Incertezza a Taiwan

Incertezza a Taiwan

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane


Incertezza a Taiwan: Le elezioni presidenziali si avvicinano, portando con sé una serie di incognite sulla direzione politica dell’isola. Mentre le incursioni delle navi e degli aerei della Repubblica Popolare continuano, il panorama politico interno di Taiwan si mostra frammentato.


Il 13 gennaio si terranno a Taiwan le elezioni presidenziali che appaiono più incerte del previsto. Mentre proseguono le incursioni da parte delle navi e degli aerei da guerra della Repubblica Popolare, il fronte politico interno dell’isola appare molto variegato.

In Parlamento il Partito progressista democratico guidato da Tsai Ing-wen (che è in scadenza e non potrà essere rieletta) detiene tuttora una solida maggioranza. Il PDP, com’è noto, è indipendentista e ha più volte dichiarato la volontà di superare la situazione attuale, trasformando Taiwan in uno Stato indipendente a tutti gli effetti.

Le altre due principali formazioni politiche in lizza, tuttavia, non la pensano affatto così. Il partito nazionalista Kuomintang, che fu dominato dal generalissimo Chiang Kai-shek, è molto più prudente e ha eliminato la questione dell’indipendenza dalla sua agenda. E’ guidato dal 66enne Hou Yu-ih, sindaco della capitale Taipei dal 2018.

Leader del terzo partito, quello popolare (TPP), è invece il 64enne Ko Wen-je, pure lui in precedenza sindaco di Taipei, e favorevole – come Hou Yu-ih – al mantenimento di buoni rapporti con Pechino. Difficile però capire in cosa consistano tali “buoni rapporti”, visto che Xi Jinping e il Partito comunista cinese insistono sull’inevitabilità dell’annessione dell’isola da parte della Repubblica Popolare.

Il PDP ha designato quale successore di Tsai Ing-wen il 64enne William Lai Ching-te. In vantaggio nei sondaggi sugli altri due candidati, Lai prosegue la politica indipendentista di Tsai, ma non possiede lo stesso carisma. Molto legato agli Stati Uniti, punta sul rafforzamento delle relazioni con Washington e sull’allontanamento, per quanto progressivo, dalla Cina di Xi.

Un fattore di cui gli analisti non tengono sufficientemente conto è che la Repubblica Popolare, a dispetto di tutte le tensioni, è di gran lunga il maggiore partner commerciale di Taiwan, e proprio su questo fanno leva i candidati alla presidenza del Kuomintang e del Partito Popolare. Tutti i cinesi, indipendentemente dal loro credo politico, attribuiscono da sempre un’importanza fondamentale al commercio.

L’incertezza a Taiwan vede gli Usa come protagonisti

Si ha tuttavia l’impressione che nella partita siano gli Usa a giocare un ruolo decisivo. In questo senso, le continue incertezze in politica estera dell’amministrazione Biden pesano moltissimo. Considerata la posizione dell’isola, situata a soli 180 km di distanza dalle coste cinesi, diventa molto difficile per gli americani puntare su una guerra per procura come quella in atto in Ucraina. La sproporzione delle forze tra Pechino e Taipei rende in pratica impossibile difendere l’isola senza un intervento diretto di truppe, aerei e navi Usa, magari con il supporto di alleati come il Giappone.

Si dà tuttavia il caso che attualmente nel Congresso americano prevalgano tendenze più o meno velatamente isolazioniste. E’ stata persino ventilata la possibilità che gli Usa lascino la Nato, il che renderebbe l’Alleanza atlantica, se non inutile, assai meno importante di quanto non sia ora.

In mancanza di un impegno chiaro di Washington a difendere l’isola ad ogni costo, incluso il rischio di uno scontro diretto con la Cina, diventa sempre più probabile la realizzazione del disegno di Putin e Xi Jinping di dar vita a un nuovo ordine mondiale non più a trazione americana.

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