Il peggiore disastro naturale avvenuto in America negli ultimi 100 anni, così sono stati definitivi i catastrofici incendi che hanno colpito le isole Hawaii a partire dall’8 agosto.
Gli incendi hanno divampato in particolare a Maui, la seconda isola per grandezza dell’arcipelago hawaiano.
Gli incendi alle Hawaii: vittime e bilanci
Uno spaventoso bilancio quello che di giorno in giorno sale contando le vittime che fino a mercoledì sera ammontanvano a 111, come afferma il Dipartimento di Polizia, ma che potrebbe salire di ora in ora. Mentre le ricerche dei soccorritori, che ad oggi hanno ispezionato solo un quarto dei territori devastati, continuano. Anche i dispersi continuano ad aumentare. Se ne contano più di mille. Questo afferma il governatore delle Hawaii, Josh Green.
Abbiamo il cuore spezzato, perché dobbiamo riferire della perdita di altre persone care
ha affermato Green. Centinaia di soccorritori sono impegnati nelle operazioni con 40 cani specializzati nel ritrovamento di resti umani. Anche le operazioni di riconoscimento procedono con difficoltà, solo cinque corpi sono state identificati.
Intanto la Casa Bianca ha annunciato che il presidente americano Joe Biden e la moglie Jill giungeranno lunedì sull’isola per incontrare i soccorritori, le autorità e i residenti.
Vediamo quali potrebbero essere le cause di questo evento catastrofico
Anzitutto teniamo conto che le Hawaii sono una zona soggetta a incendi in quanto, l’80% del suo territorio è ricoperto da vegetazione.
Proprio in questi ultimi giorni poi, l’arcipelago è stato attraversato dall’Uragano Dora che con i suoi venti oltre i 100 km orari ha contribuito a spargere le fiamme velocemente.
A questi si aggiunge il periodo siccitoso, che, insieme alle alte temperature aumentano il rapido propagarsi delle fiamme. Secondo i dati dell’US Drought Monitor, infatti, quasi il 14% delle Hawaii si trova in condizioni di severa siccità mentre l’80% del territorio è classificato come secco.
Secondo i funzionar del Dipartimento di Agricoltura e Foreste del governo forestale il fuoco che si è innalzato all’interno dell’isola sembrerebbe invece essersi originato dal crollo di una linea elettrica a causa dei forti venti. Mentre nei dintorni della città di Lahaina, una cittadina di circa 13.000 persone, i materiali in legno delle abitazioni hanno contribuito ad aizzare il fuoco. In questa località si concentra la gran parte delle 2.000 strutture danneggiate dal fuoco. Il resto degli incendi di Maui riguardano zone scarsamente o per nulla abitate.
Anche i soccorsi sono stati problematici: le pompe dei pompieri non avevano pressione idrica sufficiente.
Un altro fattore sottovalutato è l’abbandono dell’agricoltura locale e il conseguente aumento del turismo. Questo ha fatto sì, appunto, che il terreno incolto si ricoprisse di arbusti e materiale erbaceo altamente infiammabile.
Un fenomento non occasionale
Inoltre, nelle isole Hawaii, il fuoco non è un fenomeno occasionale, fra il 1999 e il 2020 si sono susseguiti più di 80 incendi solo a Maui, con una media di 4 all’anno. Ogni anno, nelle Hawaii brucia circa l’1% della superficie territoriale, una percentuale molto alta.
Sicuramente non sono mancate le polemiche sulla cattiva gestione dell’emergenza e sulla mancata prevenzione. Essendo che i precedenti, come abbiamo detto, non sono pochi. Lo scorso anno i disastri causati da condizioni meteo estreme sono stati 18 e hanno causato la morte di almeno 474 persone. Per questo motivo molti chiedono al presidente degli Stati Uniti di proclamare un’ «emergenza climatica nazionale».