La montagna può essere un paradiso, per chi la ama. Ma spesso, troppo spesso, finisce per trasformarsi in inferno, anche se pensi di conoscerne ogni segreto. Il 2019 che sta per concludersi si porta dietro una tragica scia di morte. L’ultimo incidente sulle vette italiane è di questa mattina. Scenario, il monte Terminillo.
CADUTA FATALE IN UN CANALONE
A perdere la vita è stato Davide Pizzolato, escursionista di 46 anni originario di Dueville, comune in provincia di Vicenza. L’uomo è scivolato da un canalone ghiacciato, per cause ancora da accertare, mentre tentava di scalare la parete est della montagna. I tre compagni di cordata che si trovavano con lui, e sono rimasti fortunatamente illesi, hanno subito allertato i soccorsi. Ma nonostante l’intervento del soccorso alpino, insieme a polizia, vigili del fuoco e 118, non c’è stato nulla da fare, se non recuperare il corpo senza vita. Sull’accaduto la Procura di Rieti ha aperto un’inchiesta. Nello stesso punto, appena tre giorni fa, altri due giovani escursionisti reatini erano a loro volta scivolati, e attualmente si trovano ricoverati in ospedale, il più grave all‘Umberto I di Roma, l’altro nel capoluogo sabino.
TRE MORTI SUL GRAN SASSO
Nei giorni scorsi si erano registrate altre tre vittime sul massiccio del Gran Sasso, in Abruzzo. Una donna di Isola del Gran Sasso (Teramo), Franca Di Donato, 49 anni, è morta il giorno di Natale dopo essere scivolata sopra una “placca a vento” mentre tentava di arrampicarsi sul Corno Grande. Ryszard Barone di 25 anni e Andrea Antonucci di 28, entrambi originari di Corfinio, nell’Aquilano, hanno perso la vita ieri mentre salivano, in cordata, verso la Ferrata Ricci. Solo nell’ultimo mese, i morti sul Gran Sasso sono stati ben sette.
Anche il nord Italia ha pagato il suo tributo di sangue: un quarantottenne di Pieve di Cadore è morto a Natale precipitando per 200 metri mentre percorreva un sentiero nella zona del Monte Antelao, sulle Dolomiti. Il giorno prima, uno snowboarder tedesco era stato travolto da una valanga nell’area di Solda, in Val Venosta.
POCA NEVE E INSIDIA GHIACCIO
Ma perché questa ecatombe? Principalmente a causa delle condizioni meteorologiche. In quota c’è meno neve del solito. In compenso però, sulle rocce si formano, a causa dei venti forti, strati di ghiaccio vetrato, difficili da vedere, che tendono ad ingannare gli scalatori. Anche quelli più esperti e abituati a salire in montagna, che magari si sentono troppo sicuri e finiscono col rischiare la vita. Serve dunque una attenzione ancora maggiore del solito, oltre a materiali e strumenti adeguati.
DINO CARDARELLI