Un report fornisce una notizia preoccupante: i livelli di inclusione in Italia non sono adeguati in gran parte del territorio. La disparità è evidente soprattutto tra le regioni del Centro-Nord e quelle del Sud.
Il report e i livelli di inclusione in Italia
L’associazione WeWorld ha pubblicato recentemente un report nel quale si è voluto analizzare il livello di inclusione in Italia di donne, bambini, giovani, attraverso diversi indicatori, come l’accesso ad una educazione di qualità, ad opportunità economiche e alla partecipazione sociale. Viene dipinto un quadro abbastanza negativo, che sottolinea le difficoltà del nostro paese di fornire un inclusione adeguata sul tutto il territorio e che vede forti disparità tra le regioni. A causa delle ripercussioni causate dalla pandemia e dalle successive crisi economiche e sociali, che hanno ulteriormente aggravato la situazione del paese riguardo all’inclusione delle donne e dei bambini, circa 15 milioni di donne, bambine e bambini in Italia vivono in regioni che non garantiscono un adeguato accesso all’istruzione di qualità, alle cure sanitarie, alle opportunità economiche, vivendo in situazioni di esclusione grave e/o gravissima. L’indice riporta come il nostro paese non sia ancora in grado di garantire piena protezione e un’adeguata promozione dei diritti di donne, bambini e adolescenti, raggiungendo sostanzialmente una situazione di stallo: da un lato il divario territoriale tra Sud e Nord non viene colmato e dall’altro, le Regioni in partenza più virtuose, che assicuravano già livelli base di inclusione maggiori, non sono riuscite a raggiungere traguardi più ambiziosi, in alcuni casi anche peggiorando la propria performance. In generale, per donne e bambini lo svantaggio deriva dalla discriminazione che subiscono non solo come donne e minori, ma anche perché appartengono ad altri gruppi sociali soggetti a pregiudizi a causa della loro etnia, classe sociale, ma anche orientamento religioso e sessuale.
La disparità Nord-Sud
Tra Centro-Nord e Sud la disparità è molto evidente. Le prime cinque regioni per inclusione in Italia secondo il report sono la Provincia autonoma di Trento, Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia-Giulia, Emilia Romagna. Ottava il Lazio, nona la Lombardia, fortemente penalizzata dalla bassa qualità dell’aria (la peggiore in Italia, dopo il Veneto) e tasso di imprenditorialità femminile, inferiore alla media nazionale (24,1% contro 26,6%). Le regioni peggiori si trovano invece al Sud, dove è aumentata rispetto agli anni scorsi la quota di minori a rischio esclusione sociale. Calabria, Sicilia, Campania, Puglia e Basilicata sono in fondo alla classifica come inclusione; la Calabria è addirittura la regione più povera di Italia, con 2 famiglie su 10 che vivono sotto la soglia di povertà e con una percentuale di esclusione dei minori del 43%, contro una media nazionale del 28%. La Campania è la regione in cui si registra la più alta percentuale di minori a rischio di esclusione sociale: 58,5% nel 2022, cioè circa 570mila bambini/e; la Sicilia registra invece il tasso di abbandono scolastico più alto del paese, il 21% a fronte di una media italiana del 12,7%; infine la Basilicata è il fanalino di coda del report di WeWorld, qui 1 minore su 3 è a rischio di esclusione sociale; nel 2022, 4 studenti di terza media su 10 non hanno competenze alfabetiche adeguate e 5 su 10 numeriche.
Gli unici territori che garantiscono livelli di inclusione sufficienti per donne, bambine/i e adolescenti sono la Provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta; in generale si stima che occorreranno almeno 56 anni per garantire adeguati livelli di inclusione in Italia, un’eternità dal punto di vista sociale.
Un problema significativo
La scarsa inclusione nel nostro paese e i dati riportati dall’indice di WeWorld sono preoccupanti: indicano che il nostro paese non ha saputo reagire alla crisi del dopo lockdown e che soprattutto non ha ancora appianato, ma anzi si sono ampliate, quelle disparità regionali che sussistono da moltissimi anni. Non occorre ricordare i tantissimi episodi di discriminazione regionale che avvengono sistematicamente in Italia per ribadire quanto sia importante e doveroso cercare di portare sempre più i territori maggiormente in difficoltà, sotto l’aspetto di abbandono scolastico ed esclusione sociale dei minori, verso una condizione di parità, o comunque di minor svantaggio, rispetto alle regioni prime in questa classifica. Se il problema dell’inclusione sociale, economica e politica vuole essere risolto, si deve partire senza dubbio prendendo provvedimenti seri ed efficaci affinché le nuove generazioni possano avere un adeguato tenore di vita e soprattutto un accesso all’istruzione alla pari, in modo che possano, da futuro cuore pulsante del paese, crescere consci e preparati alle difficili sfide che li attendono.
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