“All’indomani della caduta del muro di Berlino, vent’anni fa. Due nuovi concetti si affacciarono nell’agenda euro-atlantica e internazionale: la «casa comune europea» ed il «nuovo ordine mondiale». Due concetti, ancora incompiuti, e comunque tra loro complementari. Un nuovo ordine mondiale, basato sull’interdipendenza e la cooperazione per la soluzione dei problemi comuni, non può fare a meno di una «Grande Europa» dall’Atlantico a Vladivostok. Soltanto una tale Europa, con una visione globale ed obiettivi condivisi da tutti, può essere in grado di garantire stabilità sul nostro continente. Quanto lontani siamo oggi dalla realizzazione di questo progetto, che era stata già annunciato nel pieno della guerra fredda da Charles de Gaulle? “
Nuovo Ordine Mondiale, La Stampa, 11/09/2009
FRANCO FRATTINI, SERGHEI LAVROV
Quello riportato non è altro che l’incipit di un articolo che l’11 novembre 2009 comparve su La Stampa, un articolo scritto a quattro mani dall’allora Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, nonché dal russo Sergei Lavrov. L’intenzione si palesava nella dichiarazione all’opinione pubblica della necessità della creazione “di una forte e coesa patnership politica nello spazio paneuropeo”,una partnership più volte richiamata e rimasta tuttavia sempre incompiuta: la creazione di uno spazio di collaborazione, con la finalità del mantenimento della pace, con la Russia.
L’Italia, quel novembre 2009, mosse una lancia importante a favore della concretizzazione pratica dell’opera, la quale era stata istituita già nel 2002, con il G8 di Pratica di Mare, ma da allora non aveva dato frutti degni di nota, anzi, a usare un eufemismo, aveva da lì iniziato un lungo letargo. Certo, il dialogo italiano non era stato un gesto benevolo le cui finalità volevano andare nella direzione del mantenimento della pace perpetua: la politica estera è un gioco d’interessi belli e buoni e se la causa fu perorata con tanta perizia la base concreta era quella di un interesse economico non indifferente, quale il gas russo, da cui, e occorre sempre ricordarlo, siamo unitamente alla Germania, dipendenti, che smonterebbe qualsivoglia costruzione lirica si voglia fare a favore della vicenda. Tuttavia quella linea, mai concretizzata, tesa a creare un nuovo sistema di sicurezza e cooperazione internazionale, da Vancouver a Vladivostock, nella prospettiva del rilancio del dialogo Nato-Russia, era importante.
L’excursus era dovuto perché questo dialogo lacerato dal tempo, da vicessitudini di vario genere, politiche, economiche e sociali, oggi, torna ad essere di primaria importanza e la sua natura incompiuta pesa come un macigno all’interno delle mancate risposte del sistema internazionale degli Stati al terrorismo.
Il dilemma sicurezza, all’interno di una settimana in cui tre attacchi terroristici hanno nuovamente ricoperto le pagine della cronaca, è tornato, prepotente, al centro dell’attenzione. Quest’anno la prospettiva della creazione di un’intesa comune ed efficace di fronte a un problema evidente quale può essere quello di un terrorismo fuori controllo è tornato un tema centrale all’interno del dibattito politico internazionale. Lo palesa la dichiarazione dello stato di emergenza rilanciata da Parigi al domani di quel funesto 13 novembre 2015, Ankara ne ha fornito duplici prove, Bruxelles ne ha riacceso il dibattito lo scorso 22 marzo, passando per Istanbul, con riferimento non solo a quanto è avvenuto pochi giorni fa, fino al Bangladesh e, non ultimo, a Baghdad.
Fermo restando che l’intesa con la Russia non è cosa semplice da trovare, con un Cremlino che tuttavia ridondante continua ad affermare che “non è una minaccia per la NATO”, dei vertici che da mesi si succedono e dei membri della già citata organizzazione che tuttavia si ritrovano ai ferri corti per via della crisi ucraina, gli avvenimenti degli ultimi due anni parlano chiaro.
Di fronte alle incertezze e alle azioni continue, efferate, che un terrorismo chiaramente fuori controllo continua a compiere, la scelta politico/strategica migliore è quella del superamento di disguidi frutto di diversi conflitti d’interesse, da ambedue i poli, nella prospettiva della salvaguardia dell’interesse generale.
Venerdì e sabato, a tal proposito, a Varsavia, si è tenuto un vertice della NATO, da cui, secondo quanto annunciato dal Segretario Generale Stoltenberg, potrebbe essere convocata una nuova riunione del Consiglio Nato-Russia.
Nulla di definito per il momento, ma la spinta che Italia, Francia, nonché Germania danno a che sia possibile, fa sperare nel raggiungimento di una svolta a una storia rimasta sospesa per anni, in un momento in cui la credibilità della azioni intraprese dalla Comunità Internazionale viaggia sul filo del rasoio.
Staremo a vedere, al momento suona lontana ancora questa sinfonia incompiuta.
Di Ilaria Piromalli