Dal 2010, anno della sua elezione, il presidente dell’Ungheria Viktor Orban ha applicato una forte censura di stampo illiberale nei confronti delle università ungheresi, contravvenendo ai principi imposti dall’Unione Europea. L’ultimo bersaglio è stato la SZFE, l’ateneo di arti teatrali e cinematografiche di Budapest.
Orban e la censura contro la SZFE
La SZFE, una delle più prestigiose università ungheresi, ha assistito all’assalto del governo di Orban all’interno del suo ateneo. Infatti, in un primo momento, una legge governativa ha consentito al premier ungherese di trasferire l’università sotto il controllo di una fondazione privata, il cui CdA è presieduto da un esponente conservatore vicino al premier.
Successivamente, il 1° settembre, Viktor Orban ha nominato un nuovo rettore della SZFE. Il cambio di direzione dell’ateneo ha infuocato le proteste. Infatti gli studenti della scuola ne avrebbero occupato le sede, supportati anche dalla dimissione unanime del senato accademico e della gerenza universitaria.
Gli studenti e i professori hanno già anticipato l’intenzione di presentare un ricorso alla Corte Costituzionale ungherese contro la nuova riforma. Nonostante la manovra di Orban violi i principi ideologici su cui l’Unione Europea è costruita, la Commissione Europea ha già espresso l’impossibilità ad agire. Infatti, secondo i portavoce dell’Esecutivo, in questo caso “la competenza è nazionale, non avendo per altro la Commissione competenza in ambito culturale”.
Il caso dell’università CEU
Nel 2017 l’esecutivo condotto da Orban ha promulgato una legge definita “anti-Soros”. Infatti il suo compito era quello di colpire la CEU, la Central European University, ateneo fondato e finanziato dall’ungaro-americano George Soros. A lungo nemico di Orban, è ritenuto colpevole di implementare attività che favorissero l’ingresso di migranti islamici in Europa.
La legge ha costretto ogni ateneo internazionale a possedere una sede nel paese d’origine per operare sul suolo ungherese. A causa di questo, la CEU è stata costretta a trasferire la sua attività a Vienna, portando con sé i 1200 studenti iscritti a master e PhD d’eccellenza.
I valori dell’Unione Europea
Membro del Parlamento Europeo ed ex componente della commissione cultura e istruzione, Petra Kammerevert ha dichiarato che “L’Ungheria non è l’unico Stato membro dell’Unione Europea che sta logorando i valori europei e lo stato di diritto. Possiamo vedere questa tendenza anche in Polonia. Tuttavia, il governo ungherese sta effettivamente trasformando in questo senso tante altre parti della vita sociale, con un obiettivo di limitare le libertà”.
Nonostante l’Unione Europea abbia aperto nel 2018 un’indagine sull’operato dell’Ungheria, da allora nulla di concreto è stato fatto per limitare l’ingerenza governativa in campo culturale.
Lo stesso rettore della CEU Ignatieff ha avanzato delle critiche all’Unione Europea, riconoscendo in essa un ruolo di controllo prevalentemente economico. “Non esiste una chiara difesa della libertà accademica basata sui diritti umani o sul diritto pubblico come principio a cui un’università in difficoltà potrebbe fare appello”, ha dichiarato Ignatieff.
La critica avanza incontrastata all’interno di una polemica oramai quotidiana, cioè il legame indissolubile dell’Unione Europea con l’economia. Infatti essa viene ripetutamente accusata di soppesare le sue decisioni, dalle politiche migratorie alla cultura, considerando unicamente le ripercussioni economiche.
Ciò renderebbe ancora più difficile contrastare l’avanzata nazionalista e populista all’interno dei paesi di Visengrad. Inoltre solidificherebbe la convinzione che la cultura rivesta un ruolo secondario nella discussione e nella formazione politica.
Questa netta separazione lascerebbe libero sfogo a Orban di compiere in Ungheria una censura culturale che schiaccia le coscienze verso valori conservatori e illiberali, lontani dalla tanto decantata libertà europea.
Di Lorenzo Sangermano