Quando smetteremo di morire nei posti di lavoro?

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I casi di infortuni sul lavoro sono sempre più frequenti. Ieri, l’ultimo ennesimo caso a L’Aquila dove ha perso la vita un ragazzo di 33 anni. Ma le vittime accertate nel solo 2019 salgono già a quota 480 circa. Davvero troppe.

Ultima vittima di uno dei tanti infortuni sul lavoro è Alessandro Pacifici, 33 anni, che ha perso la vita rimanendo schiacciato dal mezzo con il quale stava effettuando dei lavori di manutenzione nel magazzino della ditta di proprietà della sua famiglia. I carabinieri stanno indagando, insieme alla procura della Repubblica che ha aperto un’inchiesta disponendo l’autopsia sul corpo del giovane.

La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, con un tweet esprime il cordoglio della Cisl alla famiglia dell’operaio e ammonisce: “Anche oggi l’ennesima tragedia sul lavoro.  Sono più di 450 dall’inizio dell’anno i morti nei luoghi di lavoro. E’ una strage quotidiana che indigna tutti. Basta!”.




Infortuni sul lavoro, tagliati i risarcimenti e i fondi per la sicurezza

Aumentano i morti sul lavoro. Le denunce di infortunio con esito mortale presentate all’INAIL entro il primo semestre del 2019 sono state 482. Ben 13 in più rispetto al primo semestre dello scorso anno (+2,8%). L’Istituto inoltre aggiunge che le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e giugno sono scese lievemente, dello 0,2%, rispetto al 2018 e che nello stesso periodo risultano in aumento le patologie di origine professionale denunciate (+354 casi).

I sindacati da tempo denunciano la situazione. Si prevede che la legge di bilancio 2019 taglierà i risarcimenti dovuti alle vittime degli infortuni sul lavoro. Al danno si aggiunge la beffa: inizialmente per aver ridotto di circa mezzo miliardo in tre anni le risorse per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Ora perché le vittime di incidenti e i parenti di coloro che muoiono rischiano di ricevere minori risarcimenti.

Lo ribadisce anche la Cassazione, con la sentenza del 27 marzo 2019, numero 8580. Difatti afferma ice che “la legge finanziaria del 2019″, nel cambiare i criteri di calcolo di quanto dovuto alle vittime, produce “inevitabili ripercussioni sulla integralità del risarcimento del danno alla persona, principio costantemente ribadito dalla giurisprudenza di legittimità”. In poche parole, mentre finora i lavoratori infortunati o i parenti di quelli deceduti potevano pretendere dal datore di lavoro (se valutato responsabile) il ristoro di tutti i danni non coperti dall’Inail, ora la legge sembrerebbe non consentirlo più. L’Istituto nazionale di assicurazione oggi rimborsa il danno biologico permanente e quello patrimoniale, ma non altre voci come il danno morale e quello temporaneo alla salute.

Serena Fenni
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