The Lighthouse report in collaborazione con Sky News, Le Monde, El Pais e Domani ha pubblicato un’inchiesta sulla strage di Cutro. Un gruppo di giornalisti ha approfondito la poco convincente versione ufficiale intervistando i sopravvissuti e ottenendo alcuni rapporti ufficiali di Frontex. Ecco i risultati.
L’inchiesta sulla strage di Cutro
La Summer Love è una barca in legno di 25 metri di lunghezza, la notte tra il 25 e il 26 febbraio è stipata di uomini, donne e bambini e le possibilità di sopravvivenza in caso di naufragio per tutte le persone sottocoperta sono pochissime.
E così è stato. Alle 4 del mattino del 26 febbraio la nave si è schiantata a pochi metri dalla costa e hanno perso la vita 94 persone tra cui 35 bambini. La maggior parte di loro arrivava da Siria e Afghanistan e stava scappando dal suo Paese per approdare a una vita migliore. Un sogno che è naufragato assieme a loro.
Il motivo del naufragio, secondo la ricostruzione ufficiale, è una virata troppo brusca. Gli scafisti devono aver visto luci sulla spiaggia e, per evitare di essere scoperti, hanno cambiato rotta andando a incagliarsi. Cercando di uscire dalla secca, però, la nave si è spezzata ed è affondata in pochi minuti. Tutto questo a 200 metri dalla salvezza.
Nella ricostruzione ufficiale c’è un buco di 6 ore: la segnalazione di un aereo di Frontex è arrivata alle 22:26 e avvertiva della presenza di una barca (probabilmente sovraffollata e senza dispositivi di sicurezza visibili a bordo) e delle condizioni del mare in peggioramento. Il naufragio, invece, è avvenuto alle 4 del mattino. Né Frontex né le autorità italiane hanno ammesso le loro responsabilità. Ma è chiaro che qualcosa è andato storto.
Secondo l’Inchiesta sulla strage di Cutro, quindi:
Il maltempo, la mancanza di giubbotti di salvataggio e il sovraffollamento costituiscono segnali di pericolo per le regole marittime di Frontex e dell’Italia. Tuttavia le autorità marittime non hanno avviato un’operazione di ricerca e soccorso. Dopo il naufragio, l’agenzia di frontiera europea ha nascosto il fatto che il loro pilota avesse segnalato forti venti alla sala di controllo durante il volo di sorveglianza.
Dal momento della comunicazione dell’aereo c’è stato un tamtam di comunicazioni e di deresponsabilizzazione tra Frontex, la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera. Alle 23:20, finalmente, una nave della Guardia di finanza è uscita in mare per controllare la Summer Love ma è stata costretta a tornare in porto a causa del maltempo. A quel punto la palla è passata alla Guardia costiera (dotata di mezzi per affrontare anche il mare grosso) che, però, non avendo ricevuto richieste di soccorso e non essendo sicura della presenza di persone a bordo, non è intervenuta.
La prima richiesta di soccorso è arrivata solo alle 4 del mattino quando orami, purtroppo, era troppo tardi. La Summer Love si era già spezzata a metà e stava velocemente affondando mentre gettava nel mare gelido di febbraio quasi 200 persone.
Il rimpallo di responsabilità
Frontex afferma che tutti i dati riguardanti la condizione dell’imbarcazione e del mare erano a disposizione delle autorità italiane ma ha anche dichiarato che, al momento del primo avvistamento della Summer Love da parte dell’aereo di Frontex, la nave non sembrava essere in difficoltà e il mare sembrava calmo.
D’altra parte, la Guardia Costiera accusa la Guardia di Finanza di aver commesso alcuni errori di valutazione. Un alto ufficiale (in anonimato) ha dichiarato che:
Nel caso di Cutro, si sarebbe dovuto applicare il principio di precauzione. Se c’è anche la minima probabilità di un naufragio, allora dobbiamo darci i mezzi per lanciare un’operazione di salvataggio.
Il governo, infine, rappresentato da Matteo Salvini, afferma di aver seguito i protocolli e che le autorità italiane non sono intervenute perché Frontex non ha segnalato una situazione di rischio imminente. Poiché, se fosse successo il contrario, l’intervento di salvataggio sarebbe stato immediato. Concludendo, perentorio:
I criminali sono i trafficanti, non la Guardia Costiera.
La versione dei sopravvissuti
Gli avvocati di alcune famiglie coinvolte affermano di voler portare il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo sostenendo la colpevolezza dell’Italia nella violazione del diritto alla vita dei migranti.
Nigeena, 23 anni, viaggiava col marito, è sopravvissuta al naufragio ma è rimasta vedova e dichiara con fermezza:
Il naufragio è colpa dell’Italia perché sapeva fin dall’inizio che stava arrivando una barca. Di solito, quando le autorità vedono una nave sconosciuta, è compito loro controllarla. Ma questa volta non l’hanno fatto.
Zarin, invece, Afghano di 32 anni, ritiene che nessuno sarebbe morto se le autorità italiane fossero intervenute per tempo:
Nonostante l’urgente necessità di attenzione e assistenza, non hanno prestato soccorso, causando una tragedia impensabile e la perdita di molte vite.
Ad Assad, invece, non interessa di chi sia la colpa. Ha 22 anni e ha perso il suo fratellino di 6. Erano nella stiva assieme ad altre decine di persone quando la situazione è precipita:
Era buio. La nave si è inclinata su un lato e metà è andata sott’acqua. Affondò in pochi secondi. Mi sono spaventato, ho tenuto mio fratello tra le braccia e ho detto a mio zio che dovevamo andare di sopra perché stava accadendo qualcosa di non normale. Le onde hanno iniziato a colpire le finestre e l’acqua è entrata nella nave. Ci siamo buttati in mare e stavamo annegando noi stessi per tenere a mio fratello la testa fuori dall’acqua, ma non è stato sufficiente per salvarlo.
I risultati dell’Inchiesta sulla strage di Cutro
Dall’inchiesta emerge con chiarezza che c’erano tutte le condizioni per far partire i soccorsi. Se non si fossero aspettate 5 ore prima di intervenire tutti sarebbero approdati in Italia sani e salvi. Invece, a causa di protocolli poco chiari e rimpalli di responsabilità, quello che emerge è una chiara omissione di soccorso. Se il colpevole sia Frontex, la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza o il governo italiano è ancora da accertare. Secondo l’Inchiesta, però,
L’Italia ha mentito sul suo ruolo in un naufragio che ha ucciso 94 persone, tra cui 35 bambini, e l’agenzia di frontiera dell’UE Frontex ha contribuito a insabbiarlo.
E che il governo, come contromisura a seguito della strage, abbia inasprito le pene per gli scafisti sembra quasi una presa in giro. Certo, ha ragione Salvini quando dice che i criminali sono gli scafisti, ma non saranno certo pene più severe a impedirgli di imbarcare su navi precarie centinaia di persone. Sarebbero innanzitutto da rivedere i protocolli di soccorso e stabilire con chiarezza chi e come deve intervenire in modo che, in caso di emergenza, si possa agire rapidamente. Dare la priorità alle vite dei migranti prima che alle punizioni degli scafisti sembrerebbe essere buon senso… Ma, forse, non è una priorità.
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