Infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte: nove arresti

infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte

Nel tessuto apparentemente ordinato dell’economia legale del Piemonte si nasconde un’ombra inquietante: le infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte e nelle opere infrastrutturali che collegano questa al resto dell’Italia e al nord Europa. Un’indagine condotta dai Carabinieri del ROS di Torino ha portato alla luce un intricato intreccio di interessi illeciti e connessioni mafiose che permeano le attività commerciali e i grandi progetti infrastrutturali della regione.

Una notizia del tg regionale di pochi giorni fa ha infatti annunciato che ci sono delle prove schiaccianti circa le infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte: nove persone sarebbero indagate e arrestate con un’ordinanza di custodia cautelare che li relega agli arresti domiciliari. Il provvedimento è stato preso dal GIP del Tribunale di Torino.

Indagini e Arresti

Le vie intricate dell’economia legale del Piemonte sono state scosse da un’indagine che ha rivelato il tessuto intricato delle infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte, nelle attività commerciali e nei grandi progetti infrastrutturali della regione. Le operazioni dei Carabinieri del ROS di Torino, della compagnia di Venaria Reale e della stazione di Leinì hanno portato all’arresto di nove individui, accusati di una serie di reati che spaziano dall’associazione mafiosa al riciclaggio, dall’estorsione alla ricettazione, fino alla detenzione illegale di armi.



Al centro di questa inchiesta, condotta tra il 2014 e il 2021, si trova un intricato labirinto di influenze e connessioni oscure, che ha coinvolto aziende edili e di trasporto attive nella zona di Brandizzo, Torino e provincia. Queste aziende, apparentemente legittime, hanno ottenuto commesse per lavori di manutenzione autostradale e infrastrutturale, nelle zone piemontesi e limitrofe al cantiere della TAV.

Personaggi di Rilievo

Tra gli arrestati per infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte c’è la figura anche Roberto Fantini, una figura di spicco nel settore autostradale. Questo soggetto è stato coinvolto nel fornire risorse economiche e appalti a un’azienda legata alla mafia calabrese. L’indagine ha inoltre rivelato la presenza di personaggi influenti della politica locale piemontese, aggiungendo un ulteriore strato di complessità a questo intricato scenario.

Le notizie hanno impiegato un pò di tempo per uscire e, per di più, hanno occupato spazio solo nelle pagine locali – in questo caso della regione Piemonte. Intanto però, nonostante la reticenza di media e istituzioni, i nove arresti per infiltrazioni mafiose nella TAV sono stati sicuramente un successo che prova il reale interesse della criminalità organizzata. In Val di Susa, il cantieri infrastrutturali di autostrade e rotte commerciali via ferro sono sicuramente uno degli affari più complessi degli ultimi anni in Italia. 

La richiesta di giustizia

L’operazione dei Carabinieri ha gettato luce sulle connessioni oscure che permeano l’economia legale del Piemonte, mettendo in evidenza la necessità di una vigilanza costante e di una risposta decisa contro le infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte. In un contesto segnato da corruzione e abusi di potere, è fondamentale che le istituzioni agiscano con fermezza per garantire la trasparenza e l’integrità delle attività commerciali e dei grandi progetti infrastrutturali della regione.



Questo scandalo evidenzia l’importanza di un costante monitoraggio e di azioni preventive per contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. Solo con un impegno determinato delle autorità e un coinvolgimento attivo della società civile sarà possibile proteggere l’integrità e la legalità delle attività economiche e infrastrutturali del Piemonte, aprendo la strada a un futuro più trasparente e sicuro per tutti i cittadini.

Intanto però non c’è stata alcuna parola sulle forme di resistenza, passive e attive, dei cittadini locali e dei solidali contro la costruzione delle grandi opere infrastrutturali che possono essere compromesse da interessi poco legali. L’interesse per questa grande opera era già evidente nel lontano 2014, con l’inchiesta “San Michele” portata avanti dalla procura di Torino. Già in quell’occasione, erano state individuate numerose infiltrazioni mafiose nella regione Piemonte, che aveva portato a otto condanne.

C’è da specificare però che gli indagati non sono ancora ritenuti colpevoli, in quanto in attesa di sentenza e di un’eventuale condanna irrevocabile: il gip infatti ancora non ha emanato e confermato tutte le ordinanze di custodia cautelare richieste dall’Antimafia.

Lucrezia Agliani

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