ha presentato i risultati della sua ricerca a un convengo sul tema dell’intelligenza artificiale. Da questi dati è emerso come le aziende italiane prediligano un approccio decisamente più cauto rispetto alle controparti tedesche e francesi. Se in Italia “solo” poco più del 50% delle grandi aziende utilizza l’IA, in Germania e in Francia questa percentuale arriva al 70%. La cautela italiana emerge anche dal tipo di soluzioni scelte. Infatti, in Italia si preferisce ricorrere ad applicazioni di intelligenza artificiale già collaudate (50% circa dei casi analizzati), al contrario degli altri Paesi che dànno fiducia anche a progetti sperimentali, in cui le applicazioni già “rodate” non arrivano al 40%. Questa cautela è in parte comprensibile: avviare un progetto di IA richiede una gestione iniziale e successiva affinché si raggiungano performance uguali o superiori a quelle umane.
Settori e soluzioni di punta
I settori in cui le applicazioni di intelligenza artificiale sono più diffuse sono quelli relativi a banche/finanza/assicurazioni e industria dell’automobile con il 17%. Seguono i settori energia al 13% e telecomunicazioni e logistica con il 10%. Per quanto riguarda il tipo di soluzioni principalmente utilizzate, in testa con il 35% troviamo l’Information Data Processing, cioè l’uso di IA che recuperano informazioni per mettere in atto (sulla base delle informazioni ottenute) processi di decision making. Altra soluzione diffusa è quella degli assistenti virtuali (virtual assistant) o chatbot (25%), cioè quei software capaci di relazionarsi con un utente umano al fine di soddisfare le sue esigenze (quanto siano realmente efficienti è però tutto da verificare). Insomma, si punta di più sulla competitività interaziendale che sul miglioramento dell’efficienza dei processi organizzativi.
Intelligenza artificiale e futuro
Insomma, un futuro in cui l’IA prende il sopravvento sembra molto lontano. L’aspetto sicuramente positivo riguarda, però, l’aumento della domanda di lavoro. Ricordiamo infatti che le startup che si occupano di queste applicazioni hanno raccolto nel giro di pochi anni miliardi di dollari di finanziamenti e di anno in anno questi finanziamenti continuano ad aumentare. Forse il momento delle IA non è ancora arrivato, ma è il futuro che ci aspetta. E voi? Che ne pensate? L’azienda per cui lavorate utilizza software di intelligenza artificiale? La vostra azienda li userebbe? Temete che i computer possano rubarvi il lavoro? Fatecelo sapere con un commento.
Davide Camarda