Indeed, noto sito di e-recruitment, ha deciso di affrontare a modo suo il problema della discriminazione nei luoghi di lavoro. Per farlo, ha deciso di modificare il suo sistema di valutazione delle aziende siglando una partnership con altri siti internet che si occupano proprio di evidenziare punti di forza e problematiche delle aziende relativamente al tema della diversità. Obiettivo: rendere i lavoratori e le lavoratrici più consapevoli della cultura aziendale e aiutare i datori di lavoro a creare una maggiore diversità nelle proprie aziende.
Gravidanza in arrivo? I datori di lavoro non sembrano prenderla bene…
Perché intervenire?
Le ragioni che hanno spinto Indeed a ricercare la partnership con questi siti risiede in una problematica ormai nota, cioè quella della diversità nei luoghi di lavoro. Ci sono, infatti, diverse categorie di persone che sono (o rischiano) di essere penalizzate. L’esempio più noto? Le donne, che sul luogo di lavoro devono fronteggiare diversi problemi. Come ricorda proprio Indeed, le donne impiegheranno 217 anni a colmare la differenza di stipendio e di opportunità lavorative (secondo quanto riportato dal World Economic Forum). In realtà, da diverso tempo si parla di Diversity Management, cioè una gestione inclusiva delle risorse umane, che possa valutare positivamente le differenze, viste come strumento per arricchire l’azienda.
Ecco come appare la pagina di valutazione dell’azienda. Fonte: blog.indeed.com.I partner di Indeed
Dunque, Indeed ha deciso di agire subito. Come? Cercando di cambiare il proprio sistema di valutazione delle aziende. Ricordiamo che su Indeed è possibile recensire l’azienda per la quale si lavorava attribuendo un punteggio da una a cinque stelle, aggiungendo una parere scritto che gli altri utenti possano leggere per farsi un’idea dell’azienda.
Il nuovo sistema propone l’aggiunta di altre sezioni specifiche realizzate in collaborazione con InHerSight, Fairygoodboss e Comparably. I primi due siti si avvalgono del parere di lavoratrici; Comparably tiene conto invece più in generale della diversità all’interno dell’azienda. Come potete vedere nell’immagine presente nell’articolo, la pagina di valutazione di un’azienda conterrà una sezione per ogni partner, aggregando dunque anche i punteggi ottenuti dall’azienda su questi specifici siti.
We partnering with @InHerSight , @Comparably, and @fairygodboss to give job seekers more transparency into the #diversity and #inclusiveness of workplace #cultures on our Company Pages. Find out more about the partnerships by visiting our blog. https://t.co/bgpMfY5RFD
— Indeed (@indeed) 22 marzo 2018
“Quando torni a lavoro?”
Indeed ha voluto strafare. Infatti, ha anche svolto un sondaggio che ha coinvolto ben 1.005 donne che lavorano nel settore hi-tech. Infatti, quello tecnologico è uno dei settori più ostici in cui trovare lavoro per una donna. Perché svolgere questo sondaggio? Per capire le esigenze di queste lavoratrici e capire cosa non va nelle loro aziende. Cosa è emerso? Ben il 59% del campione afferma di avere avuto meno possibilità di avanzamento di carriera rispetto ai propri colleghi maschi. Inoltre, meno della metà (49%) sente di ricevere un trattamento equo. Se parliamo di congedo parentale, la situazione si fa disastrosa. Più di otto donne su dieci (83%) dichiarano di ricevere/percepire pressioni per tornare al lavoro il prima possibile. Tra l’altro, ad alcune donne il periodo di maternità non viene pagato e altre stanno a casa per appena due mesi. Qui trovate tutti i risultati di questa indagine.
Tanto lavoro da fare
Non bastano certamente un sondaggio e un rinnovato sistema di rating delle aziende a cambiare sensibilmente le cose. Lo sa bene anche Jason Nazar, amministratore delegato di Comparably, che ha dichiarato:
C’è ancora tanto lavoro da fare prima di raggiungere l’obiettivo di un luogo di lavoro attento alla diversità e inclusivo.
Infatti, abbiamo già affrontato le differenze di trattamento tra uomini e donne a lavoro e sappiamo che c’è ancora tanto che non va. Questo non sminuisce certo il lavoro di Indeed, per cui tanto di cappello! Ricordiamo infatti che la sensibilità verso questi temi sta aumentando, tanto che oggi si parla di diversity recruitment. E voi che ne pensate di queste iniziative? Servono davvero? Cosa fareste per affrontare questo problema lavorativo? Lo considerate un problema? Fatecelo sapere con un commento.
Davide Camarda