Un’importante inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia ha smantellato un presunto gruppo criminale legato alla cosca ‘ndranghetista Tripodi, portando all’arresto di 25 persone, tra cui la suora Anna Donelli. Tra i coinvolti figurano esponenti politici, tra cui un ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, un ex esponente della Lega, e la religiosa accusata di fungere da tramite tra il clan e i detenuti. L’operazione, che ha coinvolto diverse province italiane, ha portato anche al sequestro di beni per oltre 1,8 milioni di euro.
Operazione contro la ‘Ndrangheta nel bresciano
Un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia ha portato all’arresto di 25 persone legate a un’associazione mafiosa di matrice ‘Ndranghetista, operativa nel territorio bresciano e collegata alla cosca calabrese Tripodi. Tra i 25 arrestati, figura anche il nome di Anna Donelli, una suora accusata di essersi messa “a disposizione degli esponenti” del clan Tripodi, molto radicata nella provincia di Brescia.
In particolare, Anna Donelli è accusata di aver aiutato la comunicazione tra i membri della cosca incarcerati e quelli liberi, infrangendo quindi il divieto dei colloqui: con le comunicazioni e le informazioni che gli venivano date, secondo le indagini, gli ‘ndranghetisti sono riusciti a pianificare le loro strategie di attacco e resistenza alle investigazioni della Procura.
Tra i reati contestati ci sono estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazione, usura, reati tributari e riciclaggio. Durante l’operazione, sono stati sequestrati oltre 1,8 milioni di euro e sono state condotte perquisizioni in diverse province italiane, tra cui Brescia, Reggio Calabria, Milano, Como, Verona e Viterbo.
Politici e una religiosa tra gli arrestati
Oltre ad Anna Donelli, tra gli arrestati spiccano alcuni nomi noti. Giovanni Acri, ex consigliere comunale di Brescia affiliato a Fratelli d’Italia, e Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega e candidato sindaco a Castel Mella nel 2021, sono entrambi finiti ai domiciliari. Acri avrebbe consentito di garantire determinati servizi, come le cure sanitarie, ai membri del clan, diventando così complici delle loro attività criminose e ostacolando le indagini delle Forze dell’Ordine.
Mauro Galeazzi, noto per un arresto nel 2011 per tangenti, sarebbe stato coinvolto in uno scambio elettorale politico-mafioso. Gli inquirenti sostengono che, durante la sua candidatura a sindaco di Castel Mella nel 2021, avrebbe chiesto a Stefano Terzo Tripodi, figura di rilievo del clan, di procurargli voti in cambio di futuri appalti pubblici, sempre nello stesso Comune. Questo episodio ha rappresentato uno degli elementi chiave per le accuse di scambio elettorale politico-mafioso e il sistema corrotto dei voti in cambio di appalti.
Il ruolo di suor Anna Donelli
Gli investigatori sostengono che suor Anna fosse “a disposizione del sodalizio” per mantenere i collegamenti tra il gruppo criminale e i detenuti affiliati alla cosca Tripodi. La religiosa, grazie al suo incarico spirituale, avrebbe facilitato lo scambio di informazioni e ordini, rafforzando il potere e la rete dell’organizzazione mafiosa.
Le accuse a Giovanni Acri
Giovanni Acri, oltre ad essere un medico, secondo la Procura, avrebbe fornito assistenza agli affiliati del clan anche in situazioni critiche, come in caso di ferimenti durante attività criminali. In passato, Acri era già stato coinvolto in un’indagine che aveva portato alle dimissioni dall’incarico su pressione di esponenti del suo partito.
L’associazione e i suoi metodi
L’associazione mafiosa aveva una struttura ben organizzata e un modus operandi finalizzato a consolidare il controllo sul territorio. Oltre agli affari illeciti, come il traffico di armi e droga, il clan manteneva il proprio potere attraverso intimidazioni, estorsioni e l’infiltrazione nella politica locale. L’obiettivo era ottenere vantaggi economici illeciti e rafforzare la propria reputazione criminale.
L’inchiesta dell’Antimafia rappresenta un duro colpo per le attività della cosca Tripodi nel nord Italia e mette in luce il radicamento delle mafie nei tessuti economici e politici del Paese. Le autorità hanno sottolineato l’importanza di un’azione coordinata per combattere l’infiltrazione mafiosa e tutelare la legalità. Il caso solleva interrogativi sulla vulnerabilità delle istituzioni locali e sull’urgenza di meccanismi di controllo più rigorosi, proprio a partire dalla complicità con la suora Anna Donelli.