Si avvicina l’ora del pranzo, e io inizio ad avere un po’ di appetito.
Ma prima di buttarci sul cibo, sintetizziamo rapidamente le notizie con le quali l’industria mediatica ci ha bombardato nelle ultime settimane. Cerchiamo di mettere un po’ di ordine in questa confusione mediatica, che è ancora peggio, se possibile, del caos del mio frigo.
La carne rossa non si può mangiare, è cancerogena. Il pesce contiene metalli pesanti; la frutta e la verdura? Ma vogliamo scherzare, è piena di pesticidi. Rimangono la pasta ed il pane… Ma per carità, solo glutine, che fa male a tutti, non solo ai celiaci. Mi restano in frigo i latticini, ma… Saremo mica matti? Derivati dal latte, che è un vero veleno! Provoca eccessi di muco, colesterolo, artrosi, il mughetto, e magari anche la pernospora. Ed è sicuramente a causa di questa suddetta bevanda diabolica, che hanno diagnosticato quella macchietta elettrondensa sulla cute della nonna. O forse era carcinoma della pelle?
Non mi resta farmi una bella tazza di caffè, con una spolverata di zucchero… Ma cosa esce dalla mia bocca! Lo zucchero è peggio della Cocaina! Da assuefazione, fa venire la depressione, fa cadere i capelli, e i calli ai piedi… E il caffè? Ora pure il caffè è sotto la lente d’ingrandimento dell’Iarc, l’agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro, che ha appena condannato carni rosse ed insaccati. Tra le sostanze da indagare, la commissione ha indicato le carni, che sono state appunto oggetto dell’ultima monografia, e da un paio di settimane a questa parte, passano anche di bocca in bocca, condite abbondantemente con fiumi di polemiche, ma mai masticate. E non finisce qua; si parla anche di aspartame, di supplementi a base di ferro, di obesità e… del caffè. In realtà si tratta unicamente di un’etichetta americana, “possibly carcinogenic”. C’è un’evidenza limitata che il consumo della bevanda calda provochi il cancro alla vescica, mentre gli esperimenti escludono una cancerogenicità per mammella e stomaco, e c’è un’evidenza inadeguata per altre parti del corpo. Pare che il caffè contenga centinaia di sostanze chimiche, che variano a seconda della specie della pianta, del luogo della crescita, della lavorazione delle bacche, dalla tostatura dei semi, dal tipo di preparazione.
Che strano, eppure ero convinta che tutti gli alimenti, tutta la materia in generale, fosse composta da sostanze chimiche. Mi dev’essere sfuggito qualche tassello fondamentale dell’evoluzione della piramide alimentare.
Dunque, cari ricercatori, qual è la vera soluzione per vivere bene, mangiare sano, senza incappare nel terribile cancro, la vera malattia del nostro secolo, il peggiore dei big killer, che ancora dissemina morte e distruzione?
Come posso nutrire il mio povero corpo, senza arrecargli danni permanenti ed irreparabili?
In parole povere, cosa posso mangiare per pranzo?
L’unica soluzione sarebbe vivere di aria.
Se solo, ahimè, anche questa non fosse inquinata, e ormai povera della preziosa molecola dell’ozono; quindi potenzialmente pericolosa.
Niente paura! Ancora una volta arriva la scienza in nostro aiuto, per illuminarci della sua immensa saggezza, e salvarci dal male. Arriva la scienza a svelarci una via alternativa, che sta spopolando in America, e pare arriverà presto anche nel piatto degli europei.
Di cosa sto parlando? Tra poco lo saprete. Ma prima, siete davvero disposti a tutto, pur di salvare il futuro dell’umanità dall’imminente catastrofe, che prima o dopo, si abbatterà sull’intero Pianeta Terra?
Si sente spesso parlare di risorse naturali in via di esaurimento, complice soprattutto l’ingordigia dell’uomo, che sta accelerando il loro consumo in modo sproporzionato, rispetto alla loro capacità naturale di rigenerarsi.
Una popolazione in rapida crescita aggiunge bocche da sfamare, e richiede anche più proteine.
E’ proprio partendo da questo pensiero che molte start-up stanno mettendo in commercio una nuova proteina. Durante le ultime settimane dello scorso inverno, in un’ariosa cucina della School of Visual Arts di New York City, due studentesse di design stanno facendo un cocktail. Su un lungo tavolo di legno c’è un muro di vasetti luccicanti, bottiglie di Bourbon, vodka e vari distillati. La fragranza degli ingredienti che macereranno nel corso delle settimane successive, fino a quando cederanno il loro sapore all’alcool, permane nell’aria. Ci sono ciotole bianche con cocco tostato e cacao puro, e un vaso con bastoncini di cannella. Poi ci sono i grilli.
Questa nuova proteina è ricca di sostanze nutritive, totalmente naturale e… Ha sei zampe.
Si tratta di un progetto nuovo di zecca, proveniente dalla “Food and Agricolture Organization, FAO, firmato Usa, ed intitolato “Insetti commestibili: prospettive future per la sicurezza alimentare”.
Il rapporto seguente rivela che la popolazione potrebbe crescere fino a 9 miliardi di persone, in un breve lasso di tempo. Quasi un miliardo di persone soffre la fame, e gli insetti, una fonte di proteine che richiede davvero poco per essere allevata, potrebbero contribuire ad attenuare questa crisi incombente.
“Il fatto è che si deve far capire ai consumatori che mangiare insetti non è solo un bene per la loro salute, ma soprattutto un bene per il nostro Pianeta”. Questo si leggeva nel rapporto. E quale modo è più efficace, per superare un ostacolo psicologico, se non un cocktail a base di grilli?
L’industria alimentare specializzata nei grilli del Nord America non è nata spontaneamente, sulla scia di un cambiamento dei gusti alimentari. E’ stato piuttosto un rapporto della FAO del 2013, e continui interventi da parte di entomologi, uno tra i tanti “Marcel Dicke”, che pare aver raggiunto oltre un milione di visite sul web.
La popolazione è in rapida crescita, com’è già stato detto, e la produzione di cibo, di conseguenza, dovrà aumentare almeno del 70% entro il 2050. Si stima inoltre che, se le abitudini alimentari non subiranno una variazione, entro il 2030 si consumeranno almeno 39 milioni di tonnellate di carne, e manca addirittura lo spazio per ospitare tali allevamenti.
Sono state quindi gettate le basi per un possibile inserimento nel mercato degli insetti commestibili.
Il crowfunding ha dimostrato che non esiste mercato che non possa essere sfruttato.
Dunque via libera a bruchi, vermi e larve, che sono ricchi di proteine e di micronutrienti essenziali, quali ferro e zinco. Occupano meno spazio di un allevamento di vitelli, minori emissioni di gas a effetto serra, e hanno un tasso di conversione dei mangimi non paragonabile: un solo chilo di mangime produce 12 volte più proteine commestibili di quante siano contenute nel manzo. Alcune specie di insetti sono resistenti alla siccità e possono richiedere meno acqua di mucche, maiali o pollame. E i benefici non finiscono qua.
Gli insetti potrebbero anche sostituirsi alla soia e alla farina di pesce, e diventare un mangime decisamente più sostenibile. Inoltre cavallette, formiche e Co. potrebbero essere alimentati con scarti di cibo e deiezioni animali, gli allevamenti di insetti aumenterebbero quindi l’offerta mondiale di proteine, favorendo al contempo la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti.
Si tratta indubbiamente di un’ambiziosa visione per il futuro della Terra.
Nel Nord America è già presente un’infrastruttura industriale basata sui grilli; gli insetti sono stati allevati per decenni come esca per i pesci, e cibo per i rettili da compagnia, ora vengono allevate direttamente ad uso delle persone. Un gran salto di qualità, che non manca certo di suscitare molte perplessità.
Ma il Nord America non si lascia di certo intimidire, e prevede che le proteine in polvere d’insetto saranno tra le tendenze alimentari più hot degli anni a venire, insieme con ostriche, ortaggi insoliti, e whisky.
Lo scenario migliore per i sostenitori dell’entomofagia, preoccupati per la sicurezza alimentare globale, è convincere la gente a mangiare insetti così come sono. L’obiettivo finale è quello di introdurre sempre più prodotti a base di grilli, per avviare al meglio l’insetto nel mercato alimentare, fino ad arrivare a poter andare in un ristorante, dov’è possibile ordinare un hamburger di pollo, uno vegetariano, e un burger, cioè a base di insetti.
Ancora non siete convinti?
Se andiamo a dare una rapida occhiata a ciò che appare nei migliori menù mondiali, scopriamo che i thailandesi amano le cavallette fritte, i sudafricani i bruchi. Secondo la Food and Agricolture Organization delle Nazioni Unite, almeno due miliardi di persone in tutto il mondo, mangia regolarmente insetti. Inoltre, secondo un aspetto strettamente nutritivo, sono davvero difficili da battere: gli insetti hanno un elevato contenuto di proteine, vitamine, minerali, fibre e grassi buoni. Più di 2000 specie, a quanto pare, possono essere utilizzate come cibo.
Alla luce di tutto ciò, cosa mangiare per pranzo?
Vogliamo chiudere il frigo, e lanciarci in questa nuova esperienza, stuzzicando occhi, antenne e zampette?
Io credo che, se l’obiettivo finale è il consumo di insetti interi, convincere il delicato palato degli occidentali sarà l’impresa più ardua.