Gli esperti dell’ONU denunciano le violazioni dei diritti umani in Jammu e Kashmir, stato indiano abitato da quasi 13 milioni di abitanti
Risale a un anno fa l’abrogazione della clausola dell’articolo 370 della Costituzione Indiana che attribuiva autonomia speciale alla regione dello Jammu e Kashmir, rendendoli di fatto due unità territoriali distinte direttamente dipendenti dal governo di Nuova Delhi.
Una decisione che non ha contribuito alla pace e alla stabilità della regione da sempre oggetto di contesa con il confinante Pakistan: la clausola abrogata, infatti, prendeva specifiche protezioni nei confronti della larga maggioranza di cittadini musulmani dell’area.
“Sono necessarie azioni urgenti” dichiarano gli esperti ONU “se l’India non compie i passi necessari per risolvere la situazione, investigando sia i casi passati che recenti di violazioni dei diritti umani e prevenendo quelli futuri, allora ci sarà bisogno di un intervento della comunità internazionale”.
Proteste, accesso ad internet negato e canali comunicativi chiusi: lo stato indiano aveva impedito che nell’area si sviluppassero focolai di rivolte, impedendo di fatto la comunicazione all’interno del territorio.
Decisione ripresa questa settimana, quando il governo centrale ha approvato due giorni di coprifuoco, allestendo postazioni controllate dall’esercito per evitare ulteriori scontri e manifestazioni.
Gli esperti ONU da tempo denunciano la criminalizzazione perpetrata nei confronti dei giornalisti che si occupano di riportare la vicenda e le condizioni di detenzione di coloro che sono stati arrestati.
Come in gran parte del mondo, la pandemia da Covid-19 ha allarmato chi osserva attentamente la situazione dell’area. Allo scoppio dell’infezione infatti molti si trovavano ancora nella carceri senza accesso internet.
Ad oggi, i contagi a causa del coronavirus sono saliti a due milioni, con un numero di vittime pari a 40.000 persone.
A preoccupare anche la chiusura della Commissione per i Diritti Umani dello Stato di Jammu e Kashmir, senza che nulla si sappia sui casi che la commissione stava investigando, inclusi le sparizioni forzate che risalgono fino al 1989.
Il gruppi di esperti ONU continuano a monitorare la situazione chiedendo a gran voce che vengano pianificati i dovuti interventi.
Chiara Nobis