Uno studio inglese rivela che l’inquinamento atmosferico genera gravi danni nei giovani. La ricerca ha dimostrato che 2000 ragazzi di 17 anni esposti ad elevati livelli di inquinamento, hanno una probabilità del 70% in più di sviluppare psicosi, paranoie o altri disturbi mentali. Appare chiaro che sono proprio gli adolescenti i soggetti più deboli, in quanto si innesca un pericoloso collegamento tra stato mentale dei ragazzi e qualità dell’aria.
Questo processo viene spiegato dai ricercatori dopo un’attenta analisi. Infatti lo studio ha preso in considerazione più variabili: la valutazione riguarda anche le esperienze di ciascuno, compreso l’ambito familiare, le abitudini, l’eventuale consumo di sostanze stupefacenti e molto altro. Il dato allarmante è il seguente: sebbene le esperienze di psicosi nei giovani tendano ad essere comuni, i sintomi causati dall’inquinamento atmosferico potrebbero condurre a sviluppare malattie mentali in età adulta.
I risultati dello studio
In base ai dati, ci sarebbe un collegamento tra le condizioni dell’aria e vari problemi di salute, tra cui intelligenza ridotta e depressione. In sostanza, come sottolineano gli esperti, i bambini e i ragazzi sono particolarmente vulnerabili agli effetti derivanti da inquinamento atmosferico a causa della giovinezza del cervello e del sistema respiratorio. Chiaramente questi dati apportano concretezza ai già numerosi allarmismi: appare innegabile che l’inquinamento atmosferico influisca non solo sulla salute respiratoria e cardiovascolare, ma anche sulla quella mentale. E’ la rivista Jama Psychiatry a rendere noto il seguente studio.
Le cifre della ricerca
Veniamo ai numeri: sembrerebbe che il 30% dei giovani sottoposti ad analisi, abbia evidenziato almeno un’esperienza psicotica: nulla di particolarmente allarmante, anzi un tasso considerato normale. Eppure va aggiunto un ulteriore dato in base al quale le psicosi si sono verificate più comunemente tra gli adolescenti che vivono nel 25% dei posti più inquinati. Insomma, le esperienze psicotiche verificatesi nei giovani immersi in aree più inquinate sono di gran lunga maggiori rispetto ai giovani che abitano in luoghi con livelli di concentrazione di biossido di azoto nettamente inferiori.
Gli scienziati del King’s College di Londra hanno colto la palla al balzo, potremmo dire. In un momento così delicato in merito alla questione ambientale, questi risultati assumono un valore preziosissimo. La salute dei giovani e giovanissimi è un aspetto che va seriamente tutelato, tenendo conto che una corretta salvaguardia del loro benessere psico-fisico si deve accompagnare a un diverso approccio nei confronti dell’ambiente.
Martina Monti