Uno studio dell’Agenzia europea per l’ambiente rivela come ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico nelle città garantisca la salute della popolazione più povera.
Nel Vecchio Continente, l’inquinamento atmosferico causa circa 400mila morti premature ogni anno. Mentre quello acustico contribuisce a 12mila decessi l’anno, aumentando le condizioni di stress psicofisico.
L’Agenzia europea per l’ambiente denuncia come nelle città europee i più poveri non riescano ad accedere facilmente né alle aree verdi e né alle zone meno cementificate. È più probabile che risiedano in luoghi dove il tasso di inquinamento atmosferico e acustico è elevato. Si pensi alle periferie colpite anche da un welfare molto debole.
Ma ci sono differenze tra il Nord e il Sud dell’Europa. Per esempio, nelle città della Norvegia e dell’Islanda, dove c’è una minore diseguaglianza sociale e l’ambiente urbano ed extra urbano è maggiormente tutelato, si registra la percentuale più bassa di morti premature attribuite all’inquinamento, circa il 9 per cento.
Oltre il 50 per cento della popolazione mondiale oggi risiede nelle grandi aree urbane
Poco più di un secolo fa, essa si fermava al dieci per cento. Tra quarant’anni nel mondo si assisterà a una “contrazione” delle città europee e occidentali e a una espansione vertiginosa delle aree urbane nei Paesi emergenti, in particolare dell’America Latina e dell’Asia orientale. Agli inizi degli anni Novanta lo sviluppo di Internet sembrava potesse in qualche misura ridimensionare l’espansione delle città. Oggi, l’emergenza sanitaria, attraverso lo smart working e il telelavoro, apre una porta verso una possibile perdita della centralità delle aree urbane.
Nel 2050 si prevede che circa il 75 per cento della popolazione mondiale vivrà nelle città
Secondo le Nazioni Unite cinque miliardi di persone. E l’80 per cento delle emissioni inquinanti è prodotta proprio dagli insediamenti urbani. La densità demografica e l’impatto sull’ambiente delle città s’intrecciano col tema della sostenibilità urbana, una delle sfide più difficili del nostro secolo. In gioco ci sono diversi problemi: il consumo delle risorse – acqua, elettricità, gas – la de-carbonizzazione a beneficio delle fonti di energia rinnovabile e l’aumento delle aree verdi, alternative alla cementificazione.
La ri-progettazione delle città deve tenere conto della salute e del benessere della popolazione oltre che dell’ ambiente. A ricordarlo l’architetto Renzo Piano:
“Dovremmo completare il tessuto della città. È questa la nostra grande scommessa per i prossimi cinquanta anni”
Piano vede nelle aree urbane che fagocitano territori e stringono in una morsa di cemento la popolazione, soprattutto quella più fragile e povera, una “preoccupante degenerazione” che priva l’uomo – incline naturalmente ad aggregarsi – della “felicità”. A sua volta fine ultimo per il quale le città sono state ideate.
I Paesi industrializzati stanno tentando di velocizzare i processi di rinnovamento delle città
Mentre uffici e appartamenti di New York si svuotano dei lavoratori qualificati e delle classi più agiate, che preferiscono trasferirsi là dove c’è una bassa densità abitativa, il costo della vita resta uno tra i più cari al mondo. I cittadini che percepiscono redditi sempre più bassi non hanno alternative.
New York, che in questi anni ha portato avanti un vasto programma di sussidi e agevolazioni per l’installazione di pannelli fotovoltaici e la riqualificazione dei condomini e dei grattacieli più obsoleti – oltre mille le strutture in amianto che il sindaco Bill De Blasio ha avviato alla demolizione – perderà i newyorkesi, rinunciando a trasformarsi in una città inclusiva.
Milano accelera sui progetti di sostenibilità per esorcizzare lo spettro della crisi
Tre milioni di alberi verranno piantati per aumentare la densità di aree verdi nella città. La riqualificazione urbana coinvolgerà la mobilità con la Circle Line e l’ampliamento delle piste ciclabili e anche con la ricostruzione dei vecchi scali ferroviari. Basterà? A Milano il livello di inquinamento atmosferico e acustico resta elevato. E agli esordi di questa ‘nuova normalità’ emergono già le difficoltà economiche di chi percepisce redditi medio-bassi – i giovani tra i 24 e i 34 anni – o le famiglie che risiedono nelle periferie.
Da qui la scommessa di riuscire a fare la differenza.
Scriveva Italo Calvino ne ‘Le città invisibili’:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Chiara Colangelo