Informa Milano: storia di un giornale basato sulle diffamazioni.
Si chiama “Informa Milano” il giornale che, da 4 anni, viene distribuito gratuitamente nelle cassette delle lettere a Milano. Diffonde fake news, alimentando l’odio e la cattiva informazione. Angelo Mandelli è il fondatore del “giornaletto”. Il giornale, inoltre, è scaricabile dal link: “Samizdat Milano”. Il nome Samizdat stesso, rimanda alla pubblicazione illegale a cura di dissidenti nell’Unione Sovietica a partire dal 1960. Queste pubblicazioni avevano il compito di divulgare opere censurate che il regime vietava perché riteneva che diffondessero “odio”.
Pare che sia proprio questo lo scopo di Mandelli: diffondere odio. Il giornale, infatti, è privo di sguardi positivi e pacifici sul mondo o, più in generale, di buone notizie. Si occupa, anche molto bene, di portare, non solo fake news, ma vere e proprie diffamazioni.
Di tendenza sessista, omofoba e razzista, l’impaginazione si presenta con l’aspetto di un giornale “ufficiale”, quasi come se a divulgarlo sia stato il comune. Sicuramente un espediente per far sì che quante più persone cadano nella trappola.
Le calunnie di “Informa Milano”
Molti sono i casi di diffamazione a cura del “giornale”. Tra le pubblicazioni più sgradevoli, la fermata della metropolitana di Porta Venezia con le pareti arcobaleno, soprannominata (dalla redazione) come “dedicata ai vizi sessuali delle persone”. O ancora, quella relativa ai preservativi, che non dovrebbero essere promossi dallo stato, poiché si promuoverebbe il male. Le donne che si sentono sicure nel proprio corpo vengono, invece, definite con appellativi poco gentili.
Anche Pietro Turano, attivista per i diritti lgbt e “Filippo Sava” nella serie teen “Skam Italia”,
è stato vittima delle calunnie dello pseudo giornale. Turano, qualche anno fa, ha prestato il suo volto in una campagna su strumenti e strategie per combattere l’HIV. “Io uso la PrEP”, recitava il cartello che mostrava il ragazzo nella foto originale. La stessa foto è, poi, stata modificata da “Informa Milano”, che ha pensato bene di aizzare odio contro una comunità ancora troppo discriminata. L’immagine manipolata aveva come slogan “#Faccioschifo”, così da beffeggiarsi dello slogan originale: “#SoQuelloCheFaccio” e sul cartello che Pietro aveva nella foto dopo la modifica si leggeva: “Voglio fare il maiale come mi pare e lo stato mi deve dare gli strumenti per non farmi ammalare.”
Dopo essere venuto a conoscenza dell’accaduto, lo stesso Pietro Turano ci ha tenuto a precisare:
“Diffondere odio non è libertà, tantomeno usare l’immagine altrui per farlo, sperando di passarla liscia”.
Mariachiara Giorgia Grosso