Approvato nuovo insediamento israeliano su sito UNESCO vicino a Betlemme

insediamento israeliano, UNESCO, Betlemme, Cisgiordania, Nahal Heletz, Gush Etzion, Bezalel Smotrich, Peace Now, diritti internazionali, patrimonio culturale, soluzioni due stati

Andrea Umbrello

Direttore Editoriale di Ultima Voce


Il 14 agosto 2024, il governo guidato da Netanyahu ha ufficialmente approvato i confini comunali per un nuovo insediamento Israeliano, chiamato Nahal Heletz, situato in una zona di particolare rilevanza culturale e storica nei pressi di Betlemme, nella Cisgiordania occupata.La decisione, che ha subito suscitato un’ampia risonanza internazionale, riguarda un’area dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, rendendo la situazione ancora più complessa dal punto di vista politico e legale.

Una decisione altamente contestata e le implicazioni legali

L’insediamento di Nahal Heletz si inserisce all’interno del più ampio blocco di Gush Etzion, situato a sud di Gerusalemme, una regione già teatro di tensioni e conflitti per via della presenza massiccia di insediamenti israeliani. Questi insediamenti, secondo il diritto internazionale, sono considerati illegali poiché sorgono su territori occupati da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Nonostante ciò, il governo israeliano continua a promuovere la costruzione di nuove abitazioni e strutture per i coloni, alimentando le critiche della comunità internazionale e dei gruppi di difesa dei diritti umani.

L’approvazione dei confini comunali da parte del governo israeliano rappresenta un passo formale cruciale verso la realizzazione concreta dell’insediamento. Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, un convinto sostenitore della supremazia ebraica e delle politiche di espansione degli insediamenti, ha dichiarato con enfasi che “il suo ufficio ha completato il lavoro” e che il piano è ormai pronto per essere attuato. Smotrich ha ribadito che nessuna pressione internazionale o decisione contraria potrà fermare lo sviluppo degli insediamenti, definendo questa come “la missione della sua vita”.

La reazione di Peace Now e il rischio per il patrimonio mondiale

L’organizzazione israeliana Peace Now, che da anni si oppone alla politica di insediamenti nei territori occupati, ha espresso una dura condanna della decisione. Secondo Peace Now, l’insediamento di Nahal Heletz non solo viola il diritto internazionale, ma rappresenta anche un grave affronto alla Convenzione UNESCO, alla quale Israele ha aderito. “Smotrich continua a promuovere l’annessione di fatto, ignorando le responsabilità internazionali di Israele, e questo avrà conseguenze per tutti noi“, ha dichiarato l’organizzazione in un comunicato.

Peace Now ha inoltre sottolineato l’importanza storica e culturale dell’area, che è rinomata per le sue antiche terrazze agricole e i sofisticati sistemi di irrigazione, testimoni di millenni di attività umana. Queste strutture non solo rappresentano un patrimonio inestimabile per la comunità locale, ma sono anche di enorme valore per l’umanità intera. La costruzione di un nuovo insediamento in questa zona, secondo Peace Now, equivarrebbe a un “attacco all’ingrosso” al patrimonio culturale e naturale dei palestinesi e dell’umanità.

L’Amministrazione civile israeliana, l’organismo responsabile della gestione dei territori occupati, ha recentemente pubblicato una linea blu che demarca i confini del nuovo insediamento, per un totale di 602 dunam, equivalenti a circa 3,7 chilometri quadrati. Questo processo di rilevamento è volto a stabilire con precisione quali terreni sono di proprietà privata e quali possono essere utilizzati per l’espansione degli insediamenti. Tuttavia, Peace Now ha messo in guardia sul fatto che questa operazione rappresenta un’ulteriore conferma dell’intento di Israele di procedere con l’annessione de facto della Cisgiordania, creando nuovi fatti sul terreno che rendono sempre più difficile la prospettiva di una soluzione a due Stati.

Impatti sulla popolazione palestinese e sul processo di pace

La costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania ha effetti devastanti sulla popolazione palestinese locale. Le comunità palestinesi spesso si trovano a perdere l’accesso a risorse fondamentali come l’acqua e le terre coltivabili, elementi essenziali per la loro sussistenza. L’espansione degli insediamenti frammenta ulteriormente il territorio palestinese, isolando villaggi e città l’uno dall’altro e complicando la mobilità e l’accesso ai servizi essenziali come sanità e istruzione.

Inoltre, la continua espansione degli insediamenti è uno dei principali ostacoli al raggiungimento di una pace duratura nella regione. La creazione di nuovi insediamenti rende sempre più complesso delineare i confini di un futuro stato palestinese, alimentando il risentimento e la frustrazione tra i palestinesi. Questo scenario contribuisce a un circolo vizioso di violenza e instabilità, allontanando ulteriormente la possibilità di una risoluzione pacifica del conflitto.

Attualmente, si stima che circa 700.000 coloni israeliani vivano in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, una cifra che è in costante crescita. Questo numero impressionante riflette non solo la politica attiva del governo israeliano in favore degli insediamenti, ma anche l’incapacità della comunità internazionale di esercitare una pressione efficace per fermare questa espansione. Ogni nuovo insediamento che viene costruito non fa che consolidare la presenza israeliana nei territori occupati, rendendo sempre più difficile la possibilità di negoziare una soluzione equa e duratura per entrambe le parti.

La decisione di Israele di approvare un nuovo insediamento in un’area riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità rappresenta un grave passo indietro per il processo di pace e per la tutela del patrimonio culturale mondiale. Mentre le tensioni continuano a crescere, appare sempre più chiaro che la comunità internazionale dovrà intensificare i suoi sforzi per trovare una soluzione che possa garantire diritti e sicurezza sia agli israeliani che ai palestinesi, preservando al contempo il patrimonio culturale e naturale che appartiene a tutta l’umanità.

Exit mobile version