Di Maurizio Martucci
Un problema sottodimensionato. “Stanno usando questa generazione per un pericolosissimo esperimento. I primi a non accorgersene sono i genitori”. Una manciata di giorni fa un avveduto pediatra (esperto di medicina energetica) mi esternava le sue perplessità sull’utilizzo indiscriminato delle nuove tecnologie, soprattutto in modalità wireless (senza fili): un elevatissimo rischio per la salute pubblica, per le nuove generazioni, che minaccia persino studenti piccolissimi (che genialata: la ‘Buona Scuola’ di Renzi usa lavagne elettroniche e tablet già alle Primarie!), con insidiose irradiazioni elettromagnetiche multiple e cumulative, delle quali si ignorano i pericolosi effetti (per discordanza di studi scientifici ma pure per arretratezza della classe medica, impreparata!). La conferma dalla ricercatrice di neurologia pediatrica di Harvard Martha Herbert (Gruppo BioInitiative): “Migliaia di studi attendibili documentano gli effetti nocivi sulla salute delle Radiofrequenze emesse da Wi-Fi, telefonini. Effetti di tipo neurotossico. I ragazzi sono più vulnerabili degli adulti. Le attuali tecnologie sono utilizzate senza tener conto degli effetti biologici ma solo di quelli termici. Ritenere questi come unici effetti apprezzabili è un atteggiamento scientificamente obsoleto”.
E’ di ieri l’agghiacciante notizia: durante un laboratorio di informatica, in una storica scuola tecnico-industriale di Como (meno di 60 classi, è specializzata in Elettronica, Elettrotecnica, Informatica e Telecomunicazioni) un ragazzo di 14 anni ha avuto un infarto davanti al Pc (pronto l’intervento dei soccorritori) e ora è in coma farmacologico all’Ospedale di Legnano. Oggi poi, dal sospetto la conferma: in quella scuola (come in tantissime altre!) c’è il Wi-Fi (segnale attivo al momento del fattaccio, avvenuto però in un’aula cablata, ma oltre il Wi-Fi, un migliaio di studenti a scuola equivale ad un migliaio di cellulari accesi: a quale voltaggio?). Degli effetti non termici (cioè biologici) sul cuore per le radiazioni non ionizzanti a bassa intensità, ne ha dato prova il Nobel Montagnier (cura dell’infarto con terapia rigenerativa del tessuto del miocardio), che per proprietà transitiva il fisico Giuliani non mi ha escluso l’ipotesi di un’induzione inversa e contraria che getta inquietanti interrogativi. Tant’è che tra gli Elettrosensibili, c’è pure chi accusa problemi cardiocircolatori se esposto alle pulsazioni Wi-Fi, generalmente ritenute innocue. Domanda: c’è da preoccuparsi? Se un figlio esce di casa per andare a scuola e poi finisce in coma all’ospedale, da genitore direi proprio di si. Soprattutto se dall’Inghilterra ritorna l’angosciante incubo della tragica fine di una 15enne: lo scorso anno Jenny Fry preferì togliersi la vita piuttosto che continuare a patire le dolorose sofferenze inferte dal Wi-Fi in orario scolastico, quando preside e compagni di classe dubitavano sull’esistenza della patologia.
Non è un caso che l’ARPA Friuli Venezia Giulia (controsenso: il Governatore Serracchiani installa hot spot a pioggia per celebrare il Wi-Fi Day!) ha promosso nelle scuole il progetto ‘Usare ma non farsi usare, il corretto utilizzo di smartphone, cellulari e tablet’, in cui i concetti di inquinamento invisibile, radiazione elettromagnetica e rischi per la salute sono stati veicolati “con l’obiettivo di sensibilizzare il maggior numero di persone, in particolare le fasce più giovani”. Proprio come sostiene il neuroscienziato ed esperto di rete Manfred Spitzer nel libro ‘Demenza digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi (Corbaccio)’: “E intanto la lobby pubblicizza gli esiti straordinari delle ricerche: grazie all’uso della tecnologia, i nostri figli sono destinati a un radioso futuro di successi. Ma se questo nuovo mondo non fosse poi il migliore? Se gli interessi economici tendessero a sminuire, se non a occultare, i risultati di altre ricerche che vanno in direzione diametralmente opposta?” La questione è delicata: come coniugare progresso tecnologico e tutela della salute? Per evitare di gettare cuore e cervello all’ammasso, l’Europa ha più volte invitato l’Italia ad adottare buon senso e Principio di Precauzione (meglio un passo indietro invece di cento in avanti). Ma Renzi non ci sente e va avanti con la sua ‘Scuola Digitale’… wireless!