Tutti i genitori hanno sperimentato quanto i bambini di uno e due anni davvero non se la cavano bene col dover attendere perché non sono ancora in grado di gestire le proprie emozioni.
I bambini molto piccoli lasciati ad aspettare si innervosiscono in fretta e non fa bene né ai loro genitori né, cosa più importante, al loro sviluppo psicologico.
Dunque da un po’ gli psicologi si chiedono cosa i genitori possano fare per insegnare agli infanti ad aspettare senza innervosirsi.
Arriva notizia dalla Ruhr-University Bochum di una ricerca pubblicata su Child Development che si è focalizzata sulla domanda: tenere conto del carattere del bambino può rendere gli sforzi più efficaci?
Studi precedenti avevano mostrato come era possibile insegnare agli infanti con l’esempio attività con cui distrarsi.
Il presente studio si è svolto in due fasi, nella prima si è creata un’attesa nel bambino mostrandogli un dolcetto, lo si è messo fuori dalla sua portata ma in vista, dunque il bambino sapeva che avrebbe ottenuto il dolcetto quando la persona (uno sperimentatore) che aveva mostrato loro il dolcetto sarebbe tornata (l’attesa è stata di 3 minuti), nella stanza coi bambini c’erano i genitori (naturalmente) ma che interagivano il meno possibile lasciando che il bambino se la cavasse con la propria attesa con i giocattoli a disposizione (delle cose da impilare e un tagliaerba giocattolo).
Il risultato: in effetti i bambini descritti dai genitori come di carattere più vivace si sono rivolti al tagliaerba per ingannare l’attesa, mentre quelli più calmi hanno scelto il passatempo più tranquillo, dunque quando sono stati lasciati a se stessi il temperamento ha determinato la scelta su come combattere la propria insoddisfazione crescente.
Il secondo passo invece è stato indagare come reagivano quando un adulto mostrava loro nuovi modi per distrarsi, in questo caso sia che l’insegnante fosse un genitore o un estraneo è risultato che non aveva nessuna importanza che il carattere del bambino corrispondesse allo stile del gioco (più calmo o più dinamico). Altra cosa interessante in questo secondo passo ad alcuni bambini è stato mostrato un modo per distrarsi e ad altri no, i primi si sono distratti di più e quindi hanno affrontato meglio l’attesa.
Dunque la conclusione degli studiosi è che non solo i bambini possono imparare strategie per distrarsi osservando ma che genitori e persino estranei possono essere anche dei modelli di comportamento, perché anche i bambini con un temperamento più attivo potevano imparare passatempi calmi e viceversa.
Roberto Todini