In ricordo di Giovanni Gentile: il 15 aprile 1944 a Firenze, un commando partigiano attende Giovanni Gentile all’uscita del suo appartamento in Via Cavour. Sono le nove del mattino e il filosofo, ignaro del pericolo, si incammina verso la sua sede di lavoro. Improvvisamente, viene accerchiato da quattro uomini che esplodono contro di lui diversi colpi di pistola. Gentile crolla a terra esanime. Muore sul colpo, a 68 anni.
Un delitto efferato, a sfondo politico
Giovanni Gentile nasce a Castelvetrano il 29 maggio 1875, figlio di Teresa e Giovanni, un farmacista. La sua infanzia si svolge a Campobello di Mazara, dove frequenta il liceo classico Ximenes. La sua brillante carriera scolastica lo porta a vincere un concorso per la Scuola Normale Superiore di Pisa, dove si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia. Tra i suoi illustri insegnanti figurano Donato Jaia (filosofia), Amedeo Crivellucci (storia) e Alessandro D’Ancona (letteratura).
La notizia dell’assassinio di Gentile si diffonde rapidamente in città, destando sgomento e indignazione. Il filosofo, figura di spicco del regime fascista e artefice della riforma della pubblica istruzione del 1923, era da tempo nel mirino dei partigiani. Il suo sostegno al regime di Mussolini lo aveva reso un simbolo dell’oppressione e della dittatura.
Ma chi erano gli assassini?
Le indagini condotte dai carabinieri subito dopo il delitto non portarono mai a un’identificazione certa. Nel corso degli anni, diverse ipotesi sono state avanzate, ma nessuna ha mai trovato un riscontro definitivo. C’è chi ha ipotizzato il coinvolgimento diretto dei vertici del Partito Comunista Italiano, chi la vendetta di un ex studente espulso dall’università per motivi politici, chi addirittura l’opera di un agente segreto alle dipendenze degli Alleati.
Un’ombra di mistero che non si è mai dissolta
Ancora oggi, a ottant’anni di distanza, l’assassinio di Giovanni Gentile rimane avvolto nel mistero. Nonostante le numerose indagini e le diverse ipotesi formulate, non è mai stata fatta luce sulla vicenda. I dubbi e le domande continuano ad aleggiare sulla figura del filosofo e sulle circostanze del suo delitto.
Un intellettuale controverso
Giovanni Gentile fu una figura di grande rilievo nella cultura italiana della prima metà del Novecento. Filosofo, storico della filosofia, pedagogista e politico, fu uno dei principali esponenti dell’idealismo italiano e sostenitore convinto del regime fascista. La sua filosofia, incentrata sul concetto di “atto puro” e sull’identificazione tra Stato e Spirito, esercitò un’influenza profonda sulla cultura e sulla politica italiana del tempo.
Un ruolo chiave nella riforma della scuola
Gentile è ricordato soprattutto per la riforma della pubblica istruzione del 1923, che riorganizzò il sistema scolastico italiano dall’elementare all’università. La riforma, ispirata ai principi dell’idealismo gentiliano, pose al centro l’educazione fascista e la formazione del cittadino ideale.
Un lascito complesso
La figura di Giovanni Gentile rimane controversa e dibattuta ancora oggi. Studiosi e storici continuano a confrontarsi sul suo pensiero e sul suo ruolo nella storia italiana. Al di là delle sue posizioni politiche, Gentile rimane comunque una figura di grande importanza per la comprensione della cultura e della società italiana del primo Novecento.
L’assassinio di Gentile rappresenta un capitolo buio della storia italiana
Un delitto politico che ha avuto un impatto significativo sul clima di quegli anni e che continua a suscitare interrogativi e riflessioni. La verità sulla sua morte rimane sepolta, ma il ricordo di Giovanni Gentile e la sua eredità intellettuale continuano a vivere.
Ciononostante, secondo Gennaro Sangiuliano, giornalista, saggista e politico italiano, dal 22 ottobre 2022 ministro della cultura nel governo Meloni:
«Giovanni Gentile è stato riconosciuto da autorevoli studiosi uno tra i più importanti filosofi europei del Novecento, insieme a Benedetto Croce».
L’assassinio di Giovanni Gentile rimane uno dei delitti politici più oscuri della storia italiana. Un evento che ha segnato un momento drammatico del nostro Paese e che continua ad alimentare dubbi e interrogativi.