In India i colpevoli di stupro su minori di 12 anni saranno puniti con la pena di morte: al momento la pena massima per questo reato è l’ergastolo. Ma visti i recenti casi di cronaca e il dilagante fenomeno degli stupri e dei femminicidi, il governo indiano ha dovuto prendere delle contromisure drastiche.
Pena di morte per chi stupra i bimbi con età inferiore ai 12 anni
E così Narendra Modi, primo ministro dell’India, ha partecipato ad una riunione del governo con cui è stata presentata la proposta di legge che prevede la pena capitale per gli stupratori di bambini, di età inferiore ai 12 anni. Tale legge porta il nome di Protection of Children from Sexual Offence Act.
Su tale emendamento andrà apposta la firma del presidente Ram Nath Kovind e avrà validità semestrale, durante questo periodo il Parlamento dovrà approvarlo, in modo da renderlo una legge a tutti gli effetti. Ma la pena di morte per i colpevoli di stupro su minori verrà applicata sin da ora, per quanti vengono accusati di tale crimine.
Stupri su minori in India: i numeri del massacro
Stando ad un rapporto stilato dalla ONG Child Rights and you (CRY) in India si verifica una violenza sessuale ai danni di un minore ogni 15 minuti. Negli ultimi anni, si è registrato un notevole incremento degli stupri su minorenni nello Stato asiatico. Se nel 2006 i casi di violenze erano 18.967, tra il 2013 e il 2016 sono passati da 58.224 a 106.958, di fatto, nel giro di tre anni, sono pressoché raddoppiati; ma se si guarda all’andamento degli ultimi dieci anni si nota un aumento del 500%. E questi dati sono relativi solo ai casi di violenze denunciati alle autorità, dunque un resoconto totale degli stupri sui minori avrebbe cifre di gran lunga superiori a quelle riportate.
Inoltre, più della metà degli stupri vengono commessi in cinque stati: Uttar Pradesh, Maharashtra, Madhya Pradesh, Delhi e West Bengala.
“C’è stato un significativo aumento di oltre il 500% nel decennio dei delitti contro minori con 106.958 casi registrati nel 2016, a fronte dei 18.967 avvenuti nel 2006. Solamente nell’ultima settimana, di stupri e omicidi ce ne sono stati altri quattro, tutte su bambine sotto i 12 anni”.
E proprio l’ultimo caso di stupro su minore è avvenuto tra giovedì e venerdì a Indore, nello Stato di Madhya Pradesh, la vittima è una neonata, stuprata e uccisa a neanche 12 mesi di vita. Il suo corpicino è stato ritrovato nascosto sotto un edificio, poco lontano da casa sua. Il colpevole di quest’atrocità sarebbe un ragazzo di 21 anni, arrestato dalla polizia.
La questione degli stupri in India è molto dibattuta e da tempo si svolgono proteste e marce organizzate da genitori di vittime, brutalmente uccise, e da associazioni per la tutela dei minori.
Asifa Bano: stuprata e uccisa a soli 8 anni
La nuova legge sulla pena di morte per i colpevoli di stupro su minori è stata caldeggiata da Maneka Gandhi, ministra per l’Infanzia. Un caso in particolare ha scosso l’India, quello di Asifa Bano. Questa bimba di soli 8 anni è stata rapita nel mese di gennaio da un gruppo di uomini che l’hanno poi tenuta prigioniera dentro una capanna e dopo in un tempio hindu. Dopo averla violentata per cinque giorni, è stata strangolata e la sua testa è stata schiacciata da una pietra. L’hanno poi ritrovata senza vita in una foresta.
La vicenda è avvenuta nello Stato indiano del Jammu e Kashmir; ma solo di recente sono stati arrestati i colpevoli: otto uomini induisti che avrebbero commesso un gesto così brutale per intimidire la comunità a cui apparteneva Asifa, una tribù nomade musulmana dei Bakarwal che si stava stabilendo nel distretto Jammu di Kathua.
La morte di Asifa ha scioccato anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. In centinaia hanno protestato per quanto successo a questa bambina nelle piazze e nelle strade indiane; la situazione rischia di compromettere i rapporti tra musulmani e induisti. Tra gli otto colpevoli finiti sul banco degli imputati figurano un funzionario del governo ora in pensione, un minorenne e quattro agenti di polizia, dopo che sono stati arrestati a Kathua si sono verificati violenti scontri nelle strade e su Twitter è stata lanciata una campagna che chiede giustizia per Asifa con gli hashtag #Kathua e #justiceforAsifa.
Di fronte a numeri così alti e a casi di violenze così brutali, viene però da chiedersi se davvero l’introduzione della pena di morte per i colpevoli sia sufficiente a fermare un vero e proprio massacro di minori. I dati diffusi dall’ONG Cry spingono a riflettere sulla necessità di una diversa educazione a livello nazionale nei confronti della donna e del rispetto dei suoi diritti.
Carmen Morello