Per l’ecologista l’idea che esista un diritto uguale per tutti di vivere e di realizzare i propri fini è un assioma di valore intuitivo e scontato. Restringerlo agli esseri umani è antropocentrismo e provoca effetti negativi per la stessa qualità della vita umana.
(Arne Naess – Ecosofia)
L’inquinamento atmosferico costituisce uno degli ostacoli più gravi e insidiosi alla salute umana e al benessere degli ecosistemi globali. Con il suo impatto diretto sulla qualità dell’aria, questo fenomeno, si rende responsabile di sostanziali danni all’ambiente, e di un numero sempre crescente di patologie e conseguenze sulla salute, riscontrabili sia a breve che a lungo termine.
Il 10 Dicembre 2024 l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha pubblicato la valutazione annuale dell’impatto sulla salute legato alla qualità dell’aria. Secondo le analisi esposte, sono poco meno di 240.000 i decessi all’anno nell’Unione Europea che possono essere attribuiti all’esposizione al particolato fine, un inquinante atmosferico che determina la qualità dell’aria, e quindi della vita sul pianeta.
A preoccupare non sono solo i numeri elevati dei decessi, ma anche quelli riguardanti i livelli di concentrazione di particelle inquinanti nell’aria. Infatti, dalla lettura del Report, emerge che i cittadini europei continuano a essere esposti a concentrazioni di inquinanti atmosferici notevolmente superiori rispetto ai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Cos’è l’inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico è un fenomeno complesso causato da una combinazione di fattori antropici (legati alle attività umane) e naturali. I fattori antropici includono principalmente l’industria, i trasporti, il riscaldamento domestico e il fumo di tabacco, che rilasciano nell’atmosfera una serie di inquinanti, tra cui particolato fine (PM2.5), ossidi di azoto (NOx) e anidride carbonica (CO2). Questi inquinanti sono tra le principali cause di malattie respiratorie, cardiovascolari e altre patologie croniche.
Tuttavia, esistono anche fattori naturali, come gli incendi boschivi, le polveri desertiche trasportate dal vento e gli aerosol marini, che contribuiscono all’inquinamento atmosferico. Questi eventi naturali, pur essendo inevitabili, possono aggravare la qualità dell’aria e interagire con le emissioni antropiche, aumentando la concentrazione di sostanze dannose nell’ambiente.
L’integrazione di entrambi i fattori, naturali e antropici, genera emissioni di inquinanti che, una volta diffusi nell’atmosfera, possono produrre smog e piogge acide, contribuendo così a modifiche nei climi locali e globali e causando gravi ripercussioni sia per la salute umana che per gli ecosistemi naturali. L’analisi e la gestione di queste fonti di inquinamento sono fondamentali per ridurre il rischio di malattie e migliorare la qualità dell’aria, come evidenziato da vari studi delle organizzazioni sanitarie internazionali.
Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute secondo l’ultimo Report EEA
L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali cause di malattia e mortalità prematura in Europa, con effetti particolarmente gravi sulle patologie cardiovascolari, respiratorie e metaboliche. Considerare insieme sia la mortalità che la morbilità è fondamentale per comprendere appieno gli effetti complessivi dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana.
I dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) mostrano come l’esposizione a inquinanti come il PM2.5, il NO2 e l’O3 contribuisca in modo sostanziale al carico di malattia nelle popolazioni europee. In particolare, il PM2.5 è il principale responsabile di malattie come l’ischemia cardiaca e l’ictus, ma anche il diabete mellito e il cancro ai polmoni sono fortemente influenzati da questo inquinante. Per le patologie cardiovascolari e il cancro ai polmoni, la mortalità prematura è il principale determinante del carico di malattia, con percentuali superiori al 95%. Al contrario, per le malattie respiratorie come l’asma infantile e la BPCO, la morbilità è il principale fattore di aggravamento, che porta a una riduzione significativa della qualità della vita dei pazienti.
Anche il NO2 ha un effetto rilevante sulla salute, soprattutto per il diabete mellito, con una parte significativa del carico di malattia derivante dalla mortalità. In particolare, l’ictus e l’asma negli adulti sono associati principalmente alla mortalità per l’ictus e alla morbilità per l’asma, con un impatto maggiore rispetto al PM2.5, pur essendo il carico di malattia legato al NO2 inferiore. Con circa 35.000 decessi attribuiti al NO2, la qualità dell’aria continua a rappresentare un problema significativo per la salute pubblica.
L’ozono (O3), sebbene meno discusso, ha un contributo non trascurabile alle malattie respiratorie, con circa 8.400 decessi attribuiti alla BPCO. In sintesi, l’inquinamento atmosferico non solo accelera il decorso delle malattie mortali, ma è anche responsabile di un elevato numero di casi di patologie croniche. Gli interventi per ridurre le concentrazioni di inquinanti atmosferici potrebbero contribuire a prevenire migliaia di decessi e migliorare la salute pubblica, in particolare nelle aree urbane dove l’esposizione è più alta.
La denuncia dell’Agenzia Europea dell’Ambiente
Secondo le ultime stime dell’EEA, almeno 239.000 decessi nell’UE nel 2022 sono stati attribuibili all’esposizione a particelle fini (PM2,5) oltre la concentrazione raccomandata dall’OMS di 5 µg/m3. 70.000 decessi sono attribuibili all’esposizione all’inquinamento da ozono (O3) e 48.000 decessi all’esposizione all’inquinamento da biossido di azoto (NO2).
“Questi decessi evitabili” viene riportato sul sito ufficiale dell’EEA, ” avrebbero potuto essere prevenuti rispettando i valori guida dell’OMS”.
La persistenza dell’esposizione a livelli superiori a quelli consentiti rivela le difficoltà insite nelle politiche pubbliche globali nell’affrontare una questione di tale gravità e complessità. Tali difficoltà si manifestano in un contesto in cui le soluzioni si scontrano con interessi economici, scelte urbanistiche e industriali che ostacolano l’efficacia di interventi decisivi. La constatazione che un numero considerevole di decessi sarebbe stato evitabile, qualora si fosse rispettato il limite imposto dall’OMS, sottolinea con decisione l’urgenza di adottare misure concrete e immediate.
Nonostante le recenti modifiche normative, come l’adozione delle nuove direttive europee sulla qualità dell’aria, l’inquinamento atmosferico continua a costituire uno dei problemi principali per la salute pubblica, con conseguenze particolarmente rilevanti nelle aree urbane, dove le concentrazioni di inquinanti sono significativamente più elevate.
Tale scenario sottolinea la necessità di sviluppare un approccio integrato e coordinato, che non solo contempli il rafforzamento delle normative sulle emissioni, ma che promuova una trasformazione profonda e strutturale dei modelli di sviluppo urbano e industriale.
Verso un’ecologia profonda
I risultati annuali del report sull’inquinamento atmosferico offrono uno spunto significativo per fare il punto della situazione delle società umane e del loro impatto. L’inquinamento, che presenta effetti devastanti sulla salute umana e sull’ambiente, rappresenta un chiaro quadro delle distorsioni di una società che, nettamente separata dalla natura, contribuisce al suo stesso deterioramento.
Con l’intensificarsi dell’urbanizzazione e l’incremento delle attività industriali, questo fenomeno si configura come una minaccia sempre più pervasiva, chiamando in causa non solo le politiche sanitarie, ma anche un ripensamento profondo delle dinamiche di sviluppo sostenibile.
Si mostra urgente, dunque, riflettere sulla necessità di orientarsi verso un’ecologia profonda, connotata da concretezza e lungimiranza.
Mentre l’ecologia superficiale si concentra principalmente su interventi tecnici e correttivi per limitare gli effetti dell’inquinamento a posteriori – come la riduzione delle emissioni di gas serra o il miglioramento delle tecnologie industriali – l’ecologia profonda invita, invece, a una trasformazione radicale del rapporto uomo-natura, che va oltre la gestione dei sintomi, e richiama al riconoscimento di un sistema ecocentrico basato su rispetto ed equilibrio: una rivoluzione che prenda le nette distanze da un sistema antropocentrico così, non solo distruttivo, ma, autodistruttivo.
Alessandra Familari