India, via libera alle miniere di carbone nella foreste di Hasdeo

miniere di carbone

Il governo indiano ha dato il via libera all’espansione delle miniere di carbone nelle foreste indigene di Hasdeo.

I popoli indigeni che abitano quei territori sono, quindi, adesso minacciati dalla possibilità di vedersi tolte le loro case a causa di questa scelta, operata dai potenti, senza aver preso minimamente in considerazione la devastazione portata nella vita quotidiana di un altro popolo.

Per questo motivo, centinaia di abitanti, che vivono nella foresta di Hasdeo, hanno dato inizio a manifestazioni di protesta contro il governo indiano. Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha acconsentito e sta, infatti, promuovendo un piano di espansione delle miniere di carbone, già presenti sul territorio indiano. L’obiettivo è quello di ampliare il numero delle miniere, per un totale di 55 nuove miniere da dislocare sul territorio indiano. In tal modo, la produzione di carbone salirebbe a circa un miliardo di tonnellate l’anno.

A quanto pare, tuttavia, secondo l’ONG Survival International, l’azione del governo risulta illegale senza il consenso delle popolazioni indigene che abitano quei territori. Ecco perché questi ultimi stanno cercando strenuamente di opporsi a questa decisione.

Eppure il paradosso lo si raggiunge nel momento in cui si scopre che, ad investire circa 20 miliardi di dollari nelle miniere, sono state alcune compagnie che, in teoria, avrebbero anche promesso di ridurre le proprie emissioni nell’arco di alcuni anni, di voler investire nelle risorse rinnovabili entro i prossimi dieci anni e di voler raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2050.

L’attuale produzione di carbone dell’India mette già a dura prova gli sforzi fatti dal resto del mondo nel tentativo di ridurre le emissioni di CO2.

Inoltre, la creazione delle nuove miniere di carbone, andrebbe a distruggere la foresta e le terre in cui vivono i popoli indigeni, distruggendo i loro territori e quindi la loro fonte primaria di sostentamento. A ciò aggiungiamo la devastazione ambientale e la distruzione degli habitat e degli ecosistemi della foresta. Per la creazione delle miniere verranno infatti abbattuti circa 200 mila alberi. Una devastazione che porta con sé gravissime conseguenze ambientali per l’intero pianeta e non soltanto per le popolazioni autoctone.



La priorità dei governi dovrebbe essere quella di garantire lo sfruttamento delle risorse rinnovabili come l’energia eolica o quella solare, ma la realtà dei fatti è ben diversa, come appunto stiamo vedendo.

Negli ultimi anni gli eventi climatici estremi sono aumentati di 5 volte rispetto agli anni precedenti. Questo è sintomatico del cambiamento climatico in atto. E, secondo le statistiche, questi eventi sono destinati ad aumentare la loro frequenza negli anni a venire. Non siamo pronti a far fronte a questo cambiamento e, anziché invertire la rotta, continuiamo ad andare avanti come un treno in corsa verso la distruzione del nostro pianeta o, per meglio dire, verso la nostra stessa distruzione.

È stato stimato che nel 2030 ci saranno circa 1,5 disastri climatici al giorno. Perché, essendo tutte le potenze del mondo messe al corrente di tale pericolo, nessuno fa nulla per cambiare il futuro che ci aspetta?

Una leggerezza, una superficialità che sicuramente ci costerà cara.

Irene Amenta

Exit mobile version