In Somalia, 400 mila sfollati sono stati costretti ad abbandonare villaggi e abitazioni in seguito alle inondazioni che hanno colpito il Paese dopo cinque stagioni consecutive di siccità. La situazione è critica e, se le forti piogge continueranno ad abbattersi sugli altopiani etiopici per tutta la stagione Gu, potrebbe peggiorare arrivando a colpire fino a 1,6 milioni di persone. L’Unicef lancia l’allarme: mancano acqua potabile, cibo e alloggi.
Sono 12 i villaggi che attualmente si trovano del tutto isolati e raggiungibili solamente in barca. L’Unicef, coordinato con i Governi locali, ha avviato una rete di assistenza, ma vi è l’urgenza di ampliare tale sistema di soccorsi in quanto gli aiuti dati finora non sono sufficienti per fronteggiare i danni causati da questa catastrofe.
L’allarme lanciato dall’Unicef
“A un passo da un’altra catastrofe umanitaria” sono queste le parole utilizzate dal rappresentante dell’Unicef in Somalia, Wafaa Saeed, per descrivere l’impatto catastrofico che la siccità e le inondazioni stanno avendo sulla popolazione che abita i territori somali.
La popolazione somala si stava preparando alla sesta carestia consecutiva provocata dalla siccità che ha colpito il paese negli ultimi anni, ma l’improvviso arrivo delle forti piogge ha generato alluvioni che potrebbero arrivare a colpire 1,6 milioni di persone. Infatti, in Somalia, i 400 mila sfollati si trovano attualmente senza un alloggio, con carenza di cibo, acqua e servizi igienico- sanitari adeguati per fronteggiare tale situazione.
Wafaa Saeed riferisce di aver visitato le zone colpite da tali calamità, in particolare la città di Beletweyne, nella regione di Hiran, dove il 90% della popolazione è stato costretto ad abbandonare le proprie case.
“Le famiglie sfollate a causa delle inondazioni hanno un accesso limitato a beni di prima necessità come cibo, acqua potabile e alloggi. Ho incontrato alcuni di loro che attualmente vivono in rifugi temporanei e mi hanno detto di essere abituati alle inondazioni, ma mai di questa portata e gravità. Le loro case e latrine sono state danneggiate, le scuole e le strutture sanitarie sono state chiuse, hanno perso il loro reddito giornaliero e alcuni stanno tornando a saltare i pasti o a chiedere prestiti ai negozi. Circa 12 villaggi sono completamente isolati e possono essere raggiunti solo in barca»
La rete di assistenza e gli aiuti necessari per fronteggiare l’emergenza inondazioni in Somalia
In Somalia 400 mila sfollati hanno un urgente bisogno di assistenza e di aiuti volti ad arginare la devastazione provocata dalle alluvioni fluviali. La distruzione di terreni coltivati e l’inondazione di strade e infrastrutture ha reso difficile, se non impossibile, l’accesso ai mezzi primari di sussistenza.
L’Unicef, insieme ai Governi locali e alle associazioni umanitarie presenti nel territorio somalo, coordinano azioni di assistenza, ma la richiesta di aiuti e le segnalazioni degli spostamenti della popolazione verso nord in cerca di riparo, cibo, medicinali e acqua potabile, è in costante aumento.
Ad oggi, il piano di risposta umanitaria per la Somalia è finanziato al 26%, di cui l’11% riguarda il settore acqua e servizi igienico-sanitari; importi scarsi e non sufficienti per affrontare un’emergenza di tale portata che sta colpendo il Paese, dove il rischio di epidemie e la diffusone di malattie come la malaria e il colera è esponenzialmente alto.
Proprio per questo, Wafaa Saeed ci tiene ad interpellare le comunità internazionali chiedendo loro di continuare a sostenere con aiuti finanziari i progetti assistenziali e, se vi è la possibilità, di aumentare i sussidi a favore delle popolazioni colpite questa catastrofe umanitaria, perché se non si interviene nel minor tempo possibile, le conseguenze di questo evento disastroso andranno a colpire soprattutto le vite e il futuro dei bambini.
Andrea Montini