In ricordo di Niki Lauda: “L’uomo che ha vinto anche il fuoco”.

Niki Lauda bei der Publikumsveranstaltung "ÖAMTC Welt des Motorsports" Begleitend zu FIA Gala in der Wiener Hofburg am Freitag, 2. Dezember am Wiener Heldenplatz

Niki Lauda è scomparso la sera di lunedì 20 maggio 2019 in una clinica svizzera, all’ età di 70 anni. Ad annunciare la morte dell’ ex pilota austriaco di Formula Uno è stata la famiglia. “Con profonda tristezza annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con la sua famiglia accanto lunedì”,  questa la nota rilasciata dai parenti alla stampa.

Con te ho vissuto alcuni dei momenti più belli della mia vita, abbiamo condiviso tante indimenticabili vittorie della Ferrari e siamo sempre stati uniti da grande affetto, anche quando ci siamo trovati a competere in campi avversi… Sei stato un grande Campione, un Campione del Mondo in pista e fuori, un amico sincero, un uomo diretto e leale”.

Questo il ricordo dell’amico ed ‘ex presidente della Ferrari,  Luca Cordero di Montezemolo.

 

E’ stato tre volte campione del mondo di Formula Uno alla guida di due volanti, nel 1975 e nel 1977 quello della Ferrari e nel 1984 quello della McLaren. Come imprenditore ha fondato e diretto due compagnie aeree, la “Lauda Air” e la “Fly Niki”. In veste di dirigente sportivo, ha diretto per due stagioni la Jaguar, e  dal 2012 ha ricoperto la carica di presidente non esecutivo della scuderia Mercedes AMG F1.

In ricordo di Niki Lauda: “L’ uomo che ha vinto anche il fuoco”

E così alla fine Niki Lauda è morto, lui che la morte l’aveva sfidata e sconfitta più volte. Se né andato dopo aver vinto 3 campionati del mondo di Formula Uno, dopo che i suoi duelli contro James Hunt sono diventati leggendari. Lui che la morte l’aveva già vista in faccia il lontano 1 agosto del 1976 sul pericoloso circuito di Nürburgring, quando per 55 secondi rimase intrappolato nella sua Ferrari numero 1 in fiamme. Poco dopo l’incidente Angelo Sticchi Damiani presidente dell’ A.C.I. gli diede una targa dedicata:

all’ uomo che ha vinto anche il fuoco

perché era riuscito a vincere anche questo, rimettendosi in macchina. Il suo volto rimase segnato da gravi ustioni, ma ad essere stata segnata per sempre, quel giorno, è stata anche la storia della Formula Uno. Tanto che da quella gara è stato tratto un film, “Rush” uscito nelle sale nel 2013 e diretto da Ron Howard. Ma la morte non lo raggiunse, non in quella corsa, come disse il suo rivale James Hunt: “Più sei vicino alla morte e più ti senti vivo”.  Così la sua vita continuò, una vita da sceneggiatura, ma era tutto vero.

Ha disputato 171 Gran Premi, vincendone 25, segnando 24 pole position e altrettanti giri veloci. Ha avuto una carriera sportiva di grande livello guidando per March, BRM, Ferrari, Brabham e, infine, McLaren. Oltre a: 2 matrimoni, 5 figli, 2 compagnie aeree da lui fondate, 2 trapianti di reni e un trapianto del fegato. Nel 1993 è stato inserito nella “International Motorsports Hall of Fame”, in Austria è un eroe nazionale ed è stato onorato con un francobollo nel 2005, oltre ad essere conosciuto dai più giovani per aver ricoperto il ruolo di presidente onorario della scuderia motoristica Mercedes AMG F1. In molti lo considerano un eroe, perché come disse Kevin Costner:

“I veri eroi sono uomini che cadono e falliscono e sono pieni di difetti, ma alla fine riescono perché sono rimasti fedeli ai loro ideali, ai loro principi e impegni”.

Infatti è Niki Lauda a ricordarci che: “Dalla mia esperienza personale posso dire che vincere è importante ma dalle sconfitte ho sempre imparato di più per il futuro”.  Ecco perché è importante che esistano eroi così e che non vengano dimenticati, perché con le loro vite straordinarie ci insegnano ad avere più coraggio nelle nostre vite ordinarie, e ad imparare sempre dalle sconfitte, senza mai arrendersi.

La sua è una leggenda segnata da una tragedia

L’ orribile incidente del 1976,  gli ha causato danni alla salute contro i quali ha dovuto lottare per una vita. La seconda moglie Birgit Wetzinger, ex hostess della “Fly Niki” aveva donato un rene al marito.  Donazione avvenuta a seguito di una malattia che aveva colpito Lauda già da molti anni, una complicazione sorta dopo il famoso incidente del 76. Proprio dopo l’incidente aveva subito un primo trapianto di rene donatogli dal fratello Florian Lauda. Combattente e vincente non solo in pista, Lauda aveva infatti superato con successo nell’estate del 2018 un trapianto di polmone, dopo essere stato ricoverato presso il General Hospital di Vienna a causa di una complicazione dovuta ad una infezione polmonare. A causa di problemi ai reni era stato trasferito in un centro di riabilitazione per una dialisi proprio alla vigilia dell’inatteso decesso.

L’esordio in formula 3

Andreas Nikolaus Lauda, meglio noto come Niki Lauda, nasce il 22 febbraio del 1949 a Vienna, in Austria. Secondo gli storici sportivi, Lauda ha segnato una fase di transizione fra l’automobilismo pionieristico dei primi anni, e quello moderno dominato dagli sponsor, seguito dal grande pubblico e focalizzato sulla ricerca tecnologica di alto livello.  Il cognome Lauda godeva di fama, ancor prima che Niki cominciasse a correre.  Il giovane Nikolaus cresce in una ricca famiglia austriaca, i suoi nonni e i suoi genitori erano infatti conosciuti per essere da anni degli industriali di successo, impegnati in molti settori dell’economia non solo austriaca. L’idolo Di Nikolaus è il pilota Jochen Rindt, sin da giovane si appassiona al mondo dei motori e soprattutto, delle corse automobilistiche. Aspirazioni, quelle del piccolo Niki ,che vennero non poco ostacolate dai suoi genitori, che sognano per lui un futuro al vertice dell’azienda di famiglia. L’esordio in Formula Tre arriva nel 1970. Il giovane Lauda corre con una McNamara, che non gli consente di ottenere i risultati che vorrebbe, a causa dei mediocri finanziamenti di cui dispone. L’anno dopo arriva la svolta, in seguito ad un prestito bancario, ricevuto grazie alla stipula di un’assicurazione sulla vita. Con il finanziamento, pari a circa 35 mila sterline, riesce a prendere parte all’Europeo di Formula Due, al volante di una March.  Ma il mezzo non è  abbastanza competitivo e Lauda non riesce ancora ad attirare l’attenzione su di sé. Seguì un periodo fatto di aspettative disilluse, litigi con la famiglia che mai lo aveva sostenuto economicamente in questa avventura e vari debiti.

Il contratto con la Ferrari e la vittoria del primo campionato del mondo.

L’ occasione della vita arriva nel 1974, quando lo svizzero Clay Regazzoni, suo compagno nel team della BRM, lo consiglia al grande Enzo Ferrari, che ingaggia Niki Lauda nella scuderia del Cavallino. Nel 1975 alla guida della leggendaria Ferrari 312 T, Niki Lauda vince il primo titolo mondiale, con una gara d’anticipo. Sono 5 i GP in cui Lauda Trionfa: Montecarlo, Belgio, Svezia, Francia e Usa. Ma il 1975 è anche l’anno in cui il pilota incontra Marlene Knaus, un’ex modella, fotografa e interior designer, che poi diventerà la sua prima moglie.

L’ incidente del 1976 e il ritorno in pista

Durante la stagione del 1976, Il pilota austriaco conduce da protagonista indiscusso tutta la prima parte di campionato e il suo vantaggio sembra ormai incolmabile, fino al Gran Premio di Germania. E’ il giorno 1 agosto 1976 quando al circuito Nürburgring, Niki Lauda subì il più grave incidente della sua carriera. Durante il primo giro si fermò per cambiare le gomme da pioggia e passare alle gomme slick (pneumatico senza scanalature), ripartì cercando di recuperare gli avversari ma ebbe il drammatico incidente in una curva a Bergwerk , anche per via della poca aderenza fornita dalle gomme fredde, su un tratto di asfalto ancora bagnato. La sua Ferrari sbatte bruscamente, si gira su se stessa e prende fuoco. Il pilota viene estratto dall’abitacolo per miracolo; grazie all’aiuto degli altri piloti ma le sue condizioni appaiono fin da subito gravissime. Eppure Lauda riuscì a sopravvivere nonostante aver riportato ustioni in molte parti del corpo e gravi complicazioni respiratorie. Il pilota fortunatamente si riprese presto dichiarando davanti ai microfoni:

“Preferisco avere il mio piede destro, che il mio viso”.

Quando Lauda quaranta giorni dopo si ripresenta a Monza, con soli due gran premi saltati, in tanti non credevano ai propri occhi. Concluse quella stagione classificandosi quarto, con la sorpresa di tutti e quell’anno il titolo se lo aggiudicò il suo storico rivale James Hunt.  L’anno successivo erano in pochi a credere che il pilota riuscisse a tornare alle prestazioni a cui era abituato prima dell’incidente, ma sorprese di nuovo il mondo laureandosi campione del mondo per la seconda volta nel 1977.

L’ ultimo campionato del mondo vinto e poi il ritiro dalle corse

Lo stesso anno però Montezemolo abbandona la dirigenza della Ferrari, passando il testimone a Daniele Audetto, con cui Lauda non avrà mai un buon rapporto, a punto tale che decide di abbandonare la Ferrari per passare alla Brabham-Alfa. Dopo la stagione del 79, Lauda si ritira a soli 30 anni per fondare una compagnia aerea la “Lauda Air” che però non si dimostrò essere molto proficua, non spicco mai il volo. Così ritornò nel mondo delle corse,  ad offrirgli il volante per la stagione del 1983 è la McLaren-Ford, con cui nel 1984 vinse il suo terzo ed ultimo mondiale.  Il 1985 è il canto del cigno per Lauda che dopo la vittoria in Olanda, prende definitivamente la decisione di abbandonare le corse. A partire da qui inizia a tutti gli effetti la sua carriera come Imprenditore nel settore aereonautico.

Il computer della Formula Uno

Erano in molti a considerarlo una sorta di computer, un robot, per via della sua precisione e del carattere freddo e distaccato, era capace dicevano d’individuare anche il più piccolo difetto della vettura che guidava. Invece in risposta a ciò Niki Lauda ha detto

“Non ho mai fatto programmi nella mia vita, ho sempre preso decisioni sul momento. Io sono per l’improvvisazione.”

Questa l’immagine che voglio lasciare di Niki Lauda con questo articolo, quella di un uomo che ha superato ogni avversità nella sua vita come faceva con i suoi avversari in pista, senza mai darsi per vinto nemmeno una volta. Ecco perché verrà ricordato come un eroe e non solo dagli amanti dei motori.

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