Unione Europea, indagine su Nike e Olanda per elusione fiscale

indagine su Nike Olanda

Nike e Olanda – indagine dell’Unione Europea per presunti favori fiscali. Non è il primo caso nel Vecchio Continente

Chiariamo subito il concetto di elusione fiscale: si tratta di aggirare le norme vigenti in un determinato Paese per quanto riguarda il pagare le tasse, cercando di ridurre l’importo da versare nelle casse dello Stato.

A finire nel mirino dell’Unione Europea, che ha confermato di aprire un’indagine,  questa volta è la Nike. La stessa procedura c’era già stata in passato per altre aziende, tipo Apple e Amazon in Irlanda e Lussemburgo. E’ portata avanti dall’Antitrust e si basa sullo schema aziendale “creativo” della multinazionale sportiva, che l’avrebbe portata a pagare meno tasse con l’aiuto dell’Olanda.

In realtà il Tax Ruling, ovvero l’accordo fiscale, non sarebbe vietato se garantisse un equo trattamento a tutte le aziende presenti sul territorio. Ma nel caso della Nike e della nazione dei tulipani non sarebbe così.

L’indagine si concentra su due società Nike che hanno sede in Olanda, la Nike European Operations Netherlands BV e la Converse Netherlands BV. Le due controllate hanno ottenuto le licenze per l’uso dei diritti di proprietà intellettuale dei prodotti Nike e Converse in cambio di un pagamento di royalty deducibili dalle tasse, dalle due entità del gruppo Nike, olandesi, ma «trasparenti» ai fini fiscali cioè non tassabili. Dopo questo tecnicismo, il nocciolo della questione: le due società avrebbero eluso le royalties da pagare nei Paesei Bassi in circa 10 anni di accordo (dal 2006 al 2015), e riducendo in maniera significativa l’imponibile da imputare alla casa madre.

Da par suo, la Nike rispedisce al mittente le accuse, sottolineando come sia attenta al rispetto delle regole di qualsiasi Paese e definisce l’indagine dell’Ue priva di fondamento. Intanto, però,  “Bruxelles continuerà a monitorare le promesse fatte dall’Olanda per una stretta delle agevolazioni fiscali”.  A dirlo la commissaria Ue per la Concorrenza, Margrethe Vestager.

Simone Parisi

Exit mobile version