Inchiesta su OCCRP: le mani degli USA sul giornalismo investigativo

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Quanto è profondo il legame tra il giornalismo investigativo e il governo che lo finanzia?
Un’inchiesta svela i rapporti tra la più grande organizzazione giornalistica al mondo e gli USA

L’inchiesta su OCCRP, resa pubblica pochi giorni fa, sta agitando tutto il mondo del giornalismo.
La OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting Project) è una delle più grandi organizzazioni di giornalismo investigativo al mondo.
Ha lavorato a decine di inchieste che hanno fatto la storia del giornalismo, tra cui i Panama Papers, Laundromat, Suisse Secrets e Cypro Confidential, vincendo ben 100 premi e riconoscimenti.

La loro missione è: ricostruire e rendere pubblici gli affari e i legami della criminalità organizzata e le loro relazioni con i governi.

Il mondo in cui viviamo è sempre più polarizzato. I media sono invasi da propaganda e misinformazione, o semplicemente diffondono informazioni scorrette. Dobbiamo sforzarci per capire come funzionano le nostre società che sono sempre più complesse. Dobbiamo essere in grado di arrivare alla verità per poter prendere le decisioni di cui abbiamo bisogno. Nel nostro piccolo ci impegniamo nel dire la verità e lo facciamo nel modo migliore che possiamo

Ma una nuova inchiesta, realizzata dalla collaborazione tra il Il Fatto Quotidiano, il francese Mediapart, l’americano Drop Site News, il greco Reporters United e la televisione di stato tedesca Ndr, rivela strette relazioni con il governo americano, che vanno oltre i semplici finanziamenti.
Personale chiave scelto dalle autorità statunitensi, fondi per inchieste giornalistiche contro i nemici degli Stati Uniti, e conflitti d’interesse.

Inchiesta su OCCRP: bufera per il giornalismo investigativo

Fondata nel 2008 a Sarajevo da due giornalisti, lo statunitense Drew Sullivan e il romeno Paul Radu, l’Organized Crime and Corruption Reporting Project è dei primi esempi professionali di collaborazione giornalistica investigativa transnazionale gestito da un’organizzazione non-profit.

L’idea di creare una rete giornalistica transnazionale si basa sulla consapevolezza che la criminalità organizzata agisce tramite reti di contatti e complicità transnazionali. Allo stesso, per indagare su tali crimini è necessaria una collaborazione su larga scala. Da qui, il motto della OCCRP: “You need a network to fight a network“.

Ad oggi, secondo Sullivan, OCCRP è “la più grande organizzazione di giornalismo investigativo sulla Terra… di cui non hai mai sentito parlare“.
Ha sedi a Washington DC, Amsterdam e Sarajevo, raggruppa settanta centri di giornalismo investigativo, oltre a media e giornalisti indipendenti che operano in sei continenti, dagli USA ai Balcani, dall’Africa all’Oceano Pacifico.
Il progetto, naturalmente, ha richiesto ingenti finanziamenti.

Ed è qui che si origina l’inchiesta – avviata oltre un anno fa dalla televisione statale tedesca Ndr e poi condotta in collaborazione con Il Fatto Quotidiano, Mediapart, Drop Site News, Reporters United – che rivela le connessioni profonde tra OCCRP e il governo statunitense.

Il ruolo chiave degli USA nella fondazione di OCCRP

Come rivela l’inchiesta su OCCRP, l’avviamento del progetto è strettamente legato al governo degli USA.
Per comprendere in che modo, bisogna tornare al 2003, quando Sullivan si trovava a Sarajevo per formare giornalisti locali.
In quell’occasione, il giornalista si rivolse a Mike Henning, allora direttore dell’ufficio USAid (Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale) a Sarajevo, ottenendo il finanziamento per la creazione di una ONG giornalistica bosniaca, al fine di migliorare la governance e la democrazia della Bosnia, ancora scossa dalla guerra del 1995.

Nel 2006, il giornalista americano fa la conoscenza di Paul Radu, con il quale decide di fondare la rete di giornalismo transnazionale OCCRP. Il progetto, però, necessitava di ingenti fondi.
Il primo finanziamento, 346.000 dollari provenienti dal Fondo delle Nazioni Unite per la Democrazia (UNDEF), si rivela insufficiente.
Secondo le dichiarazioni di Sullivan, l’USAid non poteva finanziare l’organizzazione. Gli ha però consigliato di rivolgersi a David Hodgkinson, allora maggiore della forza di riserva e direttore per i programmi di sicurezza e di applicazione della legge nell’Ufficio per gli affari europei ed eurasiatici del Dipartimento di Stato.

Quest’ultimo ha accettato di finanziare il progetto con 1,7 milioni di dollari di fondi del Bureau of International Narcotics and Law Enforcement Affairs (INL) del Dipartimento di Stato, ufficio impegnato a spingere i Paesi stranieri a combattere il traffico di droga e il crimine organizzato.
Tuttavia, l’INL non ha competenza nelle attività mediatiche. Di conseguenza, sulla carta è USAid ad aver finanziato la nascita di OCCRP, mentre il nome della INL e di Hodgkinson non compaiono.

Sebbene il legame tra un ufficio delle forze dell’ordine e un’organizzazione giornalistica possa suonare problematico, e potenzialmente intimidatorio verso le fonti, Sullivan ha dichiarato che i finanziamenti non interferiscono con l’attività editoriale.




Da parte sua, USAid, tramite uno dei dirigenti, Mike Henning, celebra il fatto che un’agenzia come INL finanzi un progetto di giornalismo investigativo.

La bellezza del giornalismo investigativo e dei giornalisti veramente indipendenti […] È che probabilmente le persone parleranno più facilmente con un giornalista che con un funzionario governativo. […] In questo modo, le autorità di contrasto sono felici che altri attori esterni stiano intraprendendo questo tipo di lavoro.
Penso che Drew sia nervoso solo all’idea di essere collegato alle forze dell’ordine.
Se le persone che vanno a darti informazioni pensano: ‘Oh, sei solo un poliziotto’… […] La tua indipendenza, la tua reputazione, sono incredibilmente importanti

Inchiesta su OCCRP: quasi la metà del budget proviene dal governo

Secondo la documentazione finanziaria analizzata dal francese Mediapart, OCCRP, dal 2014 al 2023, ha ricevuto il 70% del budget annuale da fondi governativi. Il 52% di questo, direttamente dal governo USA.
In realtà, come ha spiegato Sullivan, parte di questi fondi è destinata ad altre organizzazioni con cui collabora a progetti specifici.
Perciò, i fondi provenienti dal governo non coprono il 52% del budget, bensì il 46,4%.
Il Consiglio di amministrazione, comunque, riconosce che la cifra possa portare a dubbi e controversie.

Comprendiamo che le persone ragionevoli possano credere che sia una cattiva idea, soprattutto perché non è la norma nel giornalismo negli Stati Uniti (anche se il sostegno governativo al giornalismo non è raro in Europa e altrove). Questo è stato ampiamente discusso anni fa, quando OCCRP è stata fondata.
Il Consiglio di Amministrazione di allora ha deciso che valeva la pena di scendere a compromessi per il giornalismo investigativo che OCCRP avrebbe potuto produrre con questo sostegno finanziario.

Fin dall’inizio, ci siamo assicurati che le sovvenzioni governative avessero barriere impenetrabili che proteggessero il giornalismo prodotto da OCCRP.
Siamo fiduciosi che nessun governo o donatore abbia esercitato un controllo editoriale sulla rendicontazione dell’OCCRP.
Diciassette anni dopo, siamo completamente a nostro agio con la nostra decisione ed enormemente orgogliosi del giornalismo che l’organizzazione e i suoi partner hanno prodotto.

Tra gli altri progetti di cui OCCRP fa parte, c’è il GACC (Consorzio Globale Anti-Corruzione), finanziato da quattro governi e donatori privati (primo fra tutti, il governo USA)
Fondato nel 2016 dal Dipartimento di Stato USA, il consorzio vede collaborare OCCRP con l’ONG Transparency International, con due obiettivi: avviare, sulla base degli articoli di OCCRP, indagini giudiziarie, procedure sanzionatorie e mobilitazioni della società civile, grazie al supporto delle sezioni locali di Transparency, presenti in 65 Paesi; fare pressione sugli Stati affinché rafforzino la loro legislazione anticorruzione e antiriciclaggio.

Un legame, quello tra OCCRP e GACC, che porta a riflettere su possibili conflitti d’interesse.

Mentre alcuni inizialmente trovavano questo approccio controverso, da allora è stato adottato da altri media. Riteniamo che il GACC abbia dimostrato di avere un grande successo.
L’OCCRP riconosce che la lotta alla corruzione richiede il lavoro di giornalisti, attivisti, forze dell’ordine e politici. I giornalisti investigativi traggono vantaggio dagli scambi con altri tipi di attori e viceversa. Il GACC aiuta a convocare tali scambi di tanto in tanto

Ma nell’inchiesta è stato svelato anche un caso di “porte girevoli“.
Nel 2017, OCCRP assume Camille Eiss, allora consigliera contro la corruzione con autorità sul GACC. Durante il suo lavoro all’organizzazione, promuove il giornalismo investigativo come arma fornita alla società per punire i criminali tramite sanzioni. Torna poi al Dipartimento, nel 2022, in veste di consigliera al coordinatore sulle sanzioni.
Secondo Sullivan, non c’è stato alcun conflitto di interessi. E il GACC continua ad essere un progetto fortemente promosso dal governo per “arruolare il settore privato come partner a tutti gli effetti” e “scatenare l’advocacy del settore privato per la riforma anticorruzione

Il co-fondatore di OCCRP ha dichiarato inoltre che, sebbene gran parte dei finanziamenti sia di origine governativa, questo non ha interferenza con il processo editoriale.
Eppure, tra le condizioni per ricevere alcune sovvenzioni, c’è il “cooperative agreement. Una clausola che consente alle autorità americane di approvare il personale chiave dell’organizzazione.

Sullivan, in merito a questo, ha affermato che non è il governo a scegliere il direttore dell’organizzazione. Ma, se la persona che ricopre il ruolo non viene accettata, il finanziamento non viene concesso.

È importante notare che lo scopo della fornitura di personale chiave non ha nulla a che fare con il contenuto editoriale della sovvenzione, ma piuttosto con la sua amministrazione.
Mentre gli editori a volte sono elencati come personale chiave, il governo sta valutando la loro capacità di implementare gli obiettivi della sovvenzione e gestire il progetto, non supervisionare la missione editoriale.

Con OCCRP e i suoi partner, nessun donatore ha mai posto il veto a nessuna posizione del personale e, se lo avesse fatto, ciò non avrebbe influito sulla capacità di OCCRP di controllare il prodotto editoriale. L’OCCRP o i partner potrebbero non accettare un veto volto a modificare i processi editoriali e probabilmente rifiuterebbero la sovvenzione in tal caso

Inchiesta su OCCRP: i giornalisti come “esercito di mani pulite”

Secondo l’inchiesta su OCCRP, questa avrebbe ottenuto ulteriori fondi dal governo statunitense da utilizzare per particolari inchieste.
Per esempio, tra il 2015 e il 2019, ha ricevuto 2,2 milioni di dollari in un finanziamento denominato: “Balancing the Russian media sphere”.
Altri per combattere la corruzione in Venezuela, altri ancora per rafforzare il giornalismo investigativo in Eurasia e, nel 2022, fondi per rafforzare la capacità dei giornalisti di esporre la criminalità a Malta e a Cipro.

Nonostante ciò, secondo Sullivan e secondo il consiglio di amministrazione di OCCRP, i soldi non hanno influenzato in alcun modo il lavoro giornalistico dell’organizzazione.

Fin dall’inizio, ci siamo assicurati che i fondi governativi avessero degli impenetrabili guardrails a protezione del giornalismo prodotto da Occrp. Siamo sicuri che nessun governo o donatore abbia esercitato un controllo editoriale.

Il governo americano non ha mai interferito con il nostro giornalismo

Ad avvallare le dichiarazioni di Sullivan ci sono diverse inchieste, pubblicate da OCCRP, che gettano luce sullo stesso governo americano. Si tratta, però, di inchieste molto limitate.
Infatti, l’organizzazione ha dichiarato di non volere, e non potere, indagare su questioni statunitensi con il denaro proveniente da Washington.
Ma di poterlo comunque fare con altri fondi, seppur più ristretti.

La nostra serie sugli Stati Uniti che hanno acquistato armi nei Balcani per l’Arabia Saudita e per gli Emirati Arabi Uniti, che poi sono finite all’Isis, è un esempio.
La visita di Rudy Giuliani in Ucraina e i suoi incontri con la criminalità organizzata, e i compagni di affari eticamente dubbi di Hunter Biden

Sebbene OCCRP dichiari di non prendere ordini dalla Casa Bianca, l’inchiesta rivela come il “soft power” del governo statunitense riesca comunque a mettere le mani sul giornalismo investigativo.
Lo ha spiegato una redazione dell’America Latina, che ha lavorato in collaborazione con l’organizzazione.

I critici dell’OCCRP che ripetono a pappagallo l’accusa di Putin secondo cui l’organizzazione giornalistica prende ordini dagli Stati Uniti si sbagliano e fraintendono la natura del soft power.
OCCRP non ha bisogno di fornire agli Stati Uniti alcuna informazione utile.

È un esercito di ‘mani pulite’ che fa inchieste su altri Paesi, al di fuori degli Stati Uniti. È utile fare inchieste su presunti alleati e nemici. Fa apparire gli Stati Uniti come un Paese virtuoso e consente loro di dettare le regole su cosa sia la corruzione. Ma è sempre la corruzione degli altri.

La verità è che non sappiamo quanto sia profonda l’influenza in alcune redazioni

Minacce, pressioni e censura: le conseguenze dell’inchiesta su OCCRP

Le rivelazioni dell’inchiesta su OCCRP hanno generato disordini nel mondo del giornalismo investigativo.
Grandi collaboratori, come il New York Times, hanno dichiarato di non essere mai stati a conoscenza dell’entità del legame tra OCCRP e il governo USA. Altri, come il Washington PostThe Guardian e Der Spiegel, hanno rifiutato di commentare.

In Germania, dove è stata proprio la televisione statale Ndr ad avviare l’inchiesta raccogliendo le prime importanti informazioni, la pubblicazione è stata vietata.
Eppure, fin dai primi mesi del 2023, il pluripremiato reporter investigativo John Goetz aveva lavorato con il collega Armin Ghassim sull’organizzazione, ricevendo rivelazioni da funzionari del governo americano.
Rivelazioni che, però, non sono mai state rese pubbliche.

Con l’avanzare dell’inchiesta su OCCRP, i media in collaborazione hanno visto Ndr tirarsi indietro poco prima di rivolgersi direttamente all’organizzazione.
Oltre a ciò, come rivela Il Fatto Quotidiano, John Goetz e altri giornalisti hanno ricevuto minacce e pressioni via mail.

Il nostro lavoro in team ha portato a confermare il lavoro dei colleghi tedeschi e a trovare nuove conferme importanti. Al momento di inviare le domande al consiglio di amministrazione di Occrp e al suo co-fondatore Drew Sullivan per dare loro il diritto di replica, però, Ndr si è tirata indietro, pur definendo le nostre domande “notevoli”. Alla nostra richiesta di spiegazioni, tre manager di alto livello di Ndr hanno negato la censura, e hanno caratterizzato la loro scelta come una scelta editoriale, pur comunicandoci che “la nostra collaborazione istituzionale con Occrp è stata congelata fin dal settembre 2023, quando le prime accuse sono emerse”.

Con i nostri partner di MediapartDrop Site News e Reporters United, abbiamo appreso di alcune email inviate da Drew Sullivan ai giornalisti di Occrp in cui Sullivan attaccava il giornalista John Goetz, riportando gli attacchi dei servizi segreti tedeschi contro di lui come “un asset dei russi”. E abbiamo ricevuto ripetute email con minacce di azioni legali e attacchi al collega Stefan Candea.

Giulia Calvani

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