La scala, da Inception alla realtà
A Villa Mirafiori, sede della Facoltà di filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, c’è una scalinata libera che forma un tracciato quadrangolare, dal suolo e che torna al punto di partenza una volta completati i quattro lati; sembra di vedere la scena di Inception in cui Arianna impara insieme ad Arthur la possibilità di costruire dei paradossi. Nel film era una scala, che pur continuando a salirla si ritornava in basso, uno dei “trucchetti” utili nella costruzione del mondo onirico in cui gli estrattori si muovevano per carpire informazioni dall’inconscio di altri sognatori. Trovare oggi qualcosa che mi ricordasse quella pellicola mi ha fatto pensare a quanto fosse passato dall’uscita del film; mi ha fatto riflettere su quanto una trama del genere possa adeguarsi ai nostri giorni: dodici anni sono pochi ma i cambiamenti sono evidenti.
La creazione di un mondo nuovo
Le possibilità di una virtualità in cui costruire qualcosa di nuovo sono andate avanti a ritmi esponenziali in un senso sempre più lontano dal sogno, che l’avvicina sempre più al reale. Analogamente a ciò che accade nel film, gli scenari da creare sono ancora lontani dall’esaurirsi, possono arrivare allo stesso modo a toccare tutto quello che siamo in grado di immaginare; possono portarci da una parte all’altra del mondo come allo stesso tempo a fuggire da ognuna di esse.
Come diventa il mondo vecchio
Come conseguenza delle dinamiche degli ultimi anni, l’oscillare tra reale e virtuale sembra aver condotto a un capovolgersi delle parti. La dimensione onirica di Inception, in cui alcuni dei protagonisti volevano sempre tornare, in certi aspetti sembra essere diventata più reale del reale all’interno della nostra società. Sicuramente anche a causa della pandemia, che ci ha portato a vivere il digitale come unico sistema di relazioni con il prossimo.
Oggi, il contrario di quanto visto in Inception
Il processo sembra essere diventato quindi contrario rispetto al film di Cristopher Nolan: è la realtà fisica in cui viviamo che la si vuole modellare secondo gli schemi che regolano quella digitale. Il considerare tutto ottenibile in un istante; il poter chiudere gli occhi di fronte degli eventi negativi come si chiude una pagina online tramite un semplice tasto; il vedere dove siamo e dove magari non vogliamo stare come totalmente eludibile. Questi possono essere dei pericoli derivanti dall’estremizzazione delle opportunità che il web e i social media ad oggi ci regalano; un processo di anestesia virtuale nei confronti della realtà la cui paura è che diventi normalità.
Giacomo Tiscione