“Un libro nero, pieno zeppo di bugie e soprattutto falsificazioni nei report sulla sicurezza: l’inchiesta sul Ponte Morandi si allarga a macchia d’olio, coinvolgendo altri 5 viadotti italiani, di cui due sulla rete autostradale ligure”.
Così si esprime la capogruppo M5s regionale Alice Salvatore sull’inchiesta del Ponte Morandi.
Gli atti per l’inchiesta sui presunti certificati edulcorati sulla sicurezza dei viadotti, a carico di dodici persone, potrebbero essere trasmessi dalla procura di Genova ai colleghi competenti. I pm genovesi nelle prossime settimane invierebbero dunque la documentazione raccolta ai colleghi di Bari e Pescara.
Gli indagati e i testimoni, interrogati dai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno ed anche dagli investigatori della Guardia di Finanza, finora non hanno parlato in termini chiari. Ciascuno di loro ha fornito un piccole pezzo di verità che, sommati insieme, hanno formato un puzzle completo agli occhi degli investigatori. Così è sorta una nuova inchiesta sul Ponte Morandi, denominata appunto bis, che riguarda cinque viadotti altamente a rischio e pericolosi. La Procura sospetta che i report di monitoraggio siano stati falsati, inserendo “indici di degrado” inferiori a quelli di allarme, in modo da non chiudere le infrastrutture al traffico o quantomeno limitarne il flusso veicolare.
Tra le strutture sotto inchiesta della guardia di finanza, troviamo cinque viadotti: il Pecetti, il Sei Luci e il Gargassa in Liguria, il Paolillo sulla Napoli-Canosa e il Moro vicino Pescara.
Potrebbero senz’altro nascere nuove inchieste..
Ora verranno richiesti ulteriori approfondimenti sulle strutture dalle rispettive procure. L’Aspi ha sempre confermato come i controlli siano stati effettuati in maniera accurata, meticolosa e approfondita, servendosi talvolta anche di terze società fuori dal gruppo. In questa indagine, nata dall’inchiesta sul Ponte Morandi e sul suo crollo, viene indagato Gianni Marrone, direttore di tronco di Bari, insieme a dirigenti e tecnici di Spea.
Ci sono a tal proposito elementi a loro sfavore. Alcuni testimoni, sentiti dagli investigatori, avevano raccontato che i report sullo stato di salute dei viadotti “talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea, indagato in questo filone d’indagine) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri”.
La domanda che corre a Palazzo di Giustizia: perché Autostrade non ha chiuso questi ponti? Ed è proprio questa una parte dell’inchiesta che potrebbe essere trasmessa per competenza alle Procura di Pescara e Bari.
Ilaria Genovese