A dir la verità non amo molto il calciomercato. Da appassionato di calcio a tutto tondo non è l’ingranaggio che preferisco. Per settimane si parla del nulla o quasi, ci si abbandona a una facile esaltazione per aver soffiato un giocatore a una squadra rivale, ma poi parla il campo e le speranze vengono talvolta completamente disattese. Oggi, 31 agosto, termina un’altra sessione estiva di questo pazzo e quotidiano romanzo che è il mercato dei trasferimenti. Che una volta il 6 luglio finiva e oggi più o meno si apre, che ha una lunga finestra anche invernale, che occupa più spazio delle partite in sé, che regala le prime schermaglie e i primi sfottò tra tifosi ancor prima dei cori della domenica.
Intorno alle 23 vedremo le porte chiuse all’Hotel Melià di Milano, segno che nessuno potrà più affannarsi a depositare contratti di nuovi calciatori, quel che sarà fatto sarà fatto. Come sono lontani i tempi dell'”Allenatore nel pallone”, quando il presidente Borlotti, per rinforzare la sua Longobarda, peregrinava tra le stanze dei club più blasonati e si sedeva al tavolo con Agnelli e il suo orologio cinto sul polsino della camicia, promettendo Rumenigge, Platini o Maradona, quest’ultimo acquistato con tre anni di anticipo ma in cambio di Falchetti e Mengoni ceduti subito. Di ilarità comunque ce n’è stata davvero nel corso degli anni, come per esempio acquisti dell’ultimo secondo con contratti tirati dentro il box della Lega o ritenuti validi anche trenta secondi dopo le 23, come nel caso di Joao Silva, brasiliano acquistato dal Palermo fuori tempo massimo, che dopo corsi e ricorsi può realizzare il sogno di giocare in A coi rosanero. Tutta fatica sprecata: la sua apparizione nel massimo campionato durerà appena una mezz’ora.
Poi, da domani, o perlomeno dal prossimo week-end, quando tornerà il campionato dopo la pausa per la nazionale, non ci sarà più spazio per le chiacchiere poiché a parlare sarà il campo, e onestamente ci sentiremo tutti un po’ più sollevati. Spese pazze a Parigi, investimenti importanti anche a Milano, giocatori che fanno le bizze e società sotto scacco. La virtuosità di tutto questo è apparentemente inesistente, o forse solo nascosta. Il Milan forse scoprirà che i suoi acquisti hanno fruttato punti e vittorie, il Psg magari raggiungerà almeno una volta la semifinale di Champions, la Juventus forse si confermerà di nuovo. Ma almeno da domani parlerà il campo, l’ultimo e unico giudice supremo.