È stato da poco pubblicato su Science un nuovo studio sull’inquinamento acustico, condotto da Rachel T. Buxton del Department of Fish, Wildlife and Conservation Biology della Università Statale del Colorado insieme ad altri sei colleghi provenienti da istituzioni sempre con sede a Fort Collins in Colorado. La ricerca sta suscitando serie preoccupazioni tra chi si occupa di conservazione ambientale, il motivo è che se le aree urbane sono, è ovvio, le più colpite dal problema le aree naturali protette non ne sono immuni.
Una mappa del rumore
Lo studio ha delineato una mappa del rumore che copre tutti gli USA, nelle intenzioni della Buxton è uno strumento di lavoro per chi deve prendere decisioni su dove intervenire per ridurre l’inquinamento acustico.
Negli Stati Uniti già nel 1972 fu emanata una legge contro il rumore (il Noise Control Act), ma negli anni con l’aumentare delle strade che attraversano aree prima deserte è stata largamente disattesa.
Come è stato condotto lo studio sull’inquinamento acustico nelle aree naturali
I ricercatori hanno registrato i livelli di rumore in ben 492 siti, poi grazie ad un modello computerizzato hanno calcolato il livello di rumore proveniente da fonti naturali presente in ciascun sito, quindi hanno fatto la differenza per vedere quanto rumore in più di origine antropica fosse presente in aree con vari livelli di protezione. Non sorprenderà nessuno scoprire che le aree più interne (negli USA esistono molte aree protette ed alcune davvero grandissime) siano piuttosto tranquille, ma nei parchi più piccoli gestiti di solito dalle autorità locali, più vicini alle città, il discorso è molto diverso. Un po’ di cifre: il livello di rumore è raddoppiato nel 63% di questi parchi e nel 12% di tutte le aree naturali, ma ci sono posti in cui il livello di rumore è salito addirittura di 10 volte rispetto a quello che sarebbe naturale nell’area al netto delle attività umane.
Le cause principali di questo inquinamento nelle aree naturali sono l’apertura di nuove strade, non solo per portare visitatori ma soprattutto perchè spesso vengono concessi permessi di estrazione di gas e petrolio o per miniere, con quel che ne consegue in termini di traffico di mezzi pesanti.
I rischi dell’inquinamento acustico per le aree naturali
Chiaramente trattandosi di aree volte a preservare l’ambiente i primi rischi che vengono in mente sono quelli per la fauna e per la flora. Flora? direte voi, gli alberi hanno orecchie? In realtà alcune piante hanno bisogno di silenzio per la dispersione dei semi, senza contare che il rumore può spaventare e tenere lontani quegli animaletti come piccoli roditori che spesso svolgono il compito. Il rumore può impedire al richiamo di un uccello di raggiungere una potenziale compagna, può impedire a una preda di sentire un predatore che si avvicina.
Gli animali non sono però gli unici presenti nelle aree naturali, oggi molto spesso le persone vanno a visitare queste aree per beneficiare degli effetti positivi che un’immersione nella natura ha sul nostro organismo, a cominciare dalla riduzione dei livelli di stress, ma certi livelli di inquinamento acustico possono certamente minare anche questi benefici effetti sull’uomo.
Roberto Todini