Non sono poche le sedi dell’INPS in sofferenza rispetto agli obiettivi di produzione fissati per il 2017. In attesa di conoscere i dati che saranno forniti nell’Osservatorio sulla produttività convocato per il 5 ottobre, vogliamo dire la nostra sulla soluzione individuata da alcuni direttori, che chiedono ai lavoratori la disponibilità a lavorare il sabato per migliorare i dati di produzione.
Certamente non è una novità, visto che anche in passato è stato utilizzato questo strumento che dovrebbe essere eccezionale, su base volontaria e concordato con le rappresentanze dei lavoratori.
Quindi, nessun direttore si sogni di aprire la sede il sabato senza l’accordo con la RSU e i sindacati territoriali. Alcune riflessioni, comunque, vanno fatte. Perché l’INPS ha ridotto l’orario di servizio (vale a dire l’orario di apertura delle sedi) nel corso della settimana e poi apre i suoi uffici di sabato, aumentando le spese per la vigilanza, la corrente elettrica, il personale?
Non si potrebbe valutare, anche in questo caso eventualmente in via eccezionale e per un tempo definito, l’allungamento dell’orario di servizio nei giorni lavorativi per raccogliere maggiori adesioni tra i lavoratori ed evitare di lavorare di sabato e l’apertura in un giorno di riposo?
Se poi si decidesse di far lavorare il sabato, sempre su base volontaria, si opterebbe per lo straordinario o per la giornata a recupero? In questo secondo caso si rischierebbe di annullare l’effetto della giornata aggiuntiva, con una ricaduta negativa anche sui colleghi che non hanno aderito all’iniziativa, perché dovrebbero coprire l’attività di chi è a recupero.
Un’ultima riflessione. Se si ricorre al lavoro di sabato è perché non ci sono lavoratori in numero sufficiente per raggiungere gli obiettivi richiesti e, quindi, tali obiettivi evidentemente sono fuori misura rispetto alle possibilità della sede. Le soluzioni sono due: rivedere gli obiettivi o assumere personale. Poiché questa seconda opzione richiede autorizzazioni e tempo, è evidente che bisognerebbe agire sulla prima. Riteniamo meno opportuno far lavorare il sabato che rivedere percentuali di produttività che probabilmente non tengono conto della singola realtà oggettiva.
Sarebbe utile condividere queste riflessioni con le altre parti che siedono al tavolo sindacale nazionale, ma la necessità di un vero confronto sui problemi di funzionamento dell’Istituto sembra non interessare i vertici e neanche le altre organizzazioni sindacali, più interessate all’assegnazione degli incarichi di posizione organizzativa o ad inseguire i lavoratori sulle loro specifiche esigenze. E’ comprensibile che un lavoratore voglia lavorare il sabato per incrementare la retribuzione, ma il sindacato è chiamato a valutare questa opportunità all’interno di un interesse generale, per esempio riflettendo sul fatto che in questo modo si coprono le contraddizioni organizzative dell’amministrazione e non si fanno emergere i veri problemi.