Inghilterra e inflazione: una crisi più grave che altrove

Inghilterra e inflazione

Tutti i Paesi europei sono alle prese con l’inflazione e la crisi energetica. Ma, tra questi, uno in particolare sta risentendo degli effetti negativi di questa situazione:  l’Inghilterra.

Uno Stato che, fino a pochi anni fa, mai ci saremmo sognati di identificare come il più fragile del continente. Sicuramente non Boris Johnson nel 2016 quando, nel pieno della sua campagna referendaria pro Brexit, si diceva convinto dell’idea che l’uscita dall’UE avrebbe comportato solo vantaggi per il Regno Unito.

Il presente però, racconta altro: uno Stato in piena crisi, convulso tra fiducia degli inglesi ai minimi storici e inflazione alle stelle.

Certo, nel 2016 non ci si poteva aspettare una guerra combattuta sul suolo europeo né una crisi energetica di questa portata- di questo l’ex sindaco di Londra non è responsabile- ma resta il fatto che l’Inghilterra non era pronta ad affrontare un mutamento così drastico e repentino del contesto internazionale. Per vederne le conseguenze, basta dare un’occhiata ai dati offerti dagli analisti: secondo Citi, a causa dell’aumento del prezzo all’ingrosso del gas  a gennaio 2023 l’inflazione salirà al 18,6 %. Picchi che non erano stati raggiunti nemmeno durante la crisi petrolifera del 1979, quando si fermò al 17,6 %.  Sempre Citi prevede che il prezzo delle bollette energetiche per famiglia media raddoppierà, arrivando a toccare la cifra di 3700 sterline l’anno.

La crisi politica dell’Inghilterra

Secondo le stime, compensare completamente il rincaro del prezzo dell’energia per i prossimi 6 mesi costerebbe allo Stato circa 30 miliardi di sterline. Dunque, una spesa ingente per coprire un periodo di tempo piuttosto limitato. In ogni caso, prima del 5 settembre non verrà presa nessuna decisione a riguardo. Dal 7 luglio infatti , giorno delle dimissioni di Johnson, le mansioni del governo sono ridotte all’ordinaria amministrazione e solo dopo il 5 settembre sapremo chi sarà il nuovo premier britannico. I sondaggi danno Liz Truss, attuale ministro degli esteri, molto avanti rispetto al suo avversario Rishi Sunak, ex ministro del tesoro. Nel frattempo, il Paese soffre: l’indice di fiducia del consumatore è sceso a quota meno 44, il minimo storico da cinquant’anni a questa parte, mentre a luglio l’inflazione ha superato il 10%.

Chi combatte l’inflazione in Inghilterra?

Chi al momento si sta muovendo concretamente per cercare di arginare l’inflazione è la Banca d’Inghilterra( BoE). Secondo le sue previsioni, più ottimistiche di quelle di Citi, il picco inflazionistico sarà del 13,3% e si raggiungerà ad ottobre. Per porvi rimedio, ad inizio agosto la BoE ha alzato il tasso d’interesse all’1,75% , il più grande aumento singolo dal 1995. Tuttavia,  gli analisti rimangono scettici: bisognerà agire con più risolutezza per evitare che la recessione, ormai inevitabile, si aggravi ulteriormente.

Al momento il quadro che emerge è allarmante: crisi energetica, fiducia popolare ai minimi termini,  scioperi sindacali, parlamento in ferie. Al  Regno Unito serve un nuovo capo dell’esecutivo il prima possibile, che riporti la barra del timone abbastanza dritta da guidare il Paese verso un autunno che si prospetta tra i più difficili di sempre.

Daniele Cristofani

 

 

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