India al G20 2023: sfarzosa leader del Sud (con i poveri dietro i teli)

India al G20

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L’India si prepara al meglio per il G20 2023, che potrebbe rilanciarla tra i protagonisti globali. Si fa chiamare Bharat (“India” in lingua hindi), è decorata con statue e fontane, e i mendicanti sono nascosti sotto i teli

Tra il 9 e il 10 settembre 2023 si terrà l’annuale summit mondiale del G20.
Quest’anno, ad assumersi la presidenza dell’agenda è l’India. Il vertice sarà a Nuova Delhi, e ci saranno oltre 200 incontri ed eventi culturali in circa 50 città.
Per l’occasione, il Primo Ministro, Narendra Modi, ha dato il via a un’operazione di abbellimento senza precedenti, che mira a dare una visione dell’India diversa da quella del passato.

Troppo a lungo l’India è stata vista come un miliardo di pance affamate. Ora è un miliardo di menti ambiziose e di due miliardi di mani specializzate

L’India è oggi la nazione più popolosa al mondo, quinta potenza per Pil, e ha mostrato la crescita economica più vigorosa degli ultimi anni.
Inoltre, seppur abbia ancora il numero più alto al mondo di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà (228,9 milioni), l’India ha lavorato con successo nel ridurre il tasso. Negli ultimi 15 anni, sono 415 milioni le persone che ne hanno beneficiato e, entro il 2030, si prevede di dimezzare la percentuale di popolazione in povertà.
Resta, tuttavia, il secondo Paese dell’Asia meridionale con un serio problema di fame.

India al G20, operazione abbellimento: via i poveri, spazio al lusso

La leadership al G20 2023 è una grande occasione per l’India per rafforzare la propria posizione a livello globale. Per questo, il Primo Ministro Modi ha scelto di lavorare molto sull’immagine di Nuova Delhi e dell’India.

Per le strade, si possono ammirare enormi fontane rotonde su letti di petali colorati, statue di leoni ed elefanti ad altezza naturale, e oltre 700.000 vasi di fiori (ora sotto il controllo della polizia perché, in pochi giorni, stavano già sparendo).
In più, nei pressi di luoghi ed edifici di maggiore spicco, si trovano cartonati di languri minacciosi e decine di persone che dovranno imitarne il verso, nel tentativo di tenere gli animali lontani dagli ospiti.

Per le strade non si vedono più poveri mendicanti nelle loro baraccopoli, e nemmeno venditori ambulanti nei sottopassaggi. I loro alloggi sono stati abbattuti con i bulldozer e loro sono stati sfrattati, anche se non è chiaro dove si trovino ora. Le baracche rimaste sui cigli delle strade, insieme ai loro abitanti, sono state nascoste dietro palizzate e teloni di stoffa, perché siano invisibili ai leader mondiali.



Si chiama India o Bharat?

A dare una nuova immagine dell’India, è anche il nome stesso del Paese.
Il presidente indiano, Droupadi Murmu, ha inviato ai leader del G20 degli inviti a una grande cena, riferendosi a sé non come Presidente dell’India, ma come Presidente di Bharat. Ossia, il nome del Paese in lingua hindi.

Il gesto ha suscitato non poche polemiche tra la popolazione, che intravede una possibile iniziativa per cambiare ufficialmente il nome del Paese.
Già in precedenza, infatti, Modi e il suo governo nazionalista induista del Bharatiya Janata Party (BJP) hanno agito in questa direzione.
I nomi di strade, città, e persino isole, sono stati cambiati nel loro corrispondente hindi, con l’intento di lasciarsi alle spalle il passato di colonia inglese. Inoltre, il partito ha promosso un maggiore uso dell’hindi all’interno della società civile.

L’India come “madre della democrazia” e guida per il Sud del mondo

Ciò che il governo Modi vuole dimostrare attraverso il G20 è che l’India è un attore globale da non sottovalutare. E che, come ha osservato Happymon Jacob, professore di politica estera alla Jawaharlal Nehru University di Delhi, progetta di fare da ponte tra il mondo sviluppato dell’Occidente e quello asiatico in via di sviluppo.

Il messaggio alla popolazione nazionale e al Sud del mondo è che siamo con voi e siamo disposti a guidare dal fronte. E per la comunità internazionale è che, sotto la guida dell’India, non può permettersi di ignorare le preoccupazioni provenienti da quella parte del mondo.

I Paesi occidentali si sono resi conto che i loro club esclusivi non possono risolvere da soli tutti i problemi

Non si può comunque ignorare il fatto che l’India del governo Modi, seppur forte in politica estera, abbia attirato l’attenzione delle organizzazioni per i diritti umani, che denunciano un arretramento democratico e un crescente autoritarismo.
Come spiega Avinash Paliwal, professore associato di relazioni internazionali presso SOAS, questo non si prospetta come un problema per i membri del G20.

Anche se altri membri del G20 sono ben consapevoli dell’erosione dello spazio democratico in India, è improbabile che venga sollevata come questione al vertice dei leader.
Invece, è probabile che il Regno Unito, la Francia e gli Stati Uniti facciano sforzi per approfondire i legami strategici ed economici con l’India

L’India si prepara quindi a un G20 che la promuova tra i principali attori globali, con la forza di “un miliardo di menti ambiziose” e “due miliardi di mani specializzate”. Ma con ancora tante pance affamate e una democrazia che arranca.

Giulia Calvani

 

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